“Sono passati già alcuni giorni dall’allarme lanciato sull’ennesimo tentativo di aggressione di compagnie petrolifere al nostro territorio senza alcuna reazione da parte del “monco” Governo Regionale (perché privo di due assessori chiave quali ambiente ed assetto del territorio, chiave per contrastare i progetti delle società di idrocarburi) che continua a trincerarsi dietro la moratoria per la ricerca pur sapendo che è inefficace”. E’ quanto afferma il Csail-Indignati Lucani in una nota a firma del presidente Filippo Massaro ricordando che sull’ultimo Bollettino degli Idrocarburi e delle Georisorse del 31 Marzo 2013 risulta una nuova istanza di permesso di ricerca in terraferma dell’Appennine Energy, denominata “Tardiano”, estesa su 212,4 Kmq situata per 140,18 Kmq in Basilicata e per 72,22 Kmq in Campania, in continuità geografica delle istanze dei permessi di ricerca “Monte Cavallo” della Shell e della Concessione Eni/Shell “Val d’Agri”. Essa riguarda 10 comuni (8 in Basilicata e 2 in Campania): Grumento Nova, Lagonegro, Moliterno, Sarconi, Tramutola, Castelsaraceno, Spinoso, Lauria, Casalbuono, Montesano sulla Marcellana.
“Dobbiamo purtroppo registrare – continua Massaro – una grave e profonda sottovalutazione oltre che da parte del Governatore-sceicco anche delle amministrazioni comunali interessate dalla nuova istanza di permesso di ricerca “Tardiano”. E’ il caso di ricordare la forte, circostanziata e documentata denuncia del prof. Franco Ortolani dell’Università Federico II di Napoli per il quale la “mira” della compagnia petrolifera è stata eccezionale: ha individuato il cuore dei serbatoi idrogeologici di importanza eccezionale e nazionale che tra il Vallo di Diano e l’alta val d’Agri alimentano sorgenti perenni di acqua potabile con una portata complessiva media di circa 8000 litri al secondo con scaturigini a quota elevata. Complimenti ancora per l’imparzialità: per non scontentare nessuna delle regioni confinanti questa volta il permesso di ricerca si ubica sullo spartiacque andando ad interessare sia il bacino del fiume Calore in Campania che quello dell’Agri in Basilicata. Dunque una “scelta micidiale”, sono parole del massimo esperto, per fare in modo che ogni inquinante non sfugga dalla superficie ma si infiltri con l’acqua verso i bacini idrici sotterranei. Non possiamo permettere – conclude Massaro – che qualche altro migliaio di barile di greggio pregiudichi una risorsa di pari rilevanza quale l’acqua.
Apr 09