Lunedì 23 maggio si è svolta una serata ricca di emozione, nella bellissima cornice del Foyer del Teatro Valle, a Roma, con la presentazione del libro Omaggio a Gerardo Guerrieri. Riscoperta di un grande intellettuale del teatro del Novecento, a cura di Selene Guerrieri, edizioni Magister, a un mese dall’inaugurazione della Casa per la Creatività Gerardo Guerrieri di Grottole e dall’annuncio della prossima creazione del Centro culturale polifunzionale Guerrieri di Matera, entro il 2019.
Padrone di casa dell’evento, in un Teatro Valle dove il 26 ottobre 1965 andò in scena un celebre Giardino dei Ciliegi cechoviano diretto da Luchino Visconti, nella versione di Gerardo Guerrieri, il Direttore del Teatro di Roma, Antonio Calbi, con la collaborazione della casa editrice Magister, il patrocinio del Comune di Matera, del Comune di Grottole e della Siae.
Sala gremita per l’evento, molti i presenti venuti anche da fuori Roma per prendere parte all’occasione: Laura Mariani, Maria Pia Valdes, Adele Cacciagrano giunte appositamente da Bologna per l’occasione. Fra il pubblico, Caterina e Silvia D’Amico, Mariano Rigillo, Maricla Boggio, Tommaso Le Pera, Mirella Schino, Aida de Lellis, Aldo Mastroianni, Sapo Matteucci.
Si è respirata molta emozione, commozione e sincerità negli interventi di coloro che hanno parlato per raccontare la loro esperienza di lavoro e di amicizia con Gerardo Guerrieri: il direttore del Teatro di Roma Antonio Calbi, la curatrice del volume Selene Guerrieri, il moderatore Stefano Geraci, i partecipanti a quella che è stata — secondo le parole di Antonio Calbi — una piccola “tavola rotonda” in ricordo del grande studioso e intellettuale lucano: Masolino D’Amico, Stefania Chinzari, Paola Columba, Fabio Segatori, Paola Bertolone, Tommaso Strinati, Vanessa Polselli, Claudio Strinati. Il pubblico del Valle ha applaudito il promo del film che il regista Fabio Segatori vuole dedicare a Gerardo Guerrieri. Gli attori Antonietta Bello e Luca Sannino hanno letto con trasporto e passione alcune riflessioni e scritti di Gerardo Guerrieri sul teatro, e Luca Sannino ha interpretato il celebre monologo del terzo atto dell’Amleto, nella particolare traduzione di Guerrieri. Ancora oggi la sua invenzione per l’inizio del monologo “Essere o non essere, tutto qui” è letta e utilizzata. La versione, scritta per i 400 anni dalla nascita del Bardo, fu rappresentata anche a Londra, in italiano, al teatro Old Vic nel 1964 con Giorgio Albertazzi e la regia di Franco Zeffirelli.
Significato del libro, nelle parole della curatrice Selene Guerrieri
Quale il significato di un libro per ricordare il grande intellettuale di origini lucane? Lo spiega la figlia, Selene Guerrieri, curatrice del volume Omaggio a Gerardo Guerrieri per la casa editrice Magister.
«È stato un viaggio intenso, commovente e liberatorio, di una figlia alla scoperta del proprio padre. Un viaggio che era giunto il momento di intraprendere, ma che continuavo a rimandare. L’occasione è arrivata dopo trent’anni dalla scomparsa di mio padre, con una telefonata, e una richiesta di collaborazione per creare un luogo della memoria intitolato a Guerrieri da parte dei comuni di Grottole e Matera.
Lo spunto vero e proprio è stata una lettera, che mio padre mi ha scritto quando avevo 18 anni e studiavo all’Università in America. Nella lettera, parlando del saggio su Cechov sul quale stava lavorando (la raccolta Teatro di Cechov che stava curando per Mondadori, uscita nel 1985) mi spiegava come avesse scoperto, dopo tanti anni, un suo modo di costruire un romanzo. E mi raccontava il suo lavoro. Una lettera bellissima, in cui mio padre, con la sua consueta generosità e il suo desiderio di condividere, mi parlava in realtà non del suo lavoro, ma mi insegnava, con delicatezza, l’arte del racconto, l’amore per la parola, un metodo per organizzare la scrittura. Era a me che mio padre parlava, per esortarmi a scrivere mentre fingeva di raccontarmi suoi problemi.
Oggi, rileggendo questa lettera e tante altre bellissime lettere, ho capito quello che voleva dire mio padre. E sono tornata indietro. Non potevo non farlo. Le pagine di questo libro sono state un viaggio nel tempo, una grande emozione che ho vissuto con mio padre, e con vicino mia madre che mi portava altre lettere, foto, appunti, registrazioni.
