Il tavolo è composto dalle autorità istituzionali che ci rappresentano a livello locale, provinciale, regionale e nazionale. Si discute di petrolio e in teoria si dovrebbero affrontare questioni legate non solo alla tutela ambientale del territorio ma anche le strategie da adottare per contare di più nei confronti delle compagnie petrolifere, che in Val d’Agri sono ormai i veri padroni del territorio, visto che alla Basilicata restano solo le briciole, ovvero il 7% delle royalties. La conferenza su Petrolio e Ambiente di Matera, secondo evento in programma nella giornata di giovedì 4 marzo dopo l’inaugurazione dell’Osservatorio Ambientale Val d’Agri avvenuto a Marsico Nuovo era molto attesa nel Palazzo Viceconte e a pochi metri di distanza dalla lussuosa location di proprietà dell’onorevole Viceconte, una delle autorià presenti al dibattito nella prestigiosa sala conferenze del Palazzo Venusio, oggi trasformato in una struttura ricettiva di alto pregio e ribattezzata proprio con il nome di chi ha investito nella ristrutturazione esterna e interna, Viceconte appunto.
Per raggiungere il Palazzo Viceconte, che si trova in via San Potito, bisogna arrivare in piazza Duomo e percorrere qualche metro sotto l’arco dal quale si accede sia alla struttura alberghiera che in via Muro, già location scelta da Mel Gibson per girare le scene della via Crucis nel suo “The Passion of Christ”. Sotto l’arco i politici e gli ospiti invitati alla conferenza non potevano fare a meno di notare i diversi striscioni prodotti dai componenti del Movimento 5 Stelle Basilicata che ha sostenuto l’iniziativa della OLA con una originale “contro-conferenza”. Gli striscioni, ai quali abbiamo dedicato parte della nostra fotogallery, hanno riassunto nel migliore dei modi le motivazioni alla base della protesta. “HUB tumori e sottosviluppo – De Filippo dimettiti”, “Il Sud non è in vendita”, “Acqua, Terra, Mare, Sole contro i mercenari del petrolio a termine” “30 euro/patente – Giuda guadagnò di più di De Filippo e Viceconte”. Un componente del movimento 5 Stelle ha denunciato anche un gesto decisamente incivile da parte del consigliere regionale Vincenzo Santochirico rivolto proprio ai manifestanti. Raggiunto in sala ad una nostra precisa domanda su quanto accaduto il consigliere regionale ha smentito di aver commesso quel gesto decisamente volgare e che non ci sembra il caso di precisare. Quindi è stato il direttore del Quotidiano della Basilicata Paride Leporace a dare il via ai lavori, che ha fatto registrare gli interventi del presidente De Filippo e dell’assessore all’ambiente Agatino Mancusi per la Regione, del sindaco di Matera Salvatore Adduce e del presidente della Provincia Franco Stella, l’unico a dimostrare interesse verso le motivazioni alla base della protesta della Ola sostenuta dal movimento 5 Stelle Basilicata, dei senatori Guido Viceconte e Filibbo Bubbico, il direttore generale delle Risorse energetiche presso il Ministero allo Sviluppo Economico, Franco Terlizzese, il rappresentante delle compagnie petrolifere e dipendente dell’ENI Giuseppe Tannoia e il presidente della commissione d’inchiesta parlamentare su contraffazione e pirateria commerciale, Giovanni Fava, presente anche in qualità di esperto in materia di energia della Lega Nord. Gli interventi principali sono riportati in basso nel comunicato inviato dall’ufficio stampa della Regione Basilicata. Ma al di là delle dichiarazioni il nostro territorio attende sopratutto fatti concreti. La dura realtà vede i cittadini lucani simili a dei sudditi, tanto per citare l’espressione cara al movimento 5 Stelle Basilicata. Non è possibile che una terra ricca di acqua e petrolio come quella lucana sia messa in ginocchio da un violento nubifragio che poteva essere affrontato in modo diverso se in questi anni la politica si fosse impegnata per assicurare una adeguata rete infrastrutturale e avesse fatto funzionare al meglio gli enti preposti a garantire la sicurezza di imprese e cittadini. Se un’azienda come la Valdadige o i terreni del metapontino si allagano perchè il letto del fiume ha già superato i livelli di guardia vuol dire che in questi anni il Consorzio di Bonifica di Bradano e Metaponto non ha svolto le funzioni per le quali è stato attivato e allora non si compredono le ragioni per cui questo ente, collassato dai debiti, sia ancora in piedi in queste condizioni. In attesa che la Regione dia risposte concrete, vedremo se la conferenza su Petrolio e Ambiente di Matera segnerà la svolta nel rapporto tra la nostra comunità e le compagnie petrolifere a cui cediamo il nostro “oro nero” oppure si rivelerà la solita passerella dei politici a caccia di visibilità in attesa di una nuova campagna elettorale.
Michele Capolupo
La fotogallery dedicata alla conferenza su Petrolio e Ambiente e alla contro-conferenza del Movimento 5 Stelle Basilicata a sostegno della OLA.
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Nota inviata da Francesco Lisurici, Presidente Confesercenti Matera
La prima Conferenza nazionale “petrolio e ambiente” promossa in questi giorni a Matera dalla Regione Basilicata è senza dubbio ricca di interesse e di contenuti che andrebbero a vantaggio della nostra gente, del nostro territorio e dell’economia in esso presente.
E’ quanto sostiene Francesco Lisurici, Presidente della Confesercenti di Matera, che, riprendendo le parole del Presidente della Regione Basilicata Vito De Filippo, sostenute anche dai rappresentanti del Governo, rilancia dicendo che l’aumento di posti di lavoro, la costruzione di nuove infrastrutture nel rispetto della qualità dell’ambiente, e l’organizzazione di corsi di formazione professionale non possono che essere un buon antidoto per superare l’isolamento che ci attanaglia da alcuni anni e permettere così la ripresa economica tanto attesa da tutti.
Tutto questo possibile grazie al petrolio estratto in Basilicata che rappresenta oltre il 10% del fabbisogno nazionale e che è pari al quantitativo importato oggi dalla Libia.
