L’associazione materana Sassikult denuncia il lato aberrante dell’Unesco nei Sassi di Matera. Di seguito il report e le relative fotogallery.
A partire dal 4 aprile 2013, si terrà il terzo simposio organizzato dal Comune di Matera insieme alle rappresentanze locali del Ministero per i Beni Culturali, all’Università della Basilicata e al Parco della Murgia Materana, dedicato alla partecipazione e alla discussione pubblica finalizzata a prodourre un piano di gestione del sito UNESCO Sassi di Matera e Parco delle Chiese Rupestri. 20 (venti) anni dopo aver ricevuto il prestigioso riconoscimento dall’UNESCO le principali istituzioni locali devono produrre un piano di gestione, sono evidentemente obbligate a farlo, e per questo si è chiesta la partecipazione pubblica (ovviamente benvenuta) per redigere qualcosa del tipo “cosa vogliamo farne di questo patrimonio”.
Nel frattempo in concomitanza con i 3 simposi che fanno tutti spazio alla creatività dei convenuti sui temi: Codice genetico e patrimonio (1), Geocultura ed energie (2), Evoluzione e futuro (3), nessuna delle istituzioni locali si è accorta del fatto che Matera sta compiendo l’ultimo atto della più penosa e vergognosa azione di distruzione di un bene culturale italiano nel complesso monumentale di S. Agostino: il biglietto da visita della città all’ingresso dei Sassi.
Nell’ultima immagine della sequenza del 30 marzo 2013 potete ammirare come proprio in questi giorni è in corso una nuova edificazione targata Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggio della Basilicata nei giardini del che fanno parte del complesso monumentale dove ha sede la stessa Soprintendenza oltre a quella per il patrimonio artistico e demoetnoantropologico. Stanno predisponendo l’armatura per la grande colata di cemento in arrivo nei prossimi giorni. Tutto questo a seguito di anni di distruzione del giardino rupestre del complesso, per fare posto prima al parcheggio dei dipendenti della soprintendenza, lavori poi bloccati dal ministero centrale, e ora in variante a una sala polifunzionale.
Di seguito la sequenza degli ultimi interventi fatti nel complesso monumentale da marzo 2012 fino ad oggi nell’ultima immagine.
Dato che si invoca la partecipazione creativa dei cittadini alla stesura del piano di gestione di questo sito UNESCO in nome dell’ultimo slogan fresco di proposizione per l’ultimo simposio: Matera capitale delle culture partecipate siamo ben lieti di dare il nostro contributo. Nel seguito di questo documento espliciteremo le nostre osservazioni per ciascuno dei 3 simposi.
Simposio 1 – Codice / patrimonio genetico
Il risultato di questo simposio si è concentrato su tre concetti: Vita, Bellezza, Armonia.
Simposio importante questo dove l’Arch. Pietro Laureano, che ringraziamo per il lavoro fatto nel 1993, fa emergere chiaramente attraverso immagini poetiche e paradigmatiche la principale lacuna di cui soffre Matera.
Nella sua testimonianza nel 2013 l’arch. Laureano propone Matera come patrimonio percepito.
Ma un patrimonio prima di essere percepito, deve essere un patrimonio.
Facciamo notare all’Arch. Laureano, in quanto figura centrale del fu rapporto tra Matera e l’UNESCO, che la madre di tutte le affermazioni su Matera è la sbandierata continuità abitativa nel corso degli ultimi 10.000 anni (diecimila), presupposto del concetto di Vita elaborato nel simposio a cui dovrebbe essere associata la storia di una o più civiltà.
Il fatto che Matera e il territorio circostante sia abitato con continuità da almeno 10.000 anni è una affermazione che va provata e documentata scientificamente. Sarebbe un fatto eccezionale, e probabilmente lo è, anche da molto più di diecimila anni, ma purtroppo tutto ciò fa ancora parte dei sentimenti personali di coloro che si sono cimentati a vario titolo nella descrizione di Matera e non di una vera e acquisita conoscenza.
Non esistono datazioni certe, non ci sono ancora toponimi degni dei luoghi, non sono stati attribuiti significati scientifici a quel poco che è stato raccolto o sentimentalmente indagato. Facciamo notare, inoltre, che se fosse vera questa affermazione, Matera sarebbe stato un epicentro fondamentale della mappatura genetica dell’evoluzione umana, una ricerca ancora in corso condotta dalle più importanti istituzioni scientifiche del mondo.
