Non era una fuga quella di Deborah Citro ma una richiesta di aiuto, un modo per scrivere la parola fine ad un incubo lungo circa sette anni. “Where and why”, dove e perchè. Sono stati questi i due interrogativi ai quali hanno risposto gli investigatori alla ricerca di Deborah Citro, la donna originaria di Miglionico e residente a Matera che dal 31 marzo scorso aveva deciso di scappare per sfuggere alle violenze quotidiane dell’uomo che aveva sposato dieci anni fa, l’algerino Allaoui Kerouchi, 45 anni, da 20 regolarmente presente in Italia e impiegato come cuoco presso un noto ristorante del centro cittadino. Dalla relazione era nata una bambina, che oggi ha otto anni. E quella che l’algerino descriveva come una vita fatta di fiori, baci, abbracci e tenerezze in realtà dopo la nascita della bimba era diventata una vita d’inferno per la sua compagna. E così Deborah Citro decide di andare via da Matera. L’algerino si affida agli organi di stampa per denunciare la scomparsa di sua moglie, che in realtà ha già chiesto il divorzio in seguito ad una denuncia avvenuta quattro anni fa per maltrattamenti da parte di suo marito, denuncia che poi era stata asporta. La situazione in famiglia era diventata sempre più incandescente perchè il prossimo 7 giugno, (che per uno strano scherzo del destino è anche il giorno in cui è nata anche la figlia) sarà discussa in tribunale l’istanza di separazione. In realtà si nutrono molti dubbi rispetto a quanto dichiara l’algerino e infatti non viene scartata l’ipotesi di un allontanamento volontario. E’ il dirigente della squadra mobile Nicola Fucarino ad illustrare i particolari dell’operazione che ha permesso alla donna di tornare a casa e di riabbracciare in giornata anche sua figlia. “Le ricerche sono state diramate a livello nazionale, abbiamo chiesto anche l’intervento dell’arma dei Carabinieri e abbiamo informato la Procura della Repubblica, nella persona della dottoressa Nunziata Cazzetta. Sono state anche interessate le unità cinofile e il reparto volo dei Carabinieri di Bari, perchè quando si denuncia una scomparsa bisogna pensare anche al peggio. Per risolvere il caso ci siamo affidati alla tecnologia, monitorando i tre cellulari che la donna aveva con se, anche se tutti erano spenti. Ci siamo così aggrappati al piccolo lacciuolo che avevamo a disposizione: una telefonata arrivata da una utenza anonima in cui la donna chiedeva alla madre di andare a prendere la figlia lavanderia. I contatti con la donna si perdono dalle 16.5 del 31 marzo scorso, perchè i cellulari risultano spenti. Dalle indagini si apprende che la donna aveva informato ad un amico di Ginosa l’intenzione di allontanarsi la sera del 30 marzo scorso. Gli investigatori ascoltano la mamma ma concentrano l’attenzione delle indagini proprio sull’amico di Ginosa. Sono venticinque le utenze telefoniche monitorate, tra parenti e amici. La svolta nelle indagini arriva sempre via telefono. L’amico della donna viene intercettato a Matera, prima ad Agna, poi in via Protospata e quindi in via Fermi. Raggiunto dalla Polizia viene invitato in Questura per spiegare la sua presenza a Matera: l’uomo prima smentisce di trovarsi già in città, poi spiega di essere arrivato per verificare se la figlia si trovasse in compagnia dell’algerino. E’ lui ad avere contatti con Deborah, è lui che convince Deborah a farsi raggiungere telefonicamente dalla Polizia. La donna spiega di trovarsi a Lecco, ospite di alcuni amici perchè fuggita da un uomo che ha trasformato la sua vita in un incubo. Alle 20 Deborah raggiunge l’aeroporto di Malpensa e arriva a Bari alle 21,30. In Questura racconterà tutte le violenze subite dalle 22 sino alle 5 del mattino. Altro che fiori, baci e abbracci. Lei era un oggetto e se rifiutava un rapporto sessuale l’algerino si toglieva la cinta dei pantaloni, legava i suoi polsi e la struprava. L’algerino minacciava anche di portare la figlia in Algeria e ad ogni rifiuto scattavano minacce e percosse. La donna era persino minacciata di morte. Una delle armi detenute illegalmente, un pugnale per la precisione, era stato utilizzato dall’algerino per puntarlo al petto della donna mentre una spada era stata rivolta verso la gola. Deborah aveva anche pensato di togliersi la vita ma quando aveva comunicato questa decisione al suo aggressore, l’algerino aveva precisato che solo lui poteva decidere cosa fare della sua vita. L’algerino, che aveva già rilasciato un’intervista a Trm e in serata era pronto a raccontare il suo presunto dramma per la scomparsa di sua moglie in diretta su Rai 3 nella trasmissione Chi l’ha visto, non avrebbe mai immaginato di essere già in trappola. Gli inquirenti hanno provato a chiamarlo per invitarlo in Questura ma il suo telefono era già spento perchè si trovava già all’interno degli studi di Videouno, nella zona Paip 2 di Matera, gli studi in cui Rai 3 effettua i collegamenti da Matera. Quando finisce la trasmissione gli agenti lo invitano a raggiungere la Questura ma nei minuti in cui è in onda su Rai 3 accade un altro episodio decisivo per bloccare Allaoui Kerouchi, che invece di proseguire con la sua auto verso il Palazzo di via Gattini chiama un suo amico algerino al quale ha chiesto di inviare un messaggio sul cellulare di Deborah per invitarla a tornare a Matera, “altrimenti suo marito se ne andrà in Algeria con la bambina”. Gli agenti della Polizia non vogliono rischiare e preferiscono fermare Allaoui Kerouchi in strada. In Questura l’algerino accusa un malore e prova a simulare anche una crisi epilettica. Ricoverato in ospedale è stato dimesso intorno alle 11 e verso le 11,20 è stato introdotto nel carcere di Matera. E’ accusato di maltrattamenti, minacce continuate e aggravate, violenza sessuale aggravata e continuata e detenzione illegale di armi, anche se queste non fanno parte del corpo del reato. Adesso Allaoui Kerouchi è in stato di fermo ma la giustizia italiana non prevede pene severe per reati del genere. Cosa succederà quando l’algerino uscirà dal carcere visto che più volte ha minacciato di uccidere quella che ormai è la sua ex moglie? L’auspicio è che non si ripeta un altro omicidio come quello accaduto nella notte dell’Epifania in cui ha perso la vita un’altra donna materana, Anna Rosa Fontana. Quella sera, tornando a casa, l’algerino ha detto a Deborah che se non eseguiva i suoi ordini avrebbe fatto la stessa fine. Ora non resta che scongiurare un’altra tragedia familiare. Con Nicola Fucarino erano presenti in conferenza stampa anche Luisa Fasano, responsabile della comunicazione e due ispettori, Vito Cicirelli, che guida la seconda sezione per i reati nei confronti di minori e Franco Accetta.
Michele Capolupo