Il Ministero per i Beni e le Attività Culturali anche quest’anno apre gratuitamente per nove giorni, dal 9 al 17 aprile, i luoghi d’arte statali in cui si organizzano eventi e iniziative con l’intento di promuovere l’amore per l’arte e nuove esperienze culturali mettendo in evidenza l’universalità dei nostri tesori, risorsa ineguagliabile e preziosa a disposizione di ogni cittadino, e favorire una maggiore conoscenza e quindi consapevolezza del Patrimonio nazionale, che ci identifica e ci fa riconoscere in tutto il mondo.
Presso il Museo Archeologico Nazionale “Domenico Ridola” a Matera si potrà visitare la Mostra di ritratti di materani illustri, allestita per la ricorrenza del 150° anniversario della proclamazione dell’Unità d’Italia, un nucleo di dodici dipinti su tela che fanno parte delle Collezioni del Museo e furono donati dalla Famiglia Gattini al senatore Domenico Ridola.
Si tratta di 11 ritratti di alcuni tra i più importanti personaggi che hanno dato lustro alla città di Matera, e di una legenda che li identifica come `padri fondatori´ della società e della cultura materana, exempla di virtù e di moralità.
Il corpus di dipinti, eseguito dopo il 1880 dal pittore leccese Luigi Scorrano, sottoposti di recente ad un intervento di restauro nel Laboratorio di Matera della Soprintendenza per il Patrimonio Storico Artistico ed Etnoantropologico, è espressione dell´idea di `unitarietà´ che si voleva conferire alla cultura materana, in qualunque forma essa si esprima, codificata dalle immagini dei più insigni rappresentanti della letteratura e della filosofia, della poesia, dell´arte e della musica dal XVI al XVIII secolo, e persino della fisica e della matematica applicate alla tecnologia , come documentano i ritratti dei `contemporanei´ Cesare Firrao e Giovanni Battista Pentasuglia, testimoni della società e della cultura moderna.
L’esposizione è una delle iniziative che si svilupperanno nel corso dell’anno 2011, finalizzate a valorizzare la figura e le attività di Domenico Ridola, in occasione del centenario della donazione allo Stato delle sue collezioni, attraverso l’esposizione di opere e documenti fin’ora non visibili al pubblico o il riallestimento di alcune parti del percorso museale.
Le ricche collezioni permanenti , che attraverso i reperti esposti narrano la vicenda dell’uomo nel territorio materano dal paleolitico all’età medievale , sono completate delle mostre tematiche “Trasanello…quattro passi nella Murgia materana” e ” La cura dei defunti nel materano tra età tardoantica e altomedievale”, e dalla pregevole raccolta di vasi a figure rosse italioti di età magno greca oltre che dalla sala dedicata alle attività del fondatore.
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La biografia di Giovanni Battista Pentasuglia, personaggio illustre materano celebrato in modo particolare per i 150 anni dell’Unità d’Italia con l’inaugurazione del busto nella Villa comunale dedicata all’Unità d’Italia.
Giovanni Battista Pentasuglia, detto anche “Titta”, nato a Matera il 3 novembre 1821, è una figura centrale nelle celebrazioni del 150° anniversario dell’Unità d’Italia in città.
Avviato alla carriera ecclesiastica presso il Seminario di Palazzo Lanfranchi, allievo dell’arcivescovo Antonio Di Macco, si laureò poi in fisica a Torino e fu Ispettore dei telegrafi ed insegnante di telegrafia elettrica.
Dal 1848 partecipò da volontario a tutti gli eventi bellici combattuti per l’unità d’Italia.
Nel 1860 partì da Quarto con i Mille e fin dal primo momento si distinse tra i volontari: nel giro di pochi giorni gestì strategicamente la rete delle comunicazioni siciliane, fattore decisivo per la conquista dell’isola.
Non fece mancare il suo contributo neppure alla terza guerra d’Indipendenza meritando le lodi e la gratitudine di Giuseppe Garibaldi.
E’segnalata la sua presenza durante i fatti della Comune di Parigi nel 1871 e successivamente anche a Londra .
Dopo l’unità d’Italia sistemò un cavo sottomarino per le comunicazioni telegrafiche tra Sicilia e Sardegna.
Tornato a Matera nel 1866 come Ispettore capo dei telegrafi si impegnò decisamente per portare il telegrafo in città e fu insignito dall’assemblea comunale di una medaglia d’oro.
Morì il 4 Novembre 1880 a soli 59 anni nella casa di via Castelvecchio.