Il presidente illustra la scelta della Giunta al Consiglio: “Siamo in linea con la posizione delle altre Regioni. Parallelamente dialoghiamo con Roma su soluzioni per l’alluvione”
“La decisone di impugnare quella parte del ‘Milleproroghe’ definita ‘tassa sulle disgrazie’ da parte della Basilicata ha un inquadramento circoscritto e puntuale. Siamo interessati a tenere una relazione forte e di merito con il Governo, ma è giusto far valere le nostre ragioni quando riteniamo che ci siano dei problemi. Non c’è seduta del Consiglio dei ministri nella quale non si decida di impugnare una qualche legge regionale, ora capita che sia la Regione Basilicata a Farlo nei confronti di una legge nazionale, ma queste sono dinamiche a fondamento della democrazia”. Con queste parole, il presidente della Regione Basilicata, Vito De Filippo, ha illustrato al Consiglio regionale la scelta della Giunta di impugnare la così detta “Tassa sulle calamità” che, prevedendo l’automatico aumento al massimo di tutte le imposte nelle regioni colpite da calamità, avrebbe avuto la sua prima applicazione per l’alluvione del Metapontino.
Il presidente ha ribadito di come si tratti di un contrasto su una norma e non di uno scontro tra istituzioni, spiegando anche che per quel che riguarda l’alluvione del Metapontino, “La Regione sta parallelamente portando avanti il dialogo col Ministero dell’Economia e la Protezione Civile per spiegare che, comunque, ci sono glie stremi per un intervento statale, ed evidenziare la palese contraddizione che si verrebbe a determinare per quel che riguarda l’aumento dell’accisa sulla benzina, con un aumento del costo dei carburanti nella regione a cui, invece, era stato promesso uno sconto in virtù delle estrazioni che qui vengono praticate, cosa che finirebbe con alimentare confusione nella gente. Su questi tavoli – ha proseguito De Filippo – la Regione sta anche ribadendo la propria disponibilità a sostituire con propri fondi quelli che potrebbero essere reperiti con l’aumento delle tasse, cosa che già c’è stata nella fase dell’emergenza e che siamo pronti a fare anche per il resto”.
De Filippo, insomma, ha circoscritto la vicenda del ricorso alla sola questione strettamente di merito, spiegando anche come la posizione della Regione Basilicata sia condivisa, al punto che contro la stessa norma hanno ricorso anche Marche e Abruzzo “quest’ultima – ha aggiunto – una Regione dello stesso orientamento politico del Governo” e che “quando la norma fu sottoposta in Conferenza delle Regioni le posizioni furono unanimemente contrarie”.
Quanto al merito dei rilievi costituzionali mossi, il presidente ha anche illustrato al Consiglio un parere del costituzionalista Valerio Onida (giudice costituzionale dal 1996 al 2005) secondo il quale “il ricorso al Fondo nazionale di protezione civile non è invariabilmente condizionato all’evenienza dell’insufficienza dei finanziamenti regionali” bensì attivabile anche in caso di “un evento di rilevanza nazionale”, qualificazione che “non sembra doversi intendere solo nel senso di una sua estensione territoriale ultraregionale, ma piuttosto da intendersi nel senso di un apprezzamento politico che faccia ritenere l’evento di tale portata” che “deve essere compiuto dal Consiglio dei ministri” . Per Onida “una diversa interpretazione, che condizionasse rigidamente l’intervento statale al completo utilizzo da parte della Regione o delle Regioni interessate della potestà tributaria loro riconosciuta, verrebbe in definitiva a negare la ‘rilevanza nazionale” dell’evento”.
LA PROVINCIA DI MATERA SOSTIENE IL RICORSO REGIONALE CONTRO LA TASSA SULLE DISGRAZIE
Il presidente Stella condivide in pieno la decisione della Regione di impugnare la parte del decreto Milleprororgohe che imporrebbe alla popolazione lucana di tassarsi fino all’inverosimile per ripagarsi i danni causati dall’alluvione. Sforzo titanico, disumano e, tra l’altro, del tutto inutile visto che il ricavato non basterebbe a ripagare i danni subiti.
