Maltempo: l’assessore Gentile relaziona su danni, concause e problemi
Già a quota 112 milioni i danni al territorio, altri 97 milioni servono per rimuovere i rischi. E al conto mancano le decine e decine di milioni di danni a agricoltura e imprese.
Non meno di 112 milioni per i danni fatti a territorio infrastrutture dall’alluvione dello scorso 1 marzo e altri 97 milioni per rimuovere il rischio per il futuro, con interventi di pulizia del fiume e sistemazione degli argini. Il “conto”, purtroppo ancora non definitivo, anche perché manca il corposo capitolo delle attività produttive su cui sono in corso accertamenti, lo ha portato l’assessore alle Infrastrutture Rosa Gentile relazionando sull’accaduto in Consiglio regionale.
Una relazione che non è stata né un elenco di numeri né una elencazione delle pur tante e importanti attività messe in atto dalla Regione nella prima emergenza e nella fase successiva, arrivando a puntare il dito su problemi, criticità, cause e concause di quanto accaduto, a partire da quel bollettino di allerta meteo del Dipartimento Nazionale della protezione civile del 28 febbraio che annunciava un “moderata criticità”, fino ad arrivare al problema della pulizia dei fiumi, della gestione delle dighe col rilascio dell’acqua da parte delle stesse, dell’utilizzo dei terreni di prossimità ai fiumi.
I problemi connessi all’evento.
L’analisi della Gentile è partita dalla vigilia dell’evento calamitoso. “Il contenuto del bollettino meteo, recando la dicitura “moderata criticità” riferita agli interi bacini dei quattro principali fiumi lucani, non induceva a ritenere particolarmente gravi gli effetti dei fenomeni meteorici pure previsti”, ha spiegato al consiglio indicando anche come “durante tutto l’arco temporale relativo ai fenomeni meteorici del primo marzo, non era stato possibile osservare dati pluviometrici e idrometrici rilevabili dalle stazioni costituenti la Rete fiduciaria regionale; tale circostanza ha certamente costituito un grosso limite del quadro conoscitivo assolutamente necessario per prevedere e porre in essere le possibili azioni di allertamento delle popolazioni interessate”, annunciando la decisione della Giunta per il Futuro di passare tale rete sotto il controllo diretto del Dipartimento.
Ma l’assessore è risalito ancor più a monte. Ha segnalato “l’assoluta necessità di procedere ad un massiccio intervento di manutenzione ordinaria e straordinaria dei fiumi lucani”, ha osservato che “occorrerà rivedere tutto il sistema delle concessioni dei terreni appartenenti al demanio fluviale”, annunciando che “ove ritenuto necessario occorrerà ricorrere alla delocalizzazione, anche tramite procedure di espropriazione, delle attività e delle strutture e/o infrastrutture ubicate in aree non difendibili da piene”. Ancora, ha sottolineato la necessità di “individuare modalità di gestione delle dighe stesse compatibili con la situazione esistente, mediante protocolli ufficiali e condivisi”, che evitino la prassi secondo cui “quando gli invasi raggiungono i massimi livelli possono avvenire rilasci consistenti, fino a portate di 1.000 metri cubi al secondo, sicuramente non sostenibili allo stato attuale per la situazione antropica delle aree di valle”. E ha spiegato anche che “va effettuata un’attenta valutazione delle interferenze delle grandi infrastrutture lineari (SS 106 e Ferrovia) con gli ambiti fluviali e dei possibili interventi mirati a ridurre gli effetti di tali interferenze, a tal riguardo il 22 marzo p.v. si insedia presso l’Autorità di Bacino un Tavolo Tecnico composto da Ferrovie dello Stato, Anas, Comune di Bernalda e Autorità di Bacino”.
L’emergenza
Anche grazie alla proiezione di immagini nell’aula Consiliare, l’assessore ha illustrato dettagliatamente quanto fatto nei primi giorni dell’emergenza direttamente come Regione e coordinando altre strutture attraverso il Centro Operativo Misto (Com). Dall’allerta dato alle popolazioni, alle attività messe in essere da sindaci, vigili del fuoco, volontari, anche se, ha spiegato l’assessore “attesa la eccezionale virulenza del fenomeno, non è stato possibile evitare, né mitigare i danni alle aziende, soprattutto quelle agricole e zootecniche, e alle altre attività produttive ed economiche diffuse sul territorio maggiormente colpito”.