La costruzione di nuove infrastrutture, le quali permetterebbero collegamenti più rapidi con il resto d’Italia da e verso il Tirreno e l’Adriatico, senz’altro favorirebbe una maggiore espansione delle piccole e medie imprese presenti sul nostro territorio che oggi si trovano tristemente a fare i conti con licenziamenti delle maestranze o addirittura a chiudere i propri battenti;
L’oro nero – conclude Lisurici – che sommato alle risorse idriche e alle bellezze paesaggistiche, ora che è in atto il federalismo fiscale, devono essere riconsiderate come ricchezze da tutelare e su cui puntare per lo sviluppo, e sulle quali Governo e Regione dovranno al più presto intervenire; in pratica il Governo per concretizzare il concetto di federalismo dovrà destinare gli interi proventi al territorio su cui avvengono le estrazioni. La Regione dovrà rivedere i suoi interventi di programmazione al fine di trarre, dalle restanti risorse precedentemente menzionate, maggiore ricchezza indispensabile per il rilancio economico di tutto il nostro territorio.
Francesco Lisurici, Presidente Confesercenti Matera
Copam 2011, Viggiano, terza giornata. Dal Copam un nuovo modello per le relazioni in campo energetico
La Regione, rafforzata, parla con rinnovata forza a istituzioni e compagnie: “Vogliamo le tecnologie più sicure al mondo per costruire uno sviluppo sostenibile all´avanguardia”.
“Dopo il percorso che ha avuto il coronamento in questi tre giorni di lavoro usciamo con una consapevolezza: che tra i vari adempimenti necessari per fare nuove attività petrolifere ci sia anche quello inedito del “vie”, ossia la valutazione di impatto emozionale. Lo dico con grande rispetto, perché nella nostra strategia di ascolto e umiltà abbiamo ancor più ben chiara la necessità che non solo dobbiamo lavorare per avere la garanzia che tutto sia fatto nel modo migliore, ma anche che tutto sia spiegato con trasparenza e ritenuto rassicurante dai cittadini”. C´è grande attenzione alle varie posizioni emerse nelle parole con cui il presidente della Regione Vito De Filippo ha concluso i tre giorni di dibattito del Copam. Un rispetto che si trasforma in forza nelle richieste a compagnie e governo. “Dopo Copam – ha detto – dobbiamo fare due cose: chiedere di mettere in campo gli strumenti al più alto livello mondiale per questa attività industriale, e qualche scienziato ci dice sia possibile farlo anche ad emissione zero, e chiedere che un’attività industriale che nel mondo ha portato angosce, morti e guerre venga a costruire qui un’avanguardia di sviluppo sostenibile. Su questo ho iniziato a lavorare con una logica bipartisan, ho già coinvolto il governo e coinvolgeremo anche l´Europa. Ma dopo che nel 1996 abbiamo per la prima volta a livello mondiale ottenuto che le risorse arrivassero sul territorio interessato alle estrazioni, e non a uno stato centrale, oggi abbiamo maturato una coscienza che ci porta ad andare ancora oltre a chiedere di più in termini di tutela e ambiente”.
De Filippo ha anche rivendicato, però, quanto già è stato fatto fino ad oggi. Mediamente 99 lucani su cento sono convinti che il monitoraggio ambiente fino ad oggi lo abbiano fatto le compagnie. Non è così, ogni anno la Regione paga 2 milioni e mezzo a Metapontum Agrobios per far monitorare acqua, terra aria, alimenti e tutto quanto possibile e i dati, sebbene rassicuranti, in qualche caso, come in un corso fluviale, hanno fatto emergere anche criticità. Ma questo non siamo riusciti a trasferirlo in modo efficace alla gente, e per questo dobbiamo fare tesoro dei nostri errori per migliorare in futuro, perché dal Copam in poi si apre una via nuova e questo deve essere chiaro a tutti, a partire dalle Istituzioni e dalle compagnie”.
La Regione, insomma, va avanti. Lo aveva già sottolineato l´assessore Mancusi spiegando che “stasera non chiudiamo qualcosa, ma apriamo un nuovo capitolo” e la partenza è rassicurante. “Una buona notizia -ha detto Carlos Dora della Organizzazione mondiale per la sanità – è aver visto l´impegno del governo regionale, delle aziende, e della società civile per fare chiarezza. E un buon punto di partenza è anche quello di voler partire dall’economia del petrolio per approdare a un nuovo modello che garantisca la transizione all’economia verde”. “Testimonianze come quelle dell’Organizzazione mondiale della Sanitá – gli ha fatto eco l´on. Salvatore Margotta della commissione Ambiente della Camera – non possono che dare affidabilità assoluta”. E Margiotta si è soffermato poi sugli scenari energetici che trovano un crocevia in Basilicata. Il petrolio, ha spiegato, nel mix energetico del Paese non è eliminabile, e “sul petrolio – ha ammonito – la nuova legislazione supera l’obbligatorietà della concertazione con le Regioni, ma per la Basilicata non mi preoccupo perché la Regione sta dimostrando che non si fa scavalcare dal governo centrale su tutela del territorio e difesa degli interessi dei cittadini”
Una scelta, quella della Regione, che è radicale e non nasce oggi. “Quando il presidente De Filippo mi ha affidato il mandato – ha spiegato il direttore generale dell´Arpab Raffaele Vita – mi ha chiesto solo una cosa: trasparenza. Su questo mandato stiamo finendo di allestire un sistema capace in continuo di cogliere le modificazioni che avvengono sul territorio e trasferirle in modo automatico alle istituzioni, agli ambientalisti e la comunità tutta. E su questo stiamo lavorando, ad esempio aggiungendo 40 centraline al sistema di monitoraggio e chiedendo all’Eni di darci la gestione delle sue centraline di controllo”. E l´Eni si è detta pronta a fare la sua parte. “C’è l’impegno – ha detto Enrico Furegato -per l’ampliamento della rete di monitoraggio che speriamo di ultimare entro 3 mesi e di trasferirle all’Arpab, perché il valore del dato verificato da loro ha più valore per la popolazione. Dal mese prossimo, approfittando di un fermo dell’impianto per l´ammodernamento, si approfitterà per verificare quale è la situazione in assenza di emissioni rumorose e in atmosfera che valga da raffronto nei monitoraggi futuri. E gli interventi ridurranno il rumore e la fumosità della terza fiaccola”.