Il ricorso alla Corte Costituzionale era una scelta obbligata, nella logica e nel merito, a cui la Basilicata non poteva sottrarsi: “nell’interesse di una popolazione dilaniata da una congiuntura naturale, oltre che economica, estremamente sfavorevole. Situazione che richiede la completa condivisione e sostegno di tutte le forze politiche lucane. Unità che rafforza il diritto della nostra popolazione ad accedere al Fondo Nazionale di protezione civile. Diritto che non può valere solo per alcuni.”
Come ben evidenziato da De Filippo esistono gli strumenti per poter dare operatività allo stato di calamità e il fondo perequativo previsto dal federalismo solidale rappresenta proprio la soluzione ideale, tra l’altro legalmente prevista dal governo nazionale.
IL RICORSO ALLA CORTE COSTITUZIONALE PER EVITARE UNA BEFFA, OLTRE IL DANNO, ALLA COMUNITA’ LUCANA: INTERVENTO DEL CONSIGLIERE REGIONALE DEL PD LUCA BRAIA
Intendo esprimere una sincera soddisfazione per l’autorizzazione, approvata a maggioranza dal Consiglio regionale, a presentare ricorso di legittimità costituzionale avverso la decisione del Governo nazionale di avvalersi del cosiddetto decreto “Milleproroghe” per intervenire e finanziare la ricostruzione dei danni subiti dagli ultimi eventi calamitosi da cui è stato colpito il nostro territorio: in altre parole l’aumento dei tributi e delle accise sul carburante sino al massimo consentito per legge al fine di integrare le risorse finanziarie regionali.
Siamo consapevoli dei ridotti effetti tangibili che potrà produrre questo ricorso che sarà presentato unitamente alle regioni Marche ed Abruzzo soprattutto dal punto di vista finanziario, pur tuttavia è volontà di questa maggioranza di governo sottolineare che la questione è meramente ed evidentemente politica, oltre che di merito (impugnando la carta costituzionale). Mi riferisco, nello specifico, ai concetti di perequazione e sussidiarietà, un binomio che sorregge anche, persino, il nuovo concetto di federalismo, voluto per innovare e migliorare.
Dalla evidenza alla contingenza, non possiamo porre del resto sulla stessa bilancia la richiesta di sostegno alle disgrazie e l’accordo in itinere nei prossimi giorni per sigillare sulla carta il nuovo percorso che, Stato e Regione Basilicata, intendono intraprendere per la gestione delle risorse degli idrocarburi, il “Memorandum di intesa”.
Conserviamo però intatta la consapevolezza di dover eventualmente rimandare ex post una ferma contrapposizione al provvedimento del governo Berlusconi, per meglio comprendere quali riconoscimenti si intendono assegnare alla Basilicata, con la firma del memorandum di Venerdì prossimo, per il suo cospicuo (e crescente) contributo energetico richiesto dal governo nazionale per il bene della nostra nazione.
Non rientra nello stile della classe politica a cui mi iscrivo, la deprimente logica del ricatto, a cui però, bisogna ammetterlo, troppe volte le politiche messe in campo dal governo nazionale di questi ultimi mesi inducono, è invece mia intenzione , almeno per ora, piuttosto “indossare” la maglia dell’impegno lungimirante, dare forza e sostanza ad una concertazione decisa, determinata e costruttiva , affidata già da tempo al nostro presidente De Filippo, finalizzata quindi a riconoscere rispetto e richiederne in egual misura.
Questa è la dignità che il nostro territorio, il popolo lucano sentono di meritare.
