Petrolio: nessun nuovo pozzo (anche esplorativo) autorizzato dalla Regione
Concesso all’Eni solo di effettuare verifiche e studi sulla carta prevedendo esplicitamente la necessità di nuove autorizzazioni per altre attività. E tutto è scritto negli stessi atti
La Regione Basilicata non ha autorizzato nessuna nuova attività di trivellazione, sia pure solamente esplorativa, nei territori delle concessioni petrolifere Frusci Anzi e Satriano di Lucania. Lo precisa il Dipartimento Ambiente della stessa Regione, precisando che affermazioni di allarme quali quelle riportate oggi dalla stampa sono prive di ogni fondamento, frutto e fonte di disinformazione.
I “Parere favorevole, con prescrizioni” rilasciato all’Eni riguarda esclusivamente la “Raccolta e revisione di tutti i dati geologici e geofisici disponibili per l’area interessata” e la “Elaborazione di un modello geologico dell’area”, ossia tutte attività da fare solamente a tavolino consultando la cartografia regionale. Punto e basta. Gli stessi permessi, anzi, prevedono esplicitamente che per eventuali altre attività, “relative alla eventuale registrazione di nuove linee sismiche ed alla perforazione di un pozzo esplorativo, non sono stati evidenziati i possibili impatti sulle componenti biotiche in quanto risulta ancora sconosciuta l’esatta ubicazione dello stesso” aggiungendo che “la realizzazione di eventuali nuove ricerche con il metodo sismico dovrà essere soggetta preventivamente a specifica Fase di Verifica (screening)” e che “In ogni caso dovranno essere escluse dai rilievi di prospezione sismica le seguenti aree: a) aree naturali protette e una fascia esterna alle stesse di 1 km; b) aree individuate dai Piani Stralcio delle Autorità di Bacino vigenti a rischio idrogeologico molto elevato ed elevato ed a rischio di inondazione; c) aree fluviali e una relativa fascia di rispetto di 500 m; d) centri urbani e un raggio esterno ad essi di 500 m; in ogni caso, la distanza minima dalle case dovrà essere di 200 m; e) aree sottoposte a vincolo archeologico e una relativa fascia esterna alle stesse di 500 m”.
Ugualmente i provvedimenti prevedono esplicitamente che “la eventuale realizzazione del pozzo esplorativo dovrà essere sottoposta preventivamente a specifica Fase di Valutazione” e che “Per la localizzazione dello stesso dovranno essere comunque escluse le seguenti aree: a) aree naturali protette e una fascia esterna alle stesse di 1 km; b) aree individuate a rischio idrogeologico ed a rischio di inondazione; c) aree fluviali e una relativa fascia di rispetto di 500 m; d) area esterna ai centri abitati, per un raggio di 2 km; e) aree boscate; f) aree sottoposte a vincolo archeologico e una relativa fascia esterna alle stesse di 500 m”. E pur non autorizzando i predetti interventi, già si prescrive che “lo Studio di Impatto Ambientale dovrà analizzare le possibili influenze dell’intervento sulle aree interessate e, comunque, le sensibilità ambientali presenti sul territorio entro un raggio di 5 km”.
Tutte le informazioni riportate erano desumibili direttamente dalla lettura dei provvedimenti, per cui c’è da ritenere che chi ha parlato di “Basilicata gruviera” non si sia nemmeno premurato di leggere i procedimenti che contestava.
La Regione Basilicata, in ogni caso, è sempre disponibile a fornire informazioni a quanti le desiderano, ma si ribadisce la necessità di un atteggiamento di maggiore attenzione ad una materia particolarmente a cuore alla comunità regionale.