Un passo in avanti anche verso l´intesa con gli ambientalisti che chiedono di dar più peso alla salvaguardia del territorio. Lo ha detto Gaetano Benedetto del Wwf affermando che “il petrolio qui deve creare lo sviluppo e lo sviluppo deve puntare necessariamente sul territorio e sul parco”, lo ha ribadito il presidente nazionale di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza chiedendo il progressivo abbandono delle fonti fossili, “anche se – ha detto – i livelli di inquinamento che creano le maggiori preoccupazione sono quelli delle attività di raffinazione e non quelli dell´attività estrattiva”, e lo ha confermato il commissario dell´Ente Parco dell´Appennino Lucano, Domenico Totaro. “La questione – ha spiegato – è trovare il punto di equilibrio tra una risorsa strategica nazionale, il petrolio, e un’altra risorsa altrettanto strategica che è il territorio. E allora dobbiamo dare più valore ai temi ambientali riducendo anche la psicosi che il petrolio può dare. E anche per questo servono quei fondi aggiuntivi che la Basilicata sta sollecitando in questi giorni”.
Sensibilità diverse, insomma, ma alla fine il quadro sembra abbastanza coeso. C´è la volontà di chiedere sviluppo e sicurezza, di lavorare con la massima trasparenza e senza pregiudizi. Ma, soprattutto, c´è la volontà di approfondire continuamente la questione. Il Copam chiude. Il confronto no.
Copam 2011, Viggiano, terza giornata. De Filippo: “Ora più forti nel sostenere le ragioni dei lucani”
“Disposti a sostenere esigenze energetiche del Paese, indisponibili ad accontentarci su sicurezza e sviluppo. E i mezzi e le energie ci sono”
“Dopo tre giorni di confronti usciamo rafforzati nel mandato che stiamo portando avanti: la Basilicata è disposta a continuare a farsi carico del tema energetico per sostenere il Paese, ma chiede a tutti gli altri soggetti della partita di mostrare altrettanto senso di responsabilità nell’offrire le massime garanzie per l’impatto delle attività sul territorio, e gli esperti ci hanno detto che esistono tecniche adatte d’avanguardia che noi chiediamo, e prevedere compensazioni di sviluppo che a fronte del servizio offerto da questa terra diano un orizzonte che vada oltre il tempo del petrolio”. È la riflessione del presidente della Regione, Vito De Filippo, a conclusione dei lavori della Conferenza Petrolio e Ambiente 2011.
“La disponibilità e l’interesse che la comunità lucana ha mostrato per l’iniziativa – ha detto De Filippo – ci consentono per un verso di sentirci più forti nel confronto con Governo e territorio, per un altro di sgombrare il campo da catastrofismi e falsi problemi per meglio mettere a fuoco i problemi e anche i rischi reali e chiedere soluzioni prima di procedere. Per questo importante è stato il contributo offerto non solo da tecnici ed esperti, ma anche e forse soprattutto dal mondo ambientalista, e non mi riferisco soltanto a Legambiente e Wwf presenti al tavolo dei relatori, ma anche alle tante altre sigle, ai movimenti, ai cittadini che con spirito critico, domande, prese di posizione hanno consentito a questo dibattito di essere più ricco”.
“A valle di questo confronto articolato e non scontato – ha concluso De Filippo – la posizione della Basilicata è più forte, perché più ampia, più coesa. E con questa consapevolezza il processo di condivisione andrà avanti tutti i giorni con le espressioni del territorio lucano, mentre ci impegniamo a far procedere il confronto con Stato e Compagnie per far valere le ragioni dei lucani”.
Copam 2011, Viggiano, terza giornata: Su Ambiente e Salute, parola d’ordine consapevolezza
Tutti d’accordo sull’importanza della diffusione di informazioni. Ma su monitoraggio e prevenzione non siamo all’anno zero.
Parola d’ordine: consapevolezza. Una parola che mette d’accordo veramente tutti. Quanti chiedono sempre più chiarezza sulle estrazioni petrolifere in Basilicata, ma anche quanti sono convinti che solo una maggiore informazione può aiutare a vivere con serenità la coesistenza con un’attività estrattiva sostenibile.
Sul tema della consapevolezza, a Viggiano nella Giornata di lavori del Copam 2011 riservata proprio al confronto con le popolazioni delle aree interessate alle estrazioni sui temi di ambiente e salute, si sono ritrovati un po’ tutti, a conferma che la sfida lanciata dalla Regione Basilicata con l’organizzazione della prima Conferenza Petrolio e Ambiente ha colto nel segno. “E non si tratta di un’iniziativa isolata – spiega il direttore generale del dipartimento Donato Viggiano – perché la Regione ha scelto di accelerare sulla via dell’informazione e della trasparenza, e uno snodo fondamentale è l’osservatorio ambientale della Val d’Agri. La configurazione non sarà quella di un laboratorio inaccessibile, ma proprio quella di un acceleratore di consapevolezza, che raccoglierà e metterà a disposizione di tutti le informazioni che riguardano le attività estrattive”.
Il ruolo fondamentale dell’informazione alle popolazioni è stato sottolineato anche da Eduardo Croci, della Bocconi, secondo cui “in questo ambito rientrano anche salute, paesaggio e tutto ciò che ha a che fare con l’ambiente in senso lato” e da Vittorio Cogliati Dezza di Legambiente. “È importante – ha spiegato l’esponente ambientalista – dire che non esiste un’attività estrattiva che non abbia impatto sull’ambiente. E nel fare le scelte bisogna tener presente che il petrolio, o mai, a livello mondiale, ha un orizzonte limitato e se si vuole evitare che quando il petrolio finisce qui resti il deserto bisogna puntare su quella che è la vera innovazione, e mi riferisco non solo e non tanto alle energie rinnovabili, ma all’efficienza energetica”.