Le prime attenzioni si sono, ovviamente, concentrate sulla messa in sicurezza delle persone e sul fornire loro assistenza. In particolare, per ospitare le due famiglie titolari di allevamenti distrutti “è stato tempestivamente realizzato un Centro di accoglienza presso l’edificio comunale sito in prossimità delle Tavole Palatine”, mentre “altre 35 persone sgomberate dalle abitazioni nell’area di Metaponto sono ospitate presso due alberghi della zona; altri nuclei familiari, circa 60, sono stati sgomberati con ordinanze del Sindaco di Bernalda ed hanno trovato autonomamente altra sistemazione”. Ed è stato anche “assicurato il servizio mensa ad altri nuclei familiari, circa 70, rimasti nelle proprie abitazioni, ma impossibilitati a provvedervi”.
Carattere di emergenza, per i connessi rischi sanitari, hanno rivestito anche le operazioni di smaltimento delle carcasse di circa 250 bovini morti nell’inondazione dei due allevamenti di Bernalda e il recupero di altri oltre 100 animali ancora vivi. Per questa attività è stata necessaria la realizzazione di una pista di emergenza da parte dell’esercito. E poi le centinaia di interventi fatti da Regione, Anas, Province, Comuni, per pulire le strade invase dal fango e dai detriti.
I danni
Il conto dei danni è oltremodo ingente. A partire dalla gestione della prima emergenza per la quale sono stati già spesi (da Regione, Province, Comuni e Anas) circa 5 milioni e mezzo (tra assistenza, messe in sicurezza, pulizia delle strade ecc) per arrivare al ben più corposo capitolo dei ripristini necessari per frane, strade e infrastrutture danneggiate, il cui conto si attesta al momento a 107 milioni di euro. E in più altri 97 milioni di euro per ricostituire e rafforzare gli argini dei fiumi e procedere alla pulizia degli alvei, per scongiurare rischi futuri. Somme a cui devono ancora aggiungersi quelle alle attività produttive, in particolare quelel agricole, zootecniche e turistiche.
“E’ in corso un censimento di tutte le situazioni per una ricognizione completa dei danni subìti da tali strutture, per le quali – ha annunciato l’assessore – in previsione della imminente stagione estiva si impone la necessità e l’urgenza di adottare concrete e significative misure di sostegno economico che tengano in debito conto i periodi di interruzione delle attività, il mancato guadagno e la necessità di agevolazioni fiscali e tributarie nonché di sospensione del pagamento dei mutui”. Intanto si lavora, con i volontari della protezione civile, per la pulizia dal fango di strutture e mobili.
Dettagliata la relazione dell’assessore per quel che riguarda, invece, i danni a territorio e infrastrutture. “Il Compartimento A.N.A.S. della Basilicata – ha detto – oltre ad una spesa già sostenuta di € 883.000,00, ha effettuato una prima stima per interventi urgenti finalizzati a ripristinare la transitabilità di varie arterie, individuando in 10 milioni di euro circa l’importo dei lavori necessari. L’Amministrazione Provinciale di Potenza ha rappresentato che i costi per interventi da attuare per il completo ripristino della viabilità danneggiata è di circa 21 milioni, oltre alla spesa già sostenuta per interventi di somma urgenza pari a 654.500 euro”. E ancora L’amministrazione provinciale di Matera ha stimato in circa “700.000 euro, la spesa necessaria per il nolo a caldo dei mezzi impegnati a garantire la transitabilità delle strade con interventi di rimozione di fango e detriti, pulizia del manto stradale, ripristino di funzionalità”, con “122 situazioni di criticità per le quali occorre intervenire”,e l’importo stimato per tali esigenze ammonta complessivamente a 38 milioni”.
Ancora per gli tamponare i fenomeni di dissesto idrogeologico segnalati dai Comuni, l’assessore ha evidenziato “un fabbisogno di 3,2 milioni per i Comuni della provincia di Potenza, e di 9 milioni per quelli della Provincia di Matera”, mentre per la sola città di Matera, e in particolare per scongiurare cedimenti nel Rione Sassi, “La stima dei danni, così come comunicato dall’Amministrazione comunale, è di 27 M€, oltre a M€ 2,2 solo per gli interventi urgenti”.