Il grande regista francese Antoine Vitez diceva che c’erano tanti Gerardo, uno era “le Gerardo du théatre”. Anche io nel mio viaggio alla ricerca di mio padre ho scoperto tanti Gerardo: il traduttore, il regista, il drammaturgo, il giornalista, lo sceneggiatore, il critico di teatro e d’arte, l’antropologo, il narratore. Sono stati mesi intensi e molto forti, che mi hanno permesso finalmente di riconciliarmi con la sua scomparsa, di ritrovare la sua allegria, la sua ironia, di scoprire la bellezza del rapporto che lo legava a mia madre, attraverso le lettere che si scambiavano, e l’importanza e la forza della loro unione, che ha permesso la nascita e la prosecuzione negli anni del meraviglioso progetto di lavoro che hanno creato con il Teatro Club, regalando a Roma dei momenti e degli incontri con degli artisti internazionali per la maggior parte in Italia per la prima volta, poi divenuti celebri anche da noi, in quasi trent’anni di stagioni teatrali in cui hanno aperto all’Italia le porte del mondo.
Nel libro ci sono lettere, fotografie, testimonianze di amici e compagni di strada di mio padre, fra i quali Albertazzi, Gassman, Vitez, Visconti, Miller, il Living Theatre. Ci sono le testimonianze di studiosi e amici che hanno trasmesso, con le loro voci, il loro Gerardo: Maria Grazia Berlangieri, Rocco Brancati, Carmen Cecere, Stefania Chinzari, Paola Columba, Stefano Geraci, Ferruccio Marotti, Fabio Segatori, Claudio Strinati, Valentina Valentini. Ma il volume, per il quale ho consultato e utilizzato materiali provenienti dai ricchi e preziosi Archivi Guerrieri a “La Sapienza” e Teatro Club alla Biblioteca Baldini, è anche un ottimo strumento di lavoro, con una biografia e una parte bibliografica che finora non era stata mai raccolta in un unico volume».
Nel volume, la curatrice Selene Guerrieri invita i lettori a conoscere uno dei maggiori intellettuali del Novecento: ricercatore e studioso, saggista, sceneggiatore per Vittorio De Sica e Cesare Zavattini, drammaturgo per Luchino Visconti, traduttore dal russo e dall’inglese ma non solo, direttore della collana di teatro Einaudi con Paolo Grassi, ideatore con la moglie Anne d’Arbeloff del primo festival internazionale di teatro e spettacolo in Italia, il Teatro Club Premio Roma, compagno di strada, fra gli altri, di Vittorio De Sica, Luchino Visconti, Giorgio Strehler, Arthur Miller. Il libro si articola in due parti. Una prima sezione narrativa, che comprende documenti e testimonianze provenienti dagli archivi di famiglia, dall’Archivio Guerrieri a “La Sapienza” e dall’Archivio del Teatro Club alla Biblioteca Baldini. In una seconda parte, più scientifica, i lettori possono consultare una ricca sezione biografica e bibliografica che costituisce un utile strumento di studio, fino ad oggi mancante, per i ricercatori e per i docenti che desiderano partire alla scoperta dei vari mondi attraversati da Gerardo Guerrieri.
Ha introdotto la serata Antonio Calbi, ricordando l’importanza del lavoro di pionieri di Gerardo Guerrieri e di Anne d’Arbeloff con il loro Teatro Club nel panorama culturale italiano e romano, con un Festival che dagli anni ‘50 ha contribuito a proporre al pubblico romano gli orizzonti delle scene internazionali come non era mai stato fatto prima. Parlando del volume Omaggio a Gerardo Guerrieri, ha raccontato di come, accanto al libro del suo maestro Paolo Grassi, d’ora in poi sul comodino terrà il libro di Gerardo Guerrieri, un altro grande maestro del teatro del Novecento.
L’incontro è stato moderato con leggerezza e commozione da Stefano Geraci, docente di discipline dello Spettacolo dell’Università di Roma 3, amico di Gerardo Guerrieri e suo collaboratore negli anni ‘80 a Radio 3. Stefano Geraci ha ricordato come Guerrieri sia stato inseguito dalla leggenda delle opere incompiute e delle meticolose e interminabili ricerche. Eppure, se oggi si guarda alla sua bibliografia, appare chiaro come Guerrieri sia stato uno degli studiosi di teatro che ha scritto di più, con un corpo di opere che ne fa uno degli intellettuali del teatro più importanti del Novecento. L’«incompiutezza» è stato piuttosto il sintomo di un intellettuale che non ha mai voluto identificarsi solo con gli esiti delle professioni teatrali e la rigida separazione delle competenze.
