Positivi i risultati 2012 delle aziende lucane con il recupero di 33 milioni e mezzo di euro. Senza i tagli della spending review si sarebbe a un sostanziale pareggio nonostante le prestazioni aggiuntive (extra lea) offerte ai cittadini lucani. Martorano: “Efficientamenti e virtuosità ai massimi livelli, ma ora altri tagli sarebbero pericolosi”
La Sanità lucana ha ridotto del 69 per cento il proprio disavanzo nel corso del 2012, passando da oltre 48 milioni e mezzo a poco più di 15 milioni il contributo aggiuntivo a carico del bilancio regionale rispetto alla quota di riparto del fondo sanitario nazionale. E’ quanto emerge dai dati del bilancio preconsuntivo 2012 delle aziende sanitarie pubbliche lucane che hanno tutte chiuso l’annualità con risultati nettamente migliori rispetto all’anno precedente.
Un risultato, quello di riduzione del disavanzo, che sarebbe stato ancor più evidente (al punto da poter sostanzialmente parlare di un pareggio di bilancio) se non ci fossero stati i tagli della così detta “spending review” che a novembre scorso hanno sottratto al sistema sanitario della Basilicata risorse per quasi nove milioni di euro.
In cifre, il disavanzo passa dai 48 milioni 550mila euro del 2011 ai 15 milioni e 100mila euro del 2012 restituendo, in pratica, al bilancio regionale risorse per 33 milioni 450mila euro. E se non fossero intervenuti i tagli di novembre il disavanzo sarebbe stato di soli 6 milioni e 400mila euro. Un risultato che, sebbene di ore consuntivo, indica un miglioramento talmente netto da non modificare la portata anche a fronte delle possibili variazioni che si dovessero verificare alla definizione dei conti dovessero risultare variazioni.
Va, inoltre, precisato che il disavanzo non è inquadrabile semplicemente come costo maggiore delle prestazioni, trattandosi per larga parte (e col dato attuale probabilmente per oltre la totalità del disavanzo) di una spesa aggiuntiva che le aziende sanitaria della Regione Basilicata sostengono per garantire prestazioni aggiuntive rispetto a quelle previste dai “Lea” (livelli essenziali di assistenza) garantiti dal piano sanitario nazionale, tra i quali, per fare un esempio, figura la campagna vaccinale contro l’Hpv.
“Alla luce di questi dati – spiega quindi l’assessore Martorano – possiamo dire che la Sanità di Basilicata ha portato a compimento quel percorso di virtuosità per il quale si è sempre distinta a livello nazionale e, in particolare, meridionale. Non solo siamo l’unica regione del Mezzogiorno che non è mai stata né commissariata né sottoposta a piani di rientro poiché i disavanzi sono sempre rimasti in una percentuale ritenuta accettabile dalle norme nazionali e sono stati sempre coperti con fondi regionali per garantire più servizi ai cittadini, ma oggi, a fronte di risorse che nella sostanza sono calate, abbiamo ancora migliorato le performance, al punto da essere sempre più attrattivi anche per pazienti di altre regioni, continuando a garantire prestazioni extra agli assistiti lucani. Certo – ha concluso l’assessore – questi dati rappresentano una buona notizia ma allo stesso tempo un monito: efficientamenti e virtuosità per un sistema sanitario regionale che assiste un numero limitato di persone su un territorio troppo vasto sono stati ormai portati al massimo livello e se si continuasse a imporre tagli dall’alto si finirebbe con l’incidere sulla tenuta del sistema”.
MATTIA (PDL), NELLA RIDUZIONE DISAVANZO SANITA’ NON E’ TUTTO ORO QUELLO CHE LUCCICA
“La riduzione del disavanzo 2012 da parte del sistema sanitario regionale si spiega anche con l’introduzione, da ben 19 mesi, del ticket sulla specialista ambulatoriale che, come è noto, è tra i più alti d’Italia e di cui non conosciamo ancora l’esatto ammontare dell’incasso da parte delle due Aziende Sanitarie”. A sostenerlo è il consigliere regionale del Pdl Franco Mattia aggiungendo che “sempre in attesa della proposta di rimodulazione del ticket non si può ignorare che la tassa sulla salute pagata direttamente dalle famiglie lucane ha contribuito a rimettere in ordine i conti e che se c’è un risparmio va a merito degli utenti del SSR . Del resto – continua – la denuncia che proviene dall’Osservatorio Diocesano delle Povertà secondo cui da quando è stato introdotto il ticket le fasce sociali più deboli si curano di meno e fanno meno prevenzione non è di quelle che possono passare inosservate. Invocare addirittura l’intervento di Emergency anche da noi come accade in tanti Paesi sottosviluppati è già di per sé un grave allarme sociale. Inoltre, l’ennesima esaltazione di virtuosismo della spesa sanitaria regionale coincide con i dati diffusi dal Sole-24 Ore Sanità sulla cosiddetta mobilità passiva che segna nel 2011 un saldo negativo per le casse della Regine di 7 milioni 323 mila euro. Questo significa che 23.200 pazienti lucani vanno a curarsi fuori regione con un costo medio a ricovero di 4.048 euro per ciascun lucano che si rivolge a strutture di altre regioni. Una tendenza che riguarda tutte le regioni del Mezzogiorno a conferma che il Nord attrae, il Sud no. Così nel 2011 circa 810mila pazienti meridionali hanno viaggiato in cerca di cure, “muovendo” nel complesso 3,7 miliardi, con saldi positivi però solo al Nord e negativi al Sud. Ma diventa necessario interrogarsi su cosa cercano i pazienti del Sud, al pari di quelli lucani, nelle strutture del Nord. Una risposta che appare evidente “incrociando” i dati sul numero dei “viaggi della speranza” 2011 con quelli degli importi dovuti da una Regione all’altra: alta specialità. Dunque la virtuosità ha un prezzo altissimo che, al di là di quello economico – dice Mattia – si ripercuote sulla vita di tantissimi cittadini e sulle loro famiglie costretti a continuare a curarsi fuori regione. Prendiamo atto che il disavanzo si è comunque ridotto perché questo significa che nella tradizionale manovra di assestamento di bilancio 2013 che ci attende a medio termine saremo costretti a far ricorso solo in parte al “pozzo” delle royalties del petrolio per ripianare i deficit delle due Aziende sanitarie e dell’A.O. San Carlo. La Basilicata, come segnalano le associazioni della sanità privata accreditata, tra cui Sanità Futura, sarà pure tra quelle che produce meno sprechi nell’utilizzo dei finanziamenti pubblici per l’ospedalità pubblica rispetto alle altre regioni italiane, ma il Rapporto Ospedali & Salute, realizzato dall’Aiop, quantifica comunque in 95 milioni di euro la quota di inefficienza regionale. E se a questa cifra aggiungiamo i 45,5 milioni di euro contenuti nella Finanziaria 2012 per coprire i disavanzi accumulati dalle Asl, si supera la cifra record di 140 milioni di euro”.