Lo stato di emergenza
La gravità della situazione è fuori discussione e la Regione si è attivata subito per ottenerne il riconoscimento. “La superficie interessata dagli eventi alluvionali – ha spiegato la Gentile – stimata anche attraverso le immagini satellitari fornite dal sistema Cosmoskymed e acquisite già nel pomeriggio del 2 marzo, risulta pari a circa 500 chilometri quadrati, di cui i due terzi, pari a 135 chilometri quadrati, riguardano l’intera fascia jonica, e un terzo riguarda zone della collina materana (Montescaglioso, Ferrandina, Montalbano Jonico, Tursi). Il territorio comunale di Bernalda-Metaponto è stato interessato in misura totale”. Dati, con quelli sui danni, confluiti nella richiesta di dichiarazione dello stato di emergenza sottoposta al Governo con una deliberazione adottata dalla Giunta Regionale già il 3 marzo che, sottoposta anche ai parlamentari lucani di tutti gli schieramenti per una condivisione, ha spiegato Gentile “, ha rappresentato sicuramente la base comprovata per l’adozione del Decreto Presidenziale del 10 marzo scorso con il quale è stato, finalmente, riconosciuto lo stato di emergenza nel territorio della Basilicata”.
“E’ fortemente auspicabile – – ha concluso l’assessore – ma anche altamente probabile che, viste le forti analogie con quanto verificatosi di recente nella regione Veneto, l’Ordinanza attuativa del decreto che dovrà essere emessa dalla Presidenza del Consiglio per il nostro territorio regionale contenga le medesime tipologie di misure, azioni e interventi, di quelle contenute nell’Ordinanza del Veneto, anche al di là di eventuali differenze sotto il profilo delle risorse finanziarie. E’ altrettanto auspicabile che, così come è avvenuto recentemente per il Veneto, vengano riconosciute le spese sostenute in larghissima parte dalla Regione che, allo stato, risultano mediamente pari a 40.000 euro al giorno”. Spese, in cui ha evidenziato, rientrano anche quelle per finanziare l’intervento dell’Esercito, al quale la Regione ha dovuto fino ad ora provvedere sia per mezzi e materiali che per l’ospitalità.
Maltempo; la relazione dell’assessore Mazzocco: Danni per oltre 31 milioni
Servono interventi “aggiuntivi rispetto agli interventi compensativi e di ripristino rientranti nelle previsioni del Fondo Solidarietà”. Proposte anche agevolazioni previdenziali e fiscali
Ammonta ad oltre 31 milioni di euro il conto dei danni all’agricoltura lucana per l’alluvione dello scorso 1 marzo. Ma si tratta di una stima provvisoria, ha spiegato l’assessore al ramo Vilma Mazzocco relazionando in Consiglio Regionale, perché gli accertamenti sono ancora in corso e “i risultati dell’attività sono parziali ed in quanto tali vanno interpretati come suscettibili di ulteriore aggiornamento”.
L’assessore Mazzocco ha fatto una panoramica completa sull’impatto che l’alluvione ha avuto sul settore, individuando aree e settori più colpiti. “I territori comunali su cui si registrano i maggiori danni sono quelli di Matera, Montescaglioso, Bernalda-Metaponto, Scanzano, Policoro, Tursi. Montalbano, Rotondella, Grottole, Grassano, Nova Siri, Irsina, e San Mauro Forte” ha detto aggiungendo però che “non si escludono danni, che sembrano di minore entità, anche nella provincia di Potenza; su segnalazione del Consorzio della Alta Val D’Agri sono in corso anche sopralluoghi nel comprensorio consortile citato”.
Quanto ai danni, ha aggiunto, “nelle vicinanze dei fiumi si è osservata una diffusa esondazione di acqua che ha danneggiato in vario modo le colture, le produzioni e le strutture aziendali”. In conseguenza “le coltivazioni erbacee e quelle arboree – ha spiegato – hanno subito danni che vanno dall’estirpazione delle piante al danneggiamento per l’adesione sulle superfici di limo e fango che ha reso le produzioni non commerciabili”. In soldi, questo vuol dire un danno di 5milioni e 750mila euro per frutteti da reimpiantare, 160mila euro per frutteti da pulire, 3 milioni e 600mila euro su ortaggi, insalate, carciofi e simili, 3 milioni di perdita per cereali e foraggere, 250mila per l’uva e 120mila euro di danno per le fragole. Ma danni più rilevanti hanno subito le strutture. Servono oltre 9 milioni per ripristinare i piazzali, 4 milioni e 200mila euro per i capannoni danneggiati, un milione e 800mila euro per ripristinare le case rurali, altri 800mila euro per le serre, un milione ancora per i capi bovini morti e poi ancora danni su trattori, attrezzi, strade, terreni, scorte rovinate o disperse.
