A causa della mancanza dell’autorizzazione unica ambientale, in Basilicata, il gruppo Carabinieri Forestale ha eseguito il sequestro preventivo, con facoltà d’uso, di 52 depuratori gestiti da Acquedotto lucano: otto dirigenti al vertice della società che gestisce il servizio idrico integrato risultano indagati con l’accusa di omissione reiterata e sistematica di atti d’ufficio.
I particolari dell’operazione sono stati illustrati presso la Procura della Repubblica di Potenza, che coordina le indagini sull’inchiesta che ha portato alla verifica dei 125 impianti di depurazione funzionanti in Basilicata. Il Procuratore della Repubblica, Luigi Gay, e il Comandante del gruppo Carabinieri Forestale di Potenza, Angelo Vita, hanno evidenziato che “in questo momento non esiste alcun allarme per la salute dei cittadini, tale da spingerci a chiudere completamente con i depuratori”.
Inchiesta depurazione, nota di Acquedotto Lucano, titolare delle richieste autorizzative solo dallo scorso ottobre e non per tutti i Comuni: “Dei 53 impianti sotto sequestro, tre non sono gestiti dalla Società”. Di seguito la nota integrale.
La titolarità a richiedere l’Autorizzazione Unica Ambientale (A.U.A) per gli impianti di depurazione è in capo ad Acquedotto Lucano soltanto dallo scorso mese di ottobre, e non lo è, ancora oggi, nemmeno per tutti gli impianti ma soltanto per una parte di essi: precisamente quelli che riguardano 75 dei 131 comuni gestiti.
Si tratta, come spiegato dalla stessa Procura della Repubblica che sta svolgendo le indagini, di aspetti meramente autorizzativi e che non attengono la reale attività depurativa svolta dagli impianti, infatti non viene contestato nessun reato ambientale. Peraltro, 3 dei 52 impianti posti sotto sequestro non sono gestiti da Acquedotto Lucano: Marsico Nuovo (Frazione Pergola) e Albano di Lucania, mentre quello di San Fele (Santa Filomena) è stato dismesso.
La competenza a richiedere le autorizzazioni allo scarico è stata disciplinata dalla Regione Basilicata il 22 giugno scorso, con l’emanazione della Delibera di Giunta Regionale n. 689 (“Linee guida regionali in materia di autorizzazione unica ambientale e adozione del modello semplificato ed unificato per la richiesta di autorizzazione unica ambientale”).
“Relativamente ai procedimenti autorizzativi degli impianti di depurazione di competenza del servizio idrico integrato – recita la delibera – l’Egrib emana opportuno provvedimento in nome e per conto dei Comuni, al fine di delegare il gestore (Acquedotto Lucano SpA) a richiedere l’autorizzazione allo scarico degli impianti di depurazione di competenza”.
La delega ad Acquedotto Lucano è giunta lo scorso mese di ottobre, a seguito della delibera n. 37 dell’Egrib ed è relativa solo a 75 Comuni. Da qual momento, Acquedotto Lucano ha agito tempestivamente, richiedendo l’Autorizzazione Unica Ambientale per 23 impianti di depurazione con potenzialità superiore a 10 mila abitanti equivalenti (terminologia che si riferisce alla capacità depurativa dell’impianto, prescindendo dall’effettivo numero di abitanti che lo adoperano), mentre per i restanti depuratori, i procedimenti di richiesta risultano già in corso.
Depurazione prioritaria nel piano di investimenti di Aquedotto Lucano
Acquedotto Lucano ritiene prioritaria l’azione di efficientamento delle reti fognarie e degli impianti di depurazione, ed ha predisposto un piano di ristrutturazione e adeguamento supportato da importanti investimenti attraverso fondi del Programma Operativo Fesr 2014-2020 e di quelli compresi del Patto per la Basilicata e Piano Sud.
Nell’ambito del Quinto rapporto sull’attuazione della Direttiva 91/271/CE in Italia, la Commissione Europea, con il parere motivato del 31 marzo 2014, ha censito 817 agglomerati non conformi in termini di collettamento e processi depurativi, per i quali ha avviato una procedura di infrazione comunitaria. Di questi 817 agglomerati sparsi sul territorio italiano, ben 500 interessano le regioni del sud; in Basilicata sono 40 gli agglomerati sottoposti a procedura di infrazione.
Il piano degli investimenti che Acquedotto Lucano ha predisposto d’intesa con la Regione Basilicata consentirà di superare le attuali criticità e proseguire un’azione di risanamento avviata sin dal 2003, quando la società ha acquisito per la prima volta in gestione 150 depuratori, all’epoca funzionanti ma che necessitavano di interventi consistenti, su un totale di 266 censiti. I restanti impianti non furono presi in gestione in parte perché non completati, in parte perché mai entrati in esercizio (per la mancanza di collettamento del refluo, per il mancato collaudo o per la mancanza di energizzazione) e in parte perché dismessi. Dal 2003 ad oggi Acquedotto Lucano, oltre ad avere effettuato interventi sui 150 depuratori presi in gestione, ha provveduto all’avviamento o alla riattivazione di altri 20 depuratori, oltre che di 50 impianti di sollevamento fognario, in prevalenza lungo le coste jonica e tirrenica, consentendo il collettamento verso i depuratori del refluo prodotto in numerosi abitati che, in passato, non veniva trattato.
Giovanni Angelino, responsabile provinciale Verdi: “L’inchiesta sui depuratori non può oscurare l’ottimo lavoro svolto nel settore da Acquedotto Lucano”. Di seguito la nota integrale.
Ho appreso dalla stampa la notizia dell’inchiesta giudiziaria sui depuratori della Procura della Repubblica di Potenza che coinvolge anche otto dirigenti di Acquedotto Lucano.
Premesso che ripongo sempre grande fiducia nel lavoro svolto dalla Magistratura, voglio ricordare che Acquedotto Lucano sta svolgendo da diversi mesi un ottimo lavoro sulla depurazione attraverso investimenti ingenti per grandi progetti a favore dei cittadini lucani.
Mi sembra doveroso sottolineare in particolare l’impegno profuso dai responsabili del settore depurazione di Acquedotto Lucano, la dottoressa Angela Biscione e il geometra Domenico Coliando.
Pertanto, pur rispettando chi sta operando in questa inchiesta giudiziaria, sono certo che Acquedotto Lucano riuscirà a dimostrare di aver sempre operato in maniera corretta e che continuerà a farlo nell’esclusivo interesse dell’utenza lucana.
sono 52 depuratori in 37 comuni della Provincia Di Potenza, sono depuratori che servono pochissima utenza , si pensi che la Puglia ha una rete di depuratori inferiore alla nostra. Credo che in 3 mesi non riusciranno ad ottenere l’AUA dalla Amm.ne provinciale perchè non è solo questione di pratica ma più probabile è anche di regolatià della documentazione e di funzionamento, non per tutti e 52. Qualora la Procura di Matera facesse un decimo di quanto fa quella di Potenza anche da noi verrebbero fuori una trentina , ne sono convinto, di depuratoratori nella stessa condizione di quelli di Potenza. Sono convinto, altresì, che i carabinieri-forestali, come si chiamano oggi, della provincia di Matera sono a conoscenza della situazione esistente ed anche l’ufficio ambiente della Amm.ne provinciale di Matera ne è a consocenza e potrebbe pubblicare l’elenco qualora ci sia ancora l’ufficio competente e qualora ci sia l’amm.ne provinciale a Matera e mnpon già un presidente con il suo codazzo..