Numerosi e particolarmente sentiti e sinceri gli interventi. Masolino D’Amico, critico e scrittore «Sono qui per il mio nome» ha esordito scherzando. D’Amico ha parlato del grande rapporto di amicizia che legava Gerardo Guerrieri alla sua famiglia: «Io Gerardo l’ho visto sempre in casa, era sempre da noi, era un uomo colto e divertentissimo. Si stava bene con lui». Masolino ha ricordato la collaborazione di Guerrieri con Silvio e Sandro D’Amico, con i quali Guerrieri ha collaborato alla redazione di alcune fra le voci più importanti dell’«Enciclopedia dello Spettacolo», come la voce “Attore”. Ha raccontato di come, in un recente libro della madre, Suso Cecchi D’Amico, con la quale Guerrieri aveva lavorato fianco a fianco, con De Sica per Ladri di Biciclette e con Visconti, in particolare negli anni ’40, tantissime lettere citano Gerardo Guerrieri. Proprio nella prima lettera, Suso parla di una serata insieme a Guerrieri a teatro. Masolino ha parlato di Guerrieri traduttore e di Guerrieri critico, citando Oscar Wilde: «Il critico è sopra l’artista perché l’artista ha una sua visione, un suo punto di vista, mentre il critico ne ha tanti». D’Amico ha citato la propria esperienza di traduttore quando si è trovato a dover lavorare su testi a suo tempo tradotti da Gerardo Guerrieri, che solitamente forniva almeno 2 o 3 diverse versioni agli attori e ai registi per permetter loro di scegliere la versione più adatta alle loro esigenze: «Quando Gerardo morì, iniziarono a chiamare me. Portavo il copione a teatro e gli attori mi dicevano: “Ma hai portato solo una versione?” Rispondevo: “sì”. “Ah ma Guerrieri ne portava tre”. A proposito del volume Omaggio a Gerardo Guerrieri, Masolino D’Amico ha detto di essere rimasto particolarmente colpito e commosso dalle corrispondenze tra Guerrieri e la cognata pittrice Natalie d’Arbeloff (anche autrice del quadro in copertina del libro) e si augura che possano un giorno essere incluse in un volume di corrispondenze di Guerrieri.
Stefania Chinzari, scrittrice e giornalista, autrice di un importante volume che raccoglie le critiche teatrali di Guerrieri per “Il Giorno” Il Teatro in Contropiede, ha raccontato, in un bellissimo e appassionato intervento, il suo lavoro di cinque anni alla scoperta di Guerrieri, in occasione della preparazione del volume, all’epoca della sua tesi di dottorato con Ferruccio Marotti. La scrittura del libro sulle critiche del “Giorno” le ha permesso di conoscere le qualità e lo stile di Guerrieri, e anche il suo perfezionismo e la profondità del suo lavoro di ricerca, che lo portavano a correre per consegnare ultime correzioni ed aggiunte a numero già chiuso, per la disperazione dei caporedattori. Ma anche, «Guerrieri possedeva una curiosità che lo portava a proporre argomenti e temi sempre nuovi, non tutti poi accettati dalla direzione del giornale, come una proposta di intervista a un nuovo giovane comico toscano, ancora sconosciuto, mai pubblicata: Roberto Benigni. Chissà — si è chiesta la giornalista — come l’avrebbe scritta Guerrieri». Stefania Chinzari, che ha ricordato come la lettura delle critiche teatrali di Guerrieri sia fondamentale per gli studenti appassionati di teatro, ha parlato delle qualità di scrittura di Gerardo Guerrieri, della sua parola al tempo stesso “densa” e lieve”.
Paola Columba, sceneggiatrice e regista, ha parlato del Teatro Club, dei preziosi materiali conservati nell’archivio della Biblioteca Baldini, di cui ha curato il catalogo. Ha trovato locandine, foto, lettere, manifesti di compagnie e di artisti che da studentessa dell’Università La Sapienza aveva visto a teatro, scoprendo che erano arrivati in Italia, per la prima volta, proprio grazie al Teatro Club: Tadeusz Kantor, il Living Theatre, Peter Brook e Merce Cunningham, per citarne solo alcuni. I numerosi documenti, relativi anche agli aspetti organizzativi, testimoniano il grande lavoro dell’Associazione fondata nel 1957 da Gerardo Guerrieri e da sua moglie Anne d’Arbeloff. Nel suo intervento Paola Columba ha sottolineato come, dalla fine degli anni ‘50 alla prima metà degli anni ‘80, il Teatro Club abbia sprovincializzato e internazionalizzato la scena teatrale italiana. Un ruolo finora non pienamente riconosciuto e non valorizzato come meriterebbe.