L’assessore ha sottolineato che “a proposito dell’evento alluvionale del novembre 2010 è stato già emanato il Decreto del Ministero dell’Agricoltura concernente la dichiarazione dell’evidente carattere di eccezionalità”, che “sono già in itinere le procedure attuative per l’attivazione degli interventi compensativi del Fondo di Solidarietà Nazionale in Agricoltura” e che “tutti gli interventi che verranno posti in essere per fronteggiare la nuova calamità del 1 marzo 2011 verranno ad innestarsi nelle procedure già attivate”.
E quanto agli interventi da mettere in campo, l’assessore Mazzocco ha mostrato di avere le idee ben chiare, annunciando “che il Dipartimento Agricoltura sta lavorando su alcune iniziative finalizzate al sostegno ed al ripristino delle attività produttive in agricoltura” ma sottolineando “che l’intervento del governo nazionale si configura indispensabile per fronteggiare l’emergenza e garantire la ripresa produttiva”.
In particolare l’assessore ha annunciato la volontà di chiedere al Ministero “la proroga del termine di 45 giorni per la presentazione delle domande da parte degli imprenditori danneggiati dall’evento del 21 novembre 2010” e la volontà di attivare “le procedure finalizzate al riconoscimento dell’evento alluvionale del 1 marzo 2011, anche in prosieguo dell’evento del novembre 2010”. Ad avviso dell’assessore Mazzocco bisogna “definire i contenuti di pertinenza del Dipartimento Agricoltura per la stesura dell’Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri al fine dello stanziamento di adeguati fondi per interventi di massima urgenza, contemplando contributi finanziari per le abitazioni rurali danneggiate, per le piantagioni distrutte e per il ripristino delle attività produttive ed economiche delle aziende agricole” aggiungendo che “dovranno essere necessariamente previste misure agevolative in materia previdenziale, assistenziale e tributaria in favore dei titolari delle aziende agricole danneggiate”.
“Gli interventi che si propone di richiedere – ha sottolineato l’assessore Mazzocco – saranno ovviamente aggiuntivi rispetto agli interventi compensativi e di ripristino rientranti nelle previsioni del Fondo Solidarietà Nazionale per l’Agricoltura”.
Maltempo; l’assessore Restaino illustra prime misure per il turismo
Proroga del Bando Piot, rateizzazione dell’acqua e campagna promozionale per il Metapontino. Definita la procedura per la segnalazione dei danni alle strutture private
Proroga dei termini di scadenza del Bando Piot, ottenimento da Acquedotto lucano della rateizzazione dell’acqua che le imprese utilizzeranno per lo “sfangamento delle proprie attività, e avvio di una campagna per rassicurare i tour operator in relazioni con strutture del Metapontino e quanti già avevano prenotato in quella zona le loro vacanze. Sono le prime misure in favore del turismo presentate al Consiglio dall’assessore alle Attività Produttive Erminio Restaino.
Quanto alla stima dei danni l’assessore ha riferito dell’insediamento del tavolo con i rappresentanti del modo produttivo che ha dato il via al “lavoro che stiamo portando avanti anche oggi per stabilire il protocollo con cui i singoli operatori possono segnalare i danni attraverso i propri comuni”.
Danni del nubifragio nel Materano:
CONFAPI Matera chiede a Berlusconi interventi a favore delle imprese
Dopo la dichiarazione dello stato di emergenza il presidente di CONFAPI Matera, Vito Gravela, ha inviato una nota al presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, per chiedere alcuni precisi interventi volti ad alleviare la situazione di difficoltà delle imprese colpite dal violento nubifragio del 1° marzo scorso.
In particolare, per quanto riguarda i titolari di stabilimenti balneari del Metapontino e della costa jonica lucana, CONFAPI chiede la sospensione o la proroga dei termini del pagamento dei canoni delle concessioni demaniali.
Infatti, far pagare la tassa di concessione in un’annata in cui i lavori di ripristino dei lidi probabilmente azzereranno quasi tutto il guadagno dei concessionari titolari degli stabilimenti balneari, significa infierire su un malato allo stremo delle forze.
Inoltre – si legge nella missiva inviata per conoscenza anche al prefetto, alla Regione, ai sindaci del Materano e alla CONFAPI nazionale – per tutte le attività economiche che dimostrino di avere subito danni alle strutture, ai macchinari, alle colture, Gravela chiede un analogo provvedimento di sospensione o rinvio per tutte le cartelle esattoriali emanate dall’Agente della riscossione (Erario, Inps, Inail, Camera di Commercio, ecc.).
Si tratterebbe, anche in questo caso, di una boccata d’ossigeno per quelle aziende che, già in debito verso la pubblica amministrazione, sarebbero impossibilitate ad onorare puntualmente gli impegni.