E le informazioni potranno essere complete grazie ad una rete di controlli che si basa su competenze elevate e diverse. “Dobbiamo ragionare in termini di sistema – ha avvertito il presidente dell’Istituto prevenzione e ricerca ambientale Bernardo De Bernardinis – mettendo in rete i dati di tutti quanti fanno monitoraggio”. “Il polo del Cnr in Val d’Agri, dove lavorano 15 ricercatori – ha spiegato ad esempio il direttore dell’Istituto di Metodologie per l’analisi ambientale Cnr, Vincenzo Lapenna – è dotato di infrastrutture di ricerca di rilevanza internazionale quali il Campo sperimentale Hydrogeosite che rappresenta uno dei primi laboratori europei per lo studio di fenomeni di inquinamento di suoli e falde acquifere”. E la Basilicata non starà solo alla finestra a vedere ciò che succede, ma oltre a monitorare metterà in campo tutte le azioni di prevenzione di ogni possibile rischio. “Il ruolo delle istituzioni e delle amministrazioni locali è fondamentale – ha sottolineato Paola Albrito dell’Organizzazione per il Programma Ambiente delle Nazioni Unite – per elaborare una strategia di tutela ambientale. La Val D’Agri ha un patrimonio socio culturale altissimo ed è importante non solo capire i rischi legati all’estrazione ma anche i rischi dovuti a fenomeni naturali che possono a loro volta causare un disastro di natura industriale. Ad esempio, il mantenimento di investimenti in accurate mappe sismiche permette di evitare lo stoccaggio in zone a rischio, e comunque essenziali sono la messa in sicurezza degli impianti e la costruzione che segua scrupolosi criteri di ingegneria sismica”.
Se, quindi, ora si accelera sulla comunicazione, non è giusto dire che questo sia il momento di partenza sui controlli, che ci sono sempre stati. Lo ha chiarito in modo inequivoco il professor Bruno Bove, dell’Arpab, illustrando i risultati di 10 anni di controlli in Val d’Agri. E un’attività preventiva e di monitoraggio fatta anche nel campo della Salute, consente di stare tranquilli anche su questo versante. “Secondo i dati elaborati dal registro tumori – ha spiegato Gabriella Cauzillo del Dipartimento Salute – i trend inerenti il periodo 1970-2010 per incidenza, mortalità e prevalenza mostrano una Basilicata con tassi inferiori rispetto a quelli nazionali e comunque nel trend di avvicinamento alla media italiana va considerato il peso che le mutate abitudini di vita, che in Basilicata si sono omologate a quelle del resto del Paese”. E al momento fenomeni preoccupanti non ce ne sono, anche se l’attenzione è al massimo. “E bisogna valutare – ha detto Michelle Pfeiffer della organizzazione mondiale della sanità – tutti gli effetti dello sviluppo, non solo quelli del Petrolio. Come fatto in Alberta, dove la gente era preoccupata per un aumento dell’incidenza del cancro per l’attività estrattiva, ma una ricerca commissionata dal governo canadese ha escluso il rischio cancro, riscontando invece altri allarmi derivanti dalla mutata situazione di benessere e di sviluppo”. Ciononostante sono sempre maggiori le iniziative di prevenzione, come quella dei medici sentinella, di cui ha parlato Tommaso Pagliani dell’Istituto Mario Negri Sud, che, in tutta l’area delle estrazioni, annoteranno uno ad uno i fenomeni che si registrano sulla popolazione, in modo da tenere sotto controllo in modo puntuale eventuali fenomeni anomali.
E la volontà delle istituzioni lucane di procedere su questa strada è stata ribadita all’infinito. Lo hanno sottolineato, già nei saluti portati in apertura dei lavori, il presidente del Consiglio regionale, Vincenzo Folino, il presidente della Provincia Piero Lacorazza, il sindaco di Viggiano Giuseppe Alberti e lo ha ribadito senza possibilità di equivoco l’assessore all’Ambiente Agatino Mancusi avviando i lavori: “Salute e Ambiente – ha detto – rappresentano le priorità rispetto alle quali siamo disponibili a valutare solo ciò che non comporti rischi reali. E come vogliamo avere mezzi per sapere e decidere noi – ha aggiunto tornando sul tema della consapevolezza – vogliamo che altrettanti ne abbiano i cittadini perché in questa delicata materia siamo nella stagione della condivisione in scelte e responsabilità”.
Copam 2011, Matera, seconda giornata – Aautorizzazioni: semplificare ma nel rispetto dell´ambiente
Gli approvvigionamenti energetici di pari passo con la sicurezza e lo sviluppo sostenibile. Che cosa prevede la legge.
Da una parte i ritmi dell´industria estrattiva e la volontà di accelerare le procedure, specie in momenti, come quello attuale, in cui lo scenario internazionale rende incerti gli approvvigionamenti energetici. Dall´altra i tempi di chi, invece, deve controllare che tutto si svolga senza conseguenze e deve autorizzare le diverse attività. Nello scenario delle estrazioni petrolifere in Basilicata c´è anche questo, un confronto continuo nel cui assetto c´è la forza di un sistema che riesce a garantire operatività e sicurezza.
La questione ha avuto eco al Copam nel confronto tra Sergio Garribba e Franco Terlizzese del ministero dell´Industria e dello Sviluppo economico e i rappresentanti del Dipartimento Ambiente, Territorio, Politiche della Sostenibilità della Regione Basilicata, Lucia Possidente, Maria Felicia Marino, Filomena Pesce, Salvatore Lambiase, alla ricerca di una condivisione degli obiettivi futuri sulle politiche estrattive lucane.
Le risorse petrolifere possono rappresentare un capitale importante per lo sviluppo economico dei territori che le custodiscono. “Siamo fortemente interessati a una nuova intesa con la Basilicata – ha confermato Garibba – e sappiamo che questo processo dovrà avvenire nel segno della concertazione, ma anche che, rispetto alla attuale situazione internazionale, rallentare i processi potrebbe portare a una perdita di valore del patrimonio lucano”. Ma, affinché le ricchezze del sottosuolo siano una reale opportunità per lo sviluppo del territorio, è necessario adottare una politica estrattiva vicina alle esigenze delle comunità locali che, senza rinunciare alle massime garanzie di sicurezza, snellisca i procedimenti autorizzativi.
La legislazione italiana prevede che ci siano almeno tre diverse valutazioni ambientali favorevoli per poter mettere in esercizio un pozzo; questa procedura, se da un lato aumenta i tempi necessari prima che sia effettivo lo sfruttamento delle risorse, dall´altro fornisce una conoscenza approfondita del territorio e un´alta capillarità dell´informazione nei confronti delle comunità interessate dalle ricerche favorendo così un´attiva partecipazione delle comunità alle decisioni degli enti pubblici e delle compagnie.