Se qualcuno provasse a confrontare i saperi disponibili su Matera rispetto a quelli di altri luoghi dove vi è stata una storia e una civiltà rupestre, si accorgerebbe subito della grottesca differenza che connota i saperi materani in termini di approccio e di risultati ottenuti, rispetto a quelli prodotti anche in paesi apparentemente poveri culturalmente, concludendo pacificamente che ad oggi, anno 2013, per quanto riguara Codice / patrimonio genetico non conosciamo praticamente nulla di Matera, ovvero Matera oggi è un patrimonio che si può soltanto percepire personalmente e basta.
Gli assi portanti di quello che oggi è dato sapere e gelosamente custodito tra le istituzioni e le elite culturali locali è sostanzialmente contenuto in quanto segue:
1. Il contributo del Ridola che ha restituito una serie di reperti oggi conservati presso l’omonimo museo, ma nel corso del quale i danni prodotti ai luoghi oggetto delle scoperte durante le campagne di scavo hanno prodotto un irreversibile sconvolgimento dei luoghi, archeologicamente parlando, un disastro. Un contributo che comunque ha una sua importanza se inquadrato nel contesto storico e culturale in cui è stato prodotto, ma che alla luce degli attuali standard scientifici è incompleto e superato. Un contributo che si concentra sul reperto senza dare alcuna indicazione del contesto e della sua evoluzione naturale e antropica. In pratica una serie di testimonianze che indicano la presenza umana in questi luoghi le cui datazioni e significati sono ancora avvolte da un fitto mistero.
2. I vari contributi sulle chiese rupestri, che 50/60 anni dopo il Ridola fino ad oggi si concentrano su un capitolo della storia materana che si svolge attraverso il medioevo. A parte alcuni contributi frutto dell’esperienza maturata dagli autori, la maggior parte consiste semplicemente nel rilievo e nella libera interpretazione dei dipinti murali o dei manufatti presenti in circa 150 siti rupestri. Nessun contributo in grado di far emergere la specificità del fenomeno Materano, che ha certamente una specificità basti pensare ad esempio alla vastità e alle dimensioni del fenomeno stesso presente sul territorio. Datazioni e toponimi frutto della migliore e genuina creatività locale. Nessuna indicazione storica del perchè, dell’evoluzione dei siti, della loro collocazione nel contesto generale, del rapporto di continuità dei siti con i precedenti insediamenti. In pratica poco o nulla è veramente noto di questo fenomeno che attraversa tutto il medioevo, a parte la localizzazione dei siti.
3. La civiltà contadina, la grottesca esibizione anche museale della fine della storia di Matera intesa come sito in cui si è sviluppata una o più civiltà rupestri, che non ha alcuna particolare rilevanza e che si riferisce al periodo che va dalla fine dell’ottocento fino alle vicende post-belliche che culminarono con lo sfollamento dei Sassi. Una vicenda alimentata dal levismo, che è cosa ben diversa dall’opera di Carlo Levi, nell’auto commiserazione di una popolazione che non coglieva le rapide trasformazioni della società moderna e che oggi, paradossalmente, qualcuno inizia a pensare che faceva bene a non coglierle. Facciamo inoltre notare che, storicamente parlando, qualsiasi aggregazione umana dal neolitico fino ad oggi in qualsiasi parte del mondo potrebbe essere connotata come civiltà contadina, in quanto, nei millenni di storia preindustriale, le pratiche agricole umane condotte senza macchinari sono state il fondamento della vita di qualsiasi comunità. Non capiamo quindi cosa continui a rappresentare questo asse fondamentale della non cultura materana.
Facciamo notare ancora che la somma di questi tre elementi che caratterizzano la massima sintesi delle conoscenze sul Codice / patrimonio genetico del luogo non giustifica il postulato della continuità multi millenaria. Si passa dalla preistoria al medioevo, e dal medioevo alla fine dell’ottocento, pur esistendo diverse testimonianze scritte sulla storia materana dal 1.500 d.C. in poi ma che nessuno finora ha mai messo a sistema.
Al momento attuale quindi Matera ha veramente molto poco da raccontare e soprattuto non una vera storia se non quella del recente passato che attraversa gli ultimi due secoli. Chiediamo quindi a tutti coloro che simposiano se questo non sia davvero insufficiente per continuare a sbandierare il postulato della continuità.
