“Se vogliamo in concreto scongiurare il nuovo focolaio di guerra tra poveri che sembra riacceso intorno alla querelle sulle nuove assunzioni per le attività petrolifere della Val d’Agri e con esso il rischio di divisioni, più che tra sindaci, tra comunità locali, è necessario che l’Assessore alla Formazione-Lavoro attivi un’iniziativa immediata con la convocazione della Commissione Regionale per l’Impiego che definisca modalità e criteri per le assunzioni”.
A sostenerlo è il capogruppo di SEL in Consiglio Regionale Giannino Romaniello ricordando che “il Consiglio in più occasioni ha affrontato la questione impegnando l’Assessore ad intervenire. Si tratta di stabilire una quota di almeno l’80% delle nuove assunzioni legate al petrolio da riservare a lavoratori della nostra regione e contestualmente di riservare un’ulteriore e consistente quota ai lavoratori residenti nei comuni della Val d’Agri. Solo così i Centri per l’Impiego possono avere un ruolo centrale e possono efficacemente contrastare il processo di liberalizzazione del mercato del lavoro che è la causa principale di quel focolaio di guerra tra poveri innescato nel comprensorio petrolifero. Abbiamo in proposito un esempio da seguire: con le assunzioni alla Sata di Melfi è stata proprio la Commissione Regionale per l’Impiego, attraverso una buona pratica di concertazione sociale, a stabilire la quota per i lucani”.
Per Romaniello “ci sono inoltre altre azioni che il Governo regionale può mettere in campo per garantire la massima occupazione possibile per i disoccupati lucani nell’ambito delle attività estrattive, a fronte del grave danno ambientale determinato da tale attività, oltre a quelle di diretta interlocuzione con l’Eni. Penso a tutta la partita della formazione e riqualificazione professionale oggi interamente delegata ad Assoilschool senza che – aggiunge il capogruppo di SEL – il Governo regionale abbia definito le scelte strategiche da compiere per garantire il reintegro di quelle risorse umane lucane, per giunta di alta professionalità, che sono state escluse dal processo lavorativo, persino in un’area di particolare funzionalità, quale quella della sicurezza dei lavoratori”.
Tutto ciò accade, nonostante, le dichiarazioni manifestate in molteplici convegni e conferenze pubblici dai dirigenti dell’Eni che sottolineavano l’impegno della multinazionale per la valorizzazione di risorse lucane, con particolare attenzione ai giovani talenti ed alle risorse di alto profilo professionale, e che non hanno fino ad oggi trovato sostanziale riscontro nella realtà. L’impatto occupazionale dell’attività estrattiva – conclude Romaniello – resta, ad oggi, insignificante per la Basilicata, a fronte di un potenziale danno ambientale che rischia di compromettere risorse endogene del nostro territorio potenziali fattori di sviluppo quali l’acqua, il turismo, l’agro- alimentare”.