In Basilicata, oltre alle riserve di idrocarburi già conosciute, si stima che ci siano progetti cantierabili per oltre 1 miliardo di euro, con il possibile impiego di almeno 9mila dipendenti diretti e indiretti. Prima però che queste potenzialità possano diventare realtà è necessario dialogare con quanti vivono e operano in Basilicata, è necessario che la sicurezza degli approvvigionamenti energetici vada di pari passo con la sicurezza ambientale. La valutazione delle specificità territoriali – è emerso dall´incontro – può essere un importante presupposto per uno sviluppo sostenibile che non trascuri la salvaguardia e il miglioramento del contesto di vivibilità ambientale.
Sviluppo sostenibile – è stato ricordato – significa soddisfare i bisogni del presente senza compromettere la capacità delle generazioni future di soddisfare le proprie necessità: una pianificazione concertata tra Stato e Regione può dare ai cittadini una prospettiva di ampio raggio in cui il futuro sia meno incerto. Se, quindi, la semplificazione autorizzativa può essere correttamente intesa come de-burocratizzazione, tutte le verifiche da compiere vanno compiute con i tempi necessari: la sicurezza, insomma, resta una priorità inderogabile.
Copam 2011, Matera, Seconda giornata: con le tecnologie sempre meno perforazioni
La disponibilità di nuovi strumenti e metodi per l’esplorazione e lo sfruttamento petrolifero costituisce una condizione imprescindibile per continuare a garantire al mondo gli idrocarburi di cui ha bisogno
Non solo nuove fonti di produzione di energia verde, ma anche nuove tecnologie per lo sfruttamento delle energie tradizionali, che riducono drasticamente l’impatto ambientale e migliorano la resa delle attività. Se l’orizzonte della sostenibilità energetica è decisamente “green”, il presente è ancora inevitabilmente legato alle fonti fossili e allora bisogna fare ogni sforzo per far sì che le attività estrattive siano il più possibile rispettose dell’ambiente.
Così, nella seconda giornata di lavori del Copam c’è stato spazio anche per questo peculiare settore della ricerca in particolare con le relazioni di due docenti dell’Università di Bologna, Ezio Mesini e Paolo Macini, che hanno illustrato le sfide dell’industria estrattiva. La disponibilità di nuovi strumenti e metodi per l’esplorazione e lo sfruttamento petrolifero costituisce una condizione imprescindibile per continuare a garantire al mondo gli idrocarburi di cui ha bisogno. Anche se non si dovessero scoprire nuovi giacimenti, si prevede che l’uso di tecnologie sempre più avanzate consentirà di allontanare nel tempo l’estrazione dell’ultima goccia dell’indispensabile “olio di pietra”. E questo vuol dire anche che c’è sempre minore necessità di nuove perforazioni.
L’esplorazione e la perforazione dei giacimenti di idrocarburi sono dei processi molto complessi; in particolare, la ricerca petrolifera rappresenta un investimento a rischio che parte da ipotesi geologiche per valutare le percentuali di successo e per individuare la “trappola geologica” ovvero il punto in cui il petrolio e il gas potrebbero essersi accumulati. In Italia si calcola che la probabilità di scoprire un giacimento di idrocarburi è pari mediamente al 16 per cento: ciò significa che ogni volta che si perfora un pozzo esplorativo si ha l’84 per cento di possibilità di fallire. Anche laddove i pozzi esplorati risultano produttivi, bisogna fare i conti con il fatto che il tasso medio di recupero del petrolio contenuto nei giacimenti è pari mediamente al 30-35 per cento. Se si considera che nel 1980 la stessa percentuale si attestava intorno al 20 per cento, è evidente il ruolo fondamentale delle tecnologie utilizzate che, grazie ai continui miglioramenti introdotti, promettono di far aumentare ancora nei prossimi anni la quantità estraibile di greggio intrappolato nei pori delle rocce.
Temi di particolare interesse, introdotti dal Pro Rettore dell’Università di Basilicata, Giovanni Carlo Di Renzo, che hanno evidenziato come la ricerca ingegneristica possa aiutare ad ottimizzare le operazioni di estrazione degli idrocarburi e, quindi, di come l’accesso a risorse oggi non disponibili possa avere ricadute non impattanti sull’ambiente: l’utilizzo di tecniche di recupero innovative evita un’ulteriore occupazione di superficie e la produzione di sotto-prodotti inquinanti come i gas acidi. Insomma un passo avanti per la convivenza tra petrolio e natura. In attesa che un modo mosso tutto da energia verde diventi realtà.
Copam 2011, Matera, Seconda giornata: “Petrolio “duro a morire” ma opportunità per i lucani”
Per decenni faremo ancora i conti con le energie fossili. Su questa base, la Basilicata avrà il tempo di costruire il suo sviluppo sostenibile
Il futuro è tracciato, ma la strada non è né breve né scontata. In questo percorso che porterà un mondo mosso dalle energie rinnovabili si inserisce il tema dello sfruttamento ancora indispensabile delle energie da fonte fossile, con tutti i problemi e le opportunità che questo può portare alla Basilicata. Una realtà con cui fare i conti ancora per lungo tempo, ma non necessariamente una realtà negativa. Perché se è vero che il petrolio sarà ancora “duro a morire” è pur vero che per la Basilicata il mix di risorse e know how che il greggio comporta, insieme a una sempre più sviluppata sensibilità ambientale, ci può essere spazio per costruire un futuro di sviluppo che vada oltre l’orizzonte del petrolio.
L’oro nero, insomma, resta una realtà con cui fare i conti ancora per decenni. Lo ha detto con chiarezza Carlo Manna dell’Agenzia per lo sviluppo sostenibile, parlando nella seconda giornata della Conferenza Petrolio e ambiente in svolgimento a Matera. “Alla maggiore produzione di rinnovabili da parte dei paesi industrializzati – ha spiegato corrisponde una crescita di fabbisogno energetico dei paesi emergenti” e alla fine di greggio ne servirà forse di più e non di meno. E questo quadro è chiaro a tutti gli osservatori, a iniziare da quelli economici, a iniziare dalla Banca Europea degli investimenti. Anche per questo, ha spiegato Sanjoy Rajan della Bei, la banca europea è pronta a svolgere un ruolo importante per sostenere finanziariamente lo sviluppo sostenibile in Basilicata. “Siamo interessati a collaborare con la Basilicata – ha detto – in uno sviluppo ecocompatibile degli idrocarburi, ma sempre badando alla sostenibilità ambientale e a un arricchimento di infrastrutture per il territorio”.