Il regista e produttore Fabio Segatori ha illustrato il progetto dei film su Gerardo Guerrieri che ha iniziato a coltivare 25 anni fa, quando per la prima volta ha incontrato Anne d’Arbeloff. «Gerardo Guerrieri — dice Segatori —, è finora stato “nell’angolo del fotogramma”, al fianco di Visconti, De Sica, Fellini, Antonioni. Guerrieri non amava mettersi in mostra e i video che lo ritraggono sono rari: per questo è una sfida difficile realizzarne un documentario». Segatori ha conosciuto Gerardo Guerrieri attraverso Anne d’Arbeloff 25 anni fa, ma allora il dolore per la perdita era ancora troppo forte. Oggi Segatori ritiene che «ci sia la giusta distanza per poter fare un ritratto del grande intellettuale lucano che lo risarcisca e lo faccia uscire dall’oblio nel quale è stato relegato finora». Ha realizzato una bella e intensa intervista ad Anne di 14 ore nella quale ha ripercorso tutta la sua vita accanto a Guerrieri; inoltre ha filmato un’intervista particolarmente sentita e toccante al professore Ferruccio Marotti. Ora, Segatori è impegnato nella ricerca dei finanziamenti che gli permettano di acquistare e restaurare i materiali originali conservati nei vari archivi e per realizzare nuove interviste a persone che hanno collaborato con Guerrieri.
La docente di storia del teatro e dello spettacolo dell’Università di Siena Paola Bertolone ha parlato dell’Archivio Guerrieri conservato alla Sapienza e di come, attraverso il suo lavoro in particolare sui materiali di Guerrieri relativi a Eleonora Duse, abbia scoperto Gerardo Guerrieri, la ricchezza della sua mente e la complessità dei materiali che vi sono custoditi. Collegandosi a quanto detto prima da Stefania Chinzari a proposito degli appunti per gli articoli di Guerrieri sul “Giorno”, la Bertolone ha raccontato come, entrata nell’archivio per fare una ricerca su un argomento, si fermasse e cambiasse direzione, a mano a mano che proseguiva la sua ricerca, perché ogni filo la conduceva ad un altro filo, e ogni volta si trovava ad immergersi in un mondo di appunti meravigliosi e particolarmente ricchi. Ha ringraziato tutti coloro che hanno contribuito alla catalogazione dell’archivio Guerrieri a “La Sapienza”, incluse la bibliotecaria Aida de Lellis e la ricercatrice Lina Vito, e si è augurata che il processo di riscoperta della figura di Guerrieri sia finalmente iniziato e possa continuare, come hanno fatto sperare le parole di Antonio Calbi, che ha annunciato una nuova giornata da dedicare a Guerrieri in autunno.
Tommaso Strinati, direttore del Musma di Matera, ha esordito dicendo di non aver conosciuto Gerardo Guerrieri, ma di esserne divenuto ammiratore tramite il padre e tramite l’amicizia che si è venuta a creare con la famiglia di Guerrieri proprio in questi ultimi mesi. Strinati ha espresso il suo punto di vista su Guerrieri come storico dell’arte e non del teatro. Ha fatto riferimento agli eterni secondi del mondo della cultura, in particolare pensando agli scultori. «Molte opere portano la firma dei celebri “numeri uno” ma in realtà sono state pensate e realizzate da grandissimi “secondi” che con grande generosità hanno ceduto la visibilità alle grandi firme». Questo concetto, ovvero la generosità di Guerrieri, è stato sottolineato in particolar modo anche nell’intervento particolarmente toccante e personale di Ferruccio Marotti all’interno del volume Omaggio a Guerrieri, e nel corso delle giornate dedicate allo studioso a Grottole e a Matera. Tommaso Strinati ha ribadito la sua intenzione di lavorare, in qualità di direttore del Musma di Matera, affinché nella capitale della cultura europea 2019 possa essere realizzato l’ultimo importante lavoro di Guerrieri, con un allestimento nei Sassi di Matera della multivisione sul Giudizio Universale.