Non sorprende quindi che queste conoscenze non entrino a far parte del tessuto culturale locale, nazionale ed internazionale. Questo fatto che ha due semplici ripercussioni nella pratica quotidiana:
a. I Sassi e il Parco della Murgia Materana non sono ancora percepiti dagli abitanti come un valore, sono dei non luoghi, e che come tali vengono sistematicamente violati e vandalizzati.
b) a molti malcapitati turisti vengano raccontate tonnellate di stupidaggini in totale libertà.
Per quanto riguarda gli altri due concetti frutto del primo simposio, ovvero armonia e bellezza, crediamo sia superfluo aggiungere qualsiasi cosa oltre le immagini contenute in questo documento.
Simposio 2 – Geoculture ed energie
E’ il simposio che si è concentrato sulla definizione che l’UNESCO ha inserito nella relazione su Matera di paesaggio culturale e sul tema delle energie intese come utilizzo delle risorse ambientali. Riportiamo per dare spiegazioni seguenti una frase scritta nell’invito degli organizzatori: L’innovazione e la ricerca tecnologica si avvantaggiano della conoscenza storica, la tutela del patrimonio diventa strategica per il progetto tecnologico avanzato. (leggi qui)
E’ il simposio più sfacciatamente vergognoso se si considera i proponenti ovvero le Soprintendenze locali e Amministrazione Comunale. Posto che la non conoscenza ampiamente descritta nel paragrafo precedente è la base di partenza di questi temi, è ampiamente noto il fatto che il paesaggio culturale fotografato dall’UNESCO nel 1993 è in continuo, sistematico e avanzato stato di distruzione. Tutti i principali siti nei Sassi di Matera, a partire dal complesso monumentale di S. Agostino sono stati oggetto di distruzione, cementificazione, stravolgimento dei valori storici e architettonici, per far posto a delle vere e proprie porcate, volendo utilizzare un garbato eufemismo, che nulla hanno a che vedere con le testimonianze e i valori custoditi da questi siti fino a quando il connubio Soprintendenza – Comune di Matera direttamente o indirettamente li ha irrimediabilmente compromessi.
Li vogliamo ricordare: il complesso di S. Maria dei Idris, la Necropoli di S. Leonardo, piazza S. Pietro Caveoso, i comparti di via Madonna delle Virtù, il piazzale di Porta Pistola, la Cattedrale, Palazzo Venusio, Vico Commercio, solo per citare i principali. A questo bisogna sommare le centinaia di interventi privati sul patrimonio edilizio dei Sassi che dopo pochi anni dal 1993 sono totalmente fuori controllo.
Per quanto riguarda il concetto di paesaggio culturale, possiamo semplicemente dire che il tandem tra Soprintendenze locali e Comune di Matera sta al paesaggio culturale e al patrimonio storico di Matera come l’arsenico sta al corpo umano.
Se qualcuno volesse confrontare lo stato attuale dei numerosi angoli e scorci dei Sassi di Matera, ripresi negli scorsi anni nei libri fotografici di diversi autori avrebbe immediato riscontro su quale selvaggia devastazione abbia subito uno dei più grandi patrimoni culturali del mondo a causa di una miserevole sub-cultura che produce solo miserevoli interessi avallata da amministratori all’altezza dei compiti. Tutto questo crediamo sia particolarmente noto all’arch. Laureano, uno dei motivi per il quale, forse, ha giustamente abbandonato negli anni scorsi il suo lavoro e la sua residenza a Matera.
Per quanto riguarda il tema delle Energie ovvero dell’utilizzo delle risorse naturali che ha permesso per millenni la vita dell’uomo in questo luogo facciamo semplicemente notare che il sistema rupestre di Matera collassa nei primi decenni del ’900 per via della occlusione dei cosidetti grabiglioni che giacciono sotto la strada principale che oggi attraversa gli antichi rioni. Al gigantesco sistema idrico dei Sassi (una vera megastruttura) con straordinari elementi di condivisione attraverso cisterne e condotti opera del miglior ingegno umano e non di una civiltà minore (quella contadina), viene a mancare il naturale sfogo che a sua volta conduceva le acque nei complessi sottostanti e infine nella Gravina. Se tappate il buco di raccolta di un lavandino, dove comunque arriva dell’acqua, il lavandino per via dell’acqua stagnante diventerà insalubre.