E la Basilicata, su questo, non è all’anno zero, anzi può essere definita senza tema di smentita una regione laboratorio in materia. Con l’avvio delle attività estrattive in Basilicata si è costruito un modello inedito di compensazione al territorio che se oggi evidenzia la necessità di una aggiornamento, ha sostanzialmente e radicalmente innovato questo sistema di relazioni nell’orizzonte italiano e non solo. Una novità che si è incarnata nel Programma operativo Val d’Agri, portato avanti, ha spiegato Franco Pesce, a capo della struttura di progetto che lo gestisce, “con risorse versate dall’Eni per il finanziamento di programmi di sviluppo sostenibile del territorio”. Ambiente, infrastrutture, qualità della vita e aiuti alle imprese sono stati i settori di intervento che hanno portato risultati evidenti nella valle dell’oro nero lucano.
Risultati che, comunque, possono essere ancora migliorati. “Sono d’accordo col presidente della Regione Vito De Filippo – ha detto Aldo Bonomi del consorzio Aaster, che si occupa di ricerche territoriali – quando colloca la Basilicata, nell’attuale momento storico, nel centro di gravità dell’universo e chiede attenzioni per il territorio. In questo, un ruolo fondamentale lo hanno le comunità. Le comunità locali che sono attraversate da questi flussi – ha spiegato – devono trovare il modo per “fare sistema”, mettersi assieme per dialogare con gli Enti e le Compagnie: i piccoli comuni, le istituzioni, la politica, le comunità locali devono trovare forme e modi per far crescere la loro capacità di rapporto e negoziazione partendo dal territorio”. Per amplificare, insomma, quelle opportunità direttamente connesse alle attività estrattive quali, ha spiegato Davide Tabarelli di Nomisma Energia, quelle per le imprese locali. “La maggiore efficacia ha però ammonito – passa attraverso tre punti fondamentali, e cioè la certezza delle norme sugli incentivi, l’eliminazione degli ostacoli burocratici, molto diffusi in Italia e lo sviluppo di tecnologie di accesso facile alle reti. Circa le fonti fossili, occorre migliorarne l’efficienza d’uso, sia perché inquinano di più, ma soprattutto perché ne avremo molto bisogno in futuro e il loro costo è in aumento per il progressivo esaurimento delle riserve”.
In un processo di questo tipo, un ruolo essenziale è quello della formazione. La Regione Basilicata lo ha compreso da tempo, anche con il forte ruolo dell’ateneo lucano, ma al quadro si aggiungono nuovi pezzi di eccellenza. Tra questi, l’iniziativa di una “Assoil school” in Val d’Agri presentata da Sergio Polito di Assomineraria. SI tratta di una scuola dedicata alle nuove professionalità del petrolio; l’avvio delle sue attività creerà figure di alto livello legate all’industria estrattiva attingendo al talento dei giovani lucani.
Se, quindi, il livello di attenzione deve sempre restare altissimo, il petrolio necessariamente non è nero come lo si dipinge e lavorare a un modello di sviluppo che contempli l’opportunità estrattiva può essere un opportunità. Anche per questo si guarda anche ad altre esperienze e al Copam Javer Estrada ha offerto quella della Commissione Nazionale dell’Energia del Messico, creata per ottimizzare le riserve e le risorse di idrocarburi a beneficio dei messicani. “Abbiamo un’industria petrolifera molto importante – ha spiegato – che richiede molti controlli. Lo facciamo con regole dettagliate che seguono un’attenta valutazione dell’impatto ambientale. E al tempo stesso riusciamo ad ottenere dalla risorsa petrolio un alto ritorno economico, con cui finanziamo infrastrutture, tecnologie e sviluppo per le imprese del territorio”.
Un’esperienza positiva, quella messicana. Che dà ragione a chi anche in Basilicata chiede più attenzione.
Copam 2011 – Matera, Prima giornata: “Alla ricerca di un punto di equilibrio per lo sviluppo”
Nella prima tavola rotonda della conferenza tutti d’accordo su esigenze di sicurezza e progetti di crescita. E il futuro lucano è un hub energetico verde
Alla ricerca di un punto di equilibrio: nessuna deroga su salute e ambiente, bisogni energetici del Paese da soddisfare, esigenze della regione da tutelare, a maggior ragione in un quadro di federalismo, e ancora un modello di sviluppo sostenibile da costruire, ponendo particolare attenzione al capitale umano. A vederla così, la sfida sembra un rompicapo di difficile soluzione anche per nomi quali quelli che il Dipartimento Ambiente della Regione Basilicata è riuscito a mettere intorno a un tavolo nella prima giornata della Conferenza Petrolio e Ambiente.
Una discussione in cui si sono confrontate diverse esperienze e diverse sensibilità, ma partendo da alcuni punti fermi. “La Regione Basilicata – ha detto il presidente Vito De Filippo – è pronta a svolgere il proprio ruolo di servizio al Paese, ma senza rinunciare né alla sicurezza di ambiente e salute, né alle proprie prospettive di uno sviluppo sostenibile. Per cui – ha spiegato il presidente lucano – tutte le scelte che si andranno a fare devono avere questi elementi ben in chiaro. E nel programmare le estrazioni in Basilicata bisogna programmare i più alti livelli di tutela per natura e persone e anche quelle iniziative che siano in grado di garantire prospettive di sviluppo che vadano oltre le estrazioni. Quando pensiamo alla Basilicata come terra di energia, la pensiamo oggi a fare i conti con le estrazioni petrolifere, ma domani come hub energetico nazionale leader nelle energie rinnovabili, ed è questo il progetto su cui vogliamo far convergere tutti i soggetti che fanno parte della partita”.
Del resto, già l’assessore all’ambiente, Agatino Mancusi, introducendo i lavori aveva chiarito che nella conferenza si sarebbe parlato di energia, e non solo di petrolio. “Risulta evidente – ha spiegato Mancusi – la scelta di attivare un processo di accelerazione del nostro sistema energetico teso in particolare a stimolare un mix energetico più equilibrato orientato verso l’utilizzazione massiccia delle fonti di energia rinnovabile. E’ il nostro progetto che vogliamo portare avanti con l’apporto di tutti nel segno della condivisione”.