E’ opportuno ricordare – conclude il presidente di CONFAPI Matera nella lettera a Berlusconi – che oltre ai danni per le perdite subite, molte aziende lamentano anche danni per il mancato guadagno dovuto alla mancata produzione o alle conseguenze causate dall’interruzione delle strade come, per esempio, l’aumento dei tempi di percorrenza delle maestranze e i maggiori consumi.
I lavoratori, infatti, raggiungono il posto di lavoro attraverso strade alternative, con enormi perdite di tempo e aggravio di costi.
L’Associazione, intanto, ha avviato un’azione di monitoraggio dei danni fra i propri associati e ha invitato le imprese a segnalare ogni tipo di emergenza.
Confapi Matera
Quanto verificatosi il 1° marzo in Basilicata, ed in particolare nel territorio materano, deve indurre a non fare solo riflessioni attente ma soprattutto a mettere in moto una volontà forte a cambiare le cose.
Nonostante i tagli operati dal Governo centrale, non sarebbe accettabile assumere un atteggiamento rinunciatario e rassegnato.
Il territorio materano è più in ginocchio di altri dal punto di vista economico poiché, oltre agli effetti della crisi, aveva già in atto un processo involutivo e negativo rispetto alla tenuta del tessuto produttivo.
Nel giro degli ultimi 10 anni, nel materano la parola d’ ordine è stata “Chiusura”.
Hanno chiuso, nella rassegnazione più totale di una classe politica che non ce l’ ha fatta ad impedirlo, importanti realtà produttive: il pastificio Barilla, le industrie chimiche, quelle del salotto.
Anche l’agricoltura ora è in pericolo, a causa di un territorio sempre meno curato e di infrastrutture sempre più deboli e inconsistenti.
Dopo le piogge della scorsa settimana, il territorio si e’ rivelato ancora più fragile, perche’ non e’ stato opportunamente difeso, nè rafforzato dai rischi storici come il dissesto idrogeologico, gli smottamenti, le frane.
Oggi però non serve solo denunciare criticità ma è urgente decidere di occuparsi seriamente di tutela ambientale.
E allora è necessario ora non attendere altro tempo. Va messa in campo un’azione concreta e programmi di sistemazione immediata di ciò che non ha funzionato.
Da tempo, la CGIL chiede a gran voce una valorizzazione dei compiti e ruoli del Consorzio di Bonifica di Bradano e Metaponto.
Nell’iniziativa ultima tenutasi a Matera il 26 febbraio la CGIL, insieme alla FLAI, ha chiesto alla Regione Basilicata proprio questo: di non indebolire i compiti, lo strategico ruolo fondamentale del consorzio per prevenire ciò che poi è accaduto nel territorio a causa dell’alluvione.
E’ necessario tornare a dare al Consorzio mezzi e risorse per realizzare la tutela del territorio, la sua messa in sicurezza e la prevenzione di eventi come quello dei giorni scorsi.
Al tavolo regionale convocato pochi giorni fa sulla forestazione, la CGIL ha chiesto che ciascuno faccia il suo ma senza l’arte della pericolosa improvvisazione.
Gli operai idraulico forestali, la cui attività è fondamentale per il territorio, vanno di sicuro valorizzati nel loro utilizzo, ma anche ben equipaggiati, sapendo che il loro compito e’ importante ma non sufficiente ad evitare enormi disastri come quelli verificatisi nei giorni scorsi nel Metapontino e sulle strade statali.
L’intervento reale e qualificato è necessario poiché non si puo’ permettere che collassi una provincia che ha tutte le carte in regola per risorgere.
La politica istituzionale regionale, insieme alle forze sociali, nonostante i tagli, nonostante le difficoltà, deve lavorare sinergicamente con la Provincia e il Comune di Matera perchè vi sia seria attenzione su questa drammatica vicenda che deve essere, in questa fase, prioritaria nell’agenda politica.
La popolazione tutta lo rivendica, il territorio grida la necessità che su tale emergenza non ci sia il minimo di titubanza e lentezza.
Occorre programmare la ripresa, la necessità di ovviare all’attenzione non massima finora avuta ma soprattutto avere la volontà di un intervento di prospettiva oltre che di gestione dell’immediato.
Costruire un serio programma di tutela ambientale, fatto di azioni coraggiose che restituiscano ciò che l’alluvione e una sottovalutazione dei rischi presenti hanno tolto.
Segretario generale Cgil Matera Manuela Taratufolo