Tutta questa megastruttura, che nessuno conosceva meglio dell’arch. Laureano, è stata fatta a pezzi intervento dopo intervento pubblico e privato ed ora è praticamente persa e illegibile, tranne in alcuni rari e isolati punti dei Sassi. Ricordiamo a conforto di quanto detto la vicenda degli Ipogei di Piazza Vittorio Veneto e della grande cisterna del Palombaro lungo, svuotata e diventata il laboratorio creativo di un dipendente della Soprintendenza locale. Ci piacerebbe sapere dall’arch. Laureano se oggi ha cambiato idea rispetto ai contenuti di questa lettera inviataci il 18 febbraio del 2008.
Più di ogni altra cosa bisogna ricordare il fatto che il motore della vita umana nel corso dei millenni a Matera, ovvero la Gravina e tutto il sistema fluviale che convoglia nel fiume Bradano è stato irrimediabilmente compromesso dall’inquinamento delle acque, e ancora oggi non si riesce a trovare una soluzione con un allucinante scarica barile tra amministrazioni locali, regione basilicata e regione puglia. Stiamo parlando di un ambiente oramai sconosciuto alle generazioni materane cresciute dopo la seconda guerra mondiale. Un luogo abbandonato a se stesso, e alla discarica di ogni cosa, quando invece per i valori naturali presenti (ora gravemente compromessi) avrebbe meritato il titolo di Biosfera dell’UNESCO, un sito UNESCO all’interno di un sito UNESCO.
Simposio 3 – Evoluzione e Futuro
E’ un tema che ci sta particolarmente a cuore e sul quale faremo una precisa proposta che argomentiamo come segue.
In tutto il mondo nei siti riconosciuti dall’UNESCO come patrimonio mondiale dell’umanità, si sviluppano due principali e ovvie attività che nella maggior parte dei casi portano anche un significativo sviluppo economico. Queste due attività richieste dall’UNESCO si chiamano Tutela e Ricerca scientifica entrambe aventi un ruolo primario nella conservazione dei beni e nella proposizione a chiunque visiti o abiti questi luoghi, ma soprattutto nel trasferimento dei valori alle successive generazioni.
A Matera dopo vent’anni di iscrizione nel patrimonio mondiale, non siamo in grado di esibire un solo esempio riconducibile a queste due attività. Al contrario, come ampiamente descritto, l’opera dell’Amministrazione Comunale e delle Soprintendenze locali ha prodotto una progressiva distruzione del patrimonio e conseguentemente una perdita netta dei valori che Matera ha fino al 1993 rappresentato. Riteniamo quindi aberrante accostare il termine UNESCO a queste due entità.
Una buona idea per i media materani sarebbe quella di intervistare Charles Landry, il guru della città creativa, facendogli visitare il cantiere creativo della Soprintendenza a S. Agostino e spiegargli che quello che visita era un giardino rupestre di un complesso monumentale che tuttora gode di 3 livelli amministrativi di tutela:
1. il vincolo monumentale diretto
2. la tutela generale prevista dal Decreto Legislativo 42/2004 il codice dei beni culturali e del paesaggio,
3. la tutela prevista dalla Legge 77/2006, misure speciali di tutela e fruizione dei siti italiani di interesse culturale, paesaggistico e ambientale, inseriti nella ista del patrimonio mondiale, posti sotto la tutela dell’UNESCO.
Spiegargli per essere più chiari che il Duomo di Milano ne ha almeno una in meno
Spiegargli che nonostante questo, pur essendo sede della stessa Soprintendenza deputata alla sua tutela, è stato sottoposto allo strazio mostrato nelle immagini e che potrà personalmente vedere. Spiegargli che per i figuranti del Ministero di un paese disperato come l’Italia, un giardino rupestre anzi la parola rupestre motivo del riconoscimento mondiale e codice genetico di questo patrimonio, è una parola senza significato, dato che con scelte incomprensibili si sono arrogati da soli il diritto di devastarlo e di produrre una nuova edificazione nei Sassi di Matera. Bisognerebbe inoltre far girare Charles Landry in una qualsiasi zona dei Sassi e spiegargli come altrettanto creativamente il Comune di Matera gestisce il patrimonio edilizio che gli è stato conferito attraverso la legge 771/86, operando quotidianamente con il depotenziamento totale dell’Ufficio Sassi che avrebbe dovuto essere invece una vera e propria autorità culturale oltre che di controllo.
La nostra proposta per l’UNESCO
Poichè dopo vent’anni il patrimonio dell’umanità rappresentato da Matera e il suo territorio circostante giace ancora indifeso, e in particolar modo indifeso dagli stessi soggetti pagati con soldi pubblici per la sua tutela, è chiaro che non esiste il presupposto fondamentale affinchè possano ancora valere le ragioni del mantenimento dell’iscrizione del 1993.