Un messaggio “forte e chiaro” che, evidentemente, trova nel Copam un forte momento di espressone, ma nasce da pregressi rapporti se è vero come è vero che il direttore generale delle Risorse energetiche presso il Ministero allo Sviluppo Economico, Franco Terlizzese, non è certo apparso impreparato. E ieri a Matera ha ribadito questa disponibilità portando il pensiero del ministro Paolo Romani e del sottosegretario all’energia Stefano Saglia. “Il petrolio resterà a lungo determinante ed è importante ridurre la dipendenza dall’estero. E siamo pronti – ha spiegato mentre lo stesso concetto veniva ribadito in un comunicato diramato sempre dal sottosegretario Saglia – a impiegare la massima energia a collaborare con la Regione Basilicata per valorizzare le risorse presenti nel sottosuolo. Il Governo e la Regione stanno quindi lavorando a un importante piano infrastrutturale che valorizzi proprio le risorse del territorio e punti a sviluppo e occupazione”.
Sicurezza e sviluppo sono state parole mai così bipartisan. Su questi temi si è ritrovato il sottosegretario all’istruzione Guido Viceconte, tra gli artefici delle convergenze tra Governo e Regione, secondo cui “la Basilicata rappresenta un cuore energetico importante per l’intero Paese. E per questo, all’interno del Piano per il Sud, c’è un’attenzione particolare per la Basilicata che prevede risorse addizionali e siamo intenzionati a portare avanti il lavoro a tappe forzate per arrivare a un accordo interistituzionale che coinvolga anche le compagnie petrolifere coniugando sviluppo a tutela di salute e ambiente”.
Stessi temi anche nell’intervento del senatore Filippo Bubbico. “Credo che il percorso fatto da quando portammo l’Eni a confrontarsi per la prima volta con una Regione sia un punto di riferimento. E ora mi ritrovo totalmente nell’impostazione che il presidente De Filippo ha dato alla riapertura del dibattito anche nel rapporto con sottosegretario Viceconte e col Governo. Ed è forte il tema di infrastrutturazione del territorio, anche con lo sviluppo delle reti intelligenti”.
Il quadro, insomma, è ben delineato. E Giuseppe Tannoia dell’Eni, in rappresentanza delle compagnie petrolifere, ha mostrato di averlo ben compreso. “L’Eni anche grazie alla Basilicata è leader in tecnologia e questioni ambientali – ha ricordato sottolineando gli impegnativi standard posti dalla Regione per le estrazioni – e stando alle previsioni sappiamo di restare qui fino al 2040. Ci sono i tempi per costruire una partnership di lungo periodo e noi contiamo di farlo” e ha ricordato il progetto di un “polo dell’energia” in regione.
Se, quindi da Matera esce il quadro di un’intesa più che possibile, resta ora da progettare lo sviluppo sostenibile della Basilicata. E il professor Carmine Serio dell’Ateneo lucano non ha dubbi: “Noi – ha detto – saremo un interlocutore non passivo per dare le competenze utili, trattando gli aspetti del petrolio, ma anche sulle azioni di controllo e monitoraggio del territorio offrendo elementi di eccellenza”.
Fiducia, concertazione, e un quadro di sostenibilità possibile, da inquadrare nell’ambito del federalismo. E il presidente della commissione d’inchiesta parlamentare su contraffazione e pirateria commerciale, Giovanni Fava, anche nella sua veste di esperto in materia di energia della Lega Nord, lancia il suo monito. “Il petrolio – ha detto – al momento, non è sostituibile e nessuno può tirarsi fuori. Ma il percorso federalista porta la responsabilizzazione dei territori ma anche la destinazione più massiccia di risorse verso questi territori”. Una “benedizione”, insomma, alle interlocuzioni tra Governo nazionale e Regione per riconoscere, con contropartite di infrastrutture e occupazione, il ruolo di servizio della Basilicata.
Petrolio, nasce in Val d’Agri l’Osservatorio ambientale
Un polo per informare le comunità interessate dall’estrazione del greggio e per incentivare la ricerca
Raccogliere, analizzare, aggiornare, diffondere, proporre e promuovere: sono queste le principali azioni strategiche che realizzerà l’Osservatorio Ambientale Val d’Agri, inaugurato a Marsiconuovo, per garantire un’efficace azione di monitoraggio, tutela e valorizzazione delle risorse naturali presenti nell’area.
Previsto nell’ambito del protocollo di intenti stipulato il 18 novembre 1998 tra la Regione Basilicata e l’Eni Spa, l’Osservatorio vuole rispondere alle esigenze delle comunità locali che richiedono informazioni tempestive, certificate e verificabili sui problemi ambientali potenzialmente correlati alle attività di estrazione petrolifera.
Un vero e proprio polo informativo ambientale che partirà dai dati rilevati dalle reti di monitoraggio già operative per integrarli in un database in cui confluiranno anche studi epidemiologici, sulla sismicità locale, sulle strutture sismogenetiche e sulle agro-biodiversità della Val d’Agri.
Come illustrato durante la cerimonia di inaugurazione dall’assessore regionale all’ambiente, Agatino Mancusi, l’Osservatorio sarà gestito da un Comitato di rappresentanza territoriale, che fornirà gli indirizzi di carattere generale, e da un Comitato tecnico-scientifico con funzioni di consulenza e di ricerca. Del primo faranno parte i presidenti degli enti pubblici territoriali e dei Parchi Nazionali dell’Appennino Lucano Val d’Agri Lagonegrese e del Pollino. A questi si aggiungono tre componenti indicati direttamente dalle associazioni ambientaliste; inoltre, le associazioni produttive e di categoria industriali, quelle artigianali e quelle agricole potranno nominare rispettivamente un loro rappresentante.
Il Comitato tecnico-scientifico sarà altrettanto variegato nella sua composizione poiché vi prenderanno parte – coordinati dal direttore generale del Dipartimento Ambiente, Territorio e Politiche della sostenibilità della Regione Basilicata – i rappresentanti di diversi Enti ed Istituzioni quali i ministeri dello Sviluppo Economico e dell’Ambiente, l’Ispra, l’Arpab, l’Università degli Studi della Basilicata, l’Imaa–Cnr, l’Enea, il Metapontum Agrobios, l’Agenzia Spaziale Asi, l’Autorità di Bacino e la Struttura di Progetto Val d’Agri.