L’intervento della docente, archivista e giornalista Vanessa Polselli è stato molto apprezzato dal pubblico in sala. «Tre sono le parole — ha detto — che hanno guidato l’opera di Gerardo Guerrieri: libertà, ricerca e verità. Sono le stesse che lui ha usato per definire se stesso in uno scritto degli anni ’50». Nel suo intervento, Vanessa Polselli ha definito Guerrieri “incontenibile” per la sua elevata produttività in tanti ambiti diversi, nei quali tuttavia non è stato mai superficiale, addentrandosi in ogni suo progetto di studio in maniera rigorosa e documentata. Ha citato numerosi esempi di materiali che ha trovato nel suo lavoro sull’Archivio Guerrieri a “La Sapienza” sugli argomenti più diversi, tutti visibilmente esaminati e studiati in profondità. Vanessa Polselli ha sottolineato come Guerrieri sia sempre stato un uomo libero, perché non è mai rientrato negli schemi di nessuno. Ha terminato il suo intervento con una citazione dalla Tempesta di Shakespeare, le ultime parole di Prospero: “Set me free”.
Nel suo ricordo, molto sentito, Claudio Strinati ha raccontato il suo incontro con Gerardo Guerrieri, e il grande legame di amicizia che è nato fra lui e Guerrieri quando era Soprintendente alle Belle Arti e Guerrieri lo aveva contattato come storico dell’arte per il suo progetto sugli anni santi. È rimasto colpito dall’umiltà con la quale il grande studioso si è avvicinato a lui, chiedendogli consigli e notizie, e dalla sua straordinaria conoscenza degli strumenti tecnologici più nuovi. «La stessa multivisione che Guerrieri aveva immaginato, per raccontare Michelangelo e la Cappella Sistina, era una novità all’epoca in Italia: non si era mai fatto nulla del genere». Strinati, in un commosso ricordo, ha espresso il rammarico di non essere riuscito a concludere il grande lavoro immaginato da Gerardo Guerrieri sugli Anni Santi, di cui aveva realizzato il primo capitolo sulla Cappella Sistina, a causa della morte dell’amico, intervenuta così all’improvviso. «È vero — ha detto Strinati — Gerardo Guerrieri non c’è più, ma noi porteremo avanti il suo ultimo lavoro, lo riusciremo a realizzare, e lui ci farà da guida, come Socrate ha guidato Platone, e come Gesù ha guidato gli apostoli. Mi sento un po’ Matteo — ha commentato Strinati con un sorriso — e ho un compito importante da portare avanti seguendo le parole di Gerardo». Strinati, che ha ringraziato Aldo Mastroianni per la sua collaborazione e il suo lavoro negli anni sull’archivio d’arte di Gerardo Guerrieri, conservato al Museo di Castel S. Angelo, ha chiuso il suo incontro con una riflessione in cui ha avvicinato Michelangelo e Guerrieri. «Come di Gerardo Guerrieri, anche di Michelangelo si diceva che non portava a compimento le sue opere». Mentre, come hanno anche sottolineato diversi relatori, proprio dal libro che si è presentato su Guerrieri si è potuto vedere quanto lui abbia scritto nel corso della sua vita.
Anne d’Arbeloff, la moglie di Gerardo Guerrieri, ideatrice con Guerrieri della straordinaria avventura del Teatro Club, ha salutato il pubblico, ringraziando coloro che sono intervenuti ed augurandosi che il felice momento di riscoperta che sta vivendo suo marito possa proseguire. Ci si è salutati, con il grande fotografo del teatro italiano, Tommaso Le Pera, intervenuto alla presentazione, pensando a come il volume di Selene Guerrieri sul padre Gerardo fosse, dopo trent’anni, una prima tappa di un viaggio non solo di una figlia alla riscoperta del grande intellettuale, ma di tanti “figli” e studiosi che si possono riconoscere e ritrovare negli scritti e nel pensiero di Gerardo Guerrieri.
L’incontro si è concluso con l’augurio che in un prossimo futuro possano realizzarsi altri importanti “progetti Guerrieri”. Questo è infatti l’auspicio che Selene Guerrieri ha espresso nelle parole conclusive della presentazione del suo libro al Foyer del Valle: «Le testimonianze, le ricerche, gli scritti, il pensiero di uno dei più grandi intellettuali del Novecento vengano scoperte e riascoltate, diventino fonte di lavoro, di studio e di riflessione da parte di ricercatori e di giovani appassionati di teatro, e che il messaggio di questo moderno “Leonardo” non vada perduto, perché parla proprio alle nuove generazioni, e al nostro mondo».
Sono in preparazione convegni e giornate di studi dedicati a Gerardo Guerrieri, a Roma in autunno, a anche a Bologna, Firenze e Palermo.