In una situazione del genere è anche chiaro che chiunque avesse un contributo scientifico o culturale da rendere pubblico, con un minimo di buon senso non lo fa perchè il giorno dopo il sito o l’oggetto di questo contributo rischierebbe di essere devastato come quotidianamente accade. Senza tutela non ci sono quindi i presupposti minimi neanche per la ricerca.
Chiediamo dunque che l’UNESCO sospenda questa iscrizione motivandola con il fatto che non ci sono più le condizioni minime e di sistema per continuare a sostenere il riconoscimento dato, a causa di una generazione di amministratori e burocrati che ha utilizzato questo patrimonio per tutto tranne che per la dovuta riconsegna alle successive generazioni.
Ci auguriamo che in questo modo finiscano i soldi alla base dei miserevoli interessi che animano la sistematica distruzione di uno dei più grandi patrimoni culturali del mondo.
Tutto quello che è riportato in questo documento, oltre a tutti i dettagli raccolti sulle vicende descritte, verrà inviato ufficialmente ai competenti organi dell’UNESCO e lì dove necessario agli organi di giustizia europea dato che i fondi per quello che avete visto provengono da li. A questo punto vedremo se l’UNESCO sarà solidale o meno con le ragioni fin qui esposte.
Conclusioni
Se qualcuno legge i contenuti delle proposizioni e delle restituzioni dei simposi in oggetto, conoscendo Matera, si rende immediatamente conto che i proponenti stanno rappresentando Matera attraverso lo strumento della realtà aumentata.
I contenuti prodotti sono nel migliore dei casi dei giri di parole, l’ennesimo amabile esercizio di conversazione sulle macerie prodotte nella pratica quotidiana, a tratti, squisito ciarpame 2.0.
Per quanto poi riguarda le perduranti autonomine a capitale della cultura europea, evitando di sparare sulla croce rossa, facciamo semplicemente notare che oggi Matera non ha alcun elemento da proporre al rango culturale europeo. Si tratta di una passeggiata, con tanti festeggiamenti, comprensibili perchè festeggiare è più facile e piacevole che governare soprattutto se serve a distogliere l’attenzione anche dalle più basilari forme di conduzione e gestione del territorio.
Purtroppo, tutto quello che di significativo aveva e ha da proporre a livello europeo e mondiale questa città è opera di generazioni passate, non dell’attuale che verrà ricordata dalle future generazioni come la peggiore che abbia mai potuto abitare questi luoghi.
L’unica cosa che sarebbe degna di nota sarebbe riconoscere i gravissimi danni procurati al patrimonio, all’economia e alle generazioni future, fermando gli scempi e costituendosi parte civile contro coloro che sono responsabili di tutto quello che abbiamo descritto, autosospendendo Matera dalla lista del patrimonio mondiale per riaccedervi lì dove effettivamente fossero create le condizioni per il prestigioso riconoscimento. Un piano di gestione semplice e innovativo fondato sulla realtà vera e non quella aumentata. Anche l’Europa applaudirebbe.
Siamo disponibili a qualsiasi confronto pubblico, con l’arch. Laureano, gli amministratori comunali o i figuranti del ministero dei beni culturali.
E’ aberrante tutto ciò. Chi ha dato il via ai lavori nel complesso di S. Agostino e a quale fine? Per costruire un parcheggio si disse all’ epoca. Quindi un SOVRINTENDENTE AI BENI CULTURALI attua uno scempio per costruire un parcheggio mai ultimato (fortunatamente) tra l’altro?
Chi sono i responsabili di tutto ciò? Chi pagherà per tutto questo?
Capitale europea? Si, ma dello scempio.
chi scrive sui muri non sono i politici ed i loro associati ma i bravi , corretti e civili cittadini materani che farebbero meglio a convertire il proprio senso civico educandosi al bene comune come è il patrimonio dei sassi. COZZARO chi imbratta…..
il comune dalla mille contraddizioni… simposi di passerella e disprezzo per la salvaguardia del patrimonio
NO COMMENT!
mi vien da piangere
Fessi voi che li avete votati questi pupazzi della politica…… Ora tenetevi tutti gli scempi le scritte…..è la loro immensa ignoranza…… È continuate a fare li stessi errori come tutti questi anni….