Estrema importanza verrà data alla diffusione delle informazioni elaborate che verranno divulgate in campagne informative realizzate attraverso la distribuzione di opuscoli informativi, la predisposizione di un sito ad hoc e di materiale multimediale, l’organizzazione di meeting e convegni.
“L’Osservatorio ambientale – ha dichiarato il presidente della Regione, Vito De Filippo – rappresenta in un certo senso il punto di partenza di tutti i nostri ragionamenti sul petrolio. Perché nel dibattito sulla necessità di contribuire alle necessità energetiche del Paese, una cosa abbiamo sempre messo ben in chiaro: che tutte le scelte, tutte le misure, tutte le compensazioni per il ruolo di servizio che la Basilicata svolge nei confronti del Paese non possono voler dire che la Basilicata vende il suo territorio e si disinteressa della salute dei suoi cittadini. Per questo, i dati e le azioni che arriveranno dall’Osservatorio saranno alla base di ogni nostra riflessione e decisione”.
Già nella fase di start up, l’Osservatorio darà risposte in merito ai processi di cambiamento in atto supportando le istituzioni e le organizzazioni nelle questioni cruciali relative alle scelte di sviluppo, in base alla comprensione delle potenzialità dell’ambiente e dei limiti e bisogni percepiti dai cittadini.
Saranno anche realizzate azioni di “campus” per giovani su tematiche ambientali ed energetiche con l’istituzione di borse di studio per giovani laureati e di dottorati di ricerca.
Petrolio, l’Osservatorio ambientale in Val d’Agri – La scheda
Con una sede di 150 metri quadrati, l’Osservatorio Ambientale di Marsiconuovo svilupperà le sue attività su quattro aree operative: ricerca e sostenibilità, comunicazione e informazione, gestione dati e amministrazione. Al suo interno saranno impiegate 9 unità lavorative di cui un dirigente, 6 tecnici e 2 tecnici amministrativi.
L’area di gestione dei dati si preoccuperà dei dati legislativi, ma soprattutto dell’individuazione di quelli ambientali disponibili e suddivisi per settori tematici (monitoraggio di aree e processi industriali, di emissioni da impianti petroliferi, di aree urbane e naturali, della qualità dell’aria, delle acque e dei suoli).
Per creare una rete efficiente, saranno stipulati protocolli di intesa e accordi ufficiali con i fornitori di dati affinché si ottenga una fornitura regolare delle informazioni ambientali e secondo i parametri standard individuati nella costruzione del sistema informativo.
All’analisi si aggiungerà la realizzazione di un geodatabase ambientale che prevede: la creazione di un Sistema Geografico Informatizzato che possa contenere i dati storici relativi agli indicatori ambientali selezionati e gestire quelli futuri; l’implementazione del Sistema Informativo territoriale per la gestione delle informazioni ambientali dell’area; e l’elaborazione di cartografie utili per report e studi scientifici.
L’area ricerca e sostenibilità sarà finalizzata, oltre che alla promozione di percorsi formativi finalizzati all’educazione ambientale, a studi e verifiche di attività già in essere con riferimento ai principi della conservazione della biodiversità mediante la scelta di opportuni indicatori ambientali. Si avvieranno programmi di monitoraggio, studi e collaborazioni scientifiche sulle criticità individuate al fine della risoluzione delle stesse.
I risultati delle attività saranno adeguatamente resi noti dall’area comunicazione e informazione, in continuo contatto con le strutture presenti sul territorio.
Nota del Movimento 5 Stelle Basilicata che partecipa alla contro-conferenza promossa dalla OLA per contestare i contenuti che saranno discussi nella conferenza COPAM 2011 in programma giovedì 3 e venerdì 4 marzo a Matera su “Petrolio e Ambiente”.
Royalties che le compagnie lasciano ai territori dove estraggono petrolio.
Indonesia e Libia 85%
Norvegia e Russia 80%
Alaska 60%
Canada 50%
Basilicata 7%
(fonte, The Economist)
“L’ambizione è fare in modo che le compagnie petrolifere facciano della Basilicata l’hub energetico(*) del Paese”.
Vito De Filippo, presidente della regione Basilicata (fonte, supplemento di Repubblica Affari & Finanza).
(*) “hub energetico”, inglesismo usato per gettare fumo negli occhi dei cittadini e mascherare gli affari tra politicanti lucani e compagnie petrolifere.
“Hanno invitato mezzo mondo per dire che trivellare la Basilicata alla cieca va bene – dentro i parchi nazionali, in riva al mare, fra i campi, dietro case ed ospedali, e nelle vite umane. Secondo loro si può, è possibile, sebbene tu cittadino di Basilicata vedi lo schifo che l’industria petrolifera ha portato alla tua terra, alla tua società, alla tua economia, al tuo ambiente e avresti voglia di urlare che lo sai che è tutta propaganda. E cosi, per non fare ridere i polli, la chiamano Copam, per farti pensare a Copacabana, alla Coop, a tutto fuorché all’assurdità di sposare assieme petrolio e ambiente sano”.
Maria Rita D’orsogna, ricercatrice della California State University Northridge (fonte, http://dorsogna.blogspot.com/).
Le autorità dello stato della California obbligano le compagnie petrolifere a pubblicare, ogni 3 mesi, annunci nei quali si ricorda ai cittadini che tutta la filiera del petrolio è cancerogena, a partire dall’estrazione fino alla pompa di benzina. (fonte, sito web del Governo della California – http://oehha.ca.gov).
Se la filiera del petrolio è cancerogena per i californiani, non lo sarà anche per i lucani?
Un pozzo di petrolio o un centro oli liberano nell’aria sostanze altamente tossiche. Per una delle principali, l’idrogeno solforato, l’Organizzazione Mondiale della Sanità consiglia limiti di 0,005 parti per milione.
In Italia, l’industria petrolifera può emettere nell’aria fino a 30 parti per milione, cioè una quantità 6.000 volte superiore a quella raccomandata.
Movimento 5 Stelle Basilicata
La mappa del petrolio in Basilicata diffusa da WWF e Comunità Lucan: Basilicata, terra di parchi o campo petrolifero?