Consigliere regionale del PD Luca Braia
Il commento sulla scelta della Regione Basilicata inviato da Gianni Fabbris di Altragricoltura e Domenico Lence, portavoce del Comitato per la difesa delle Terre Joniche
“Un atto dovuto e una occasione persa, in attesa della politica”
Gianni Fabbris di Altragricoltura e Domenico Lence, portavoce del Comitato per la difesa delle Terre Joniche hanno seguito oggi i lavori del Consiglio regionale di Basilicata che ha deciso a maggioranza di dare il via libera per l’azione presso la Corte Costituzionale di incostituzionalità delle norme previste nel decreto mille proroghe che introducono il criterio per cui ogni regione dovrebbe fare fronte alzando le tasse e l’accisa sui carburanti ai maggiori costi derivanti da eventi e catastrofi ambientali.
Nella lettera che il Comitato aveva inviato al Consiglio ed al Presidente della Regione avevamo definito come un atto importante quello che il Presidente della Regione De Filippo aveva annunciato nei giorni scorsi, un elementare atto di responsabilità nei confronti dei cittadini lucani colpiti dall’esondazione dei fiumi del 2 marzo scorso che hanno tutto il diritto di vedere riconosciute le loro aspettative al pari di quanti negli anni scorsi (e non solo i veneti) hanno già avuto riconosciuto.
Fabbris e Lence, al termine del dibattito in consiglio regionale hanno rilasciato la seguente dichiarazione: “Bene l’azione di costituzionalità, un atto istituzionale dovuto per cui non ci saremmo aspettati di meno dalla nostra Regione, che peraltro lo adotta insieme ad altre regioni discriminate nello stesso modo e che già hanno agito, restiamo piuttosto perplessi dall’occasione persa di un voto non unitario; ci saremmo aspettati il concorso di tutti i consiglieri che avrebbero avuto tutto il diritto di differenziarsi nelle motivazioni ma avevano il dovere di dare un segnale di unità che tutti aspettavamo e per cui va recuperato già nei prossimi giorni un lavoro comune che intervenga nei confronti di tutte le sedi istituzionali e politiche per risolvere gli enormi problemi aperti a due mesi di distanza dal 2 Marzo”. Problemi che incombono come continuiamo a segnalare da settimane e che vanno risolti con urgenza con scelte istituzionali e politiche. Quando la parola passa ai tribunali, purtroppo, il segnale di fallimento della politica è incombente e la politica di cui abbiamo bisogno è quella che da le risposte alle centinaia di aziende e di famiglie colpite dall’esondazione e che oggi non hanno le risorse per poter ripartire nel lavoro e nella produzione. Occorre aprire il contenzioso con il Governo nazionale con forza ed in maniera unitaria ma occorre, anche, trovare i modi per far fronte alle urgenze ed evitare il rischio di danni ulteriori come quelli provocati dalle banche che stanno revocando i conti alle aziende colpite. Continuiamo a chiedere con urgenza che ci siano due iniziative immediate e concrete: la convocazione di un tavolo con l’ABI per concordare modalità di relazione fra sistema bancario ed imprese e famiglie colpite compatibili con gli eventi calamitosi e l’approntamento di un piano che fornisca ai soggetti colpiti anticipazioni garantite da un fondo costituito con risorse regionali. Sono due richieste che avanziamo fin dai primi giorni e che permetterebbero ai cittadini colpiti di capire che si esce dalla navigazione a vista per entrare in una fase concreta in cui è possibile pensare positivamente al futuro nel Metapontino.
La Regione Basilicata impugna innanzi alla Corte Costituzionale la “tassa sulle disgrazie”.
“Violati quattro articoli della Costituzione”. De Filippo” Non possiamo accettare che la Basilicata, per l’alluvione dello scorso marzo, sconti la sperimentazione di una norma ingiusta per una posizione ideologica”.
La Regione Basilicata ha impugnato davanti alla Corte Costituzionale la così detta “tassa sulle disgrazie”, ossia quella norma introdotta dal Governo col decreto legge 225 del 29 ottobre 2010 (il così detto “mille proroghe”) poi convertito nella legge 10 del 26 febbraio scorso, che prevede che in caso di calamità naturali, prima di poter accedere al fondo nazionale di protezione civile, la Regione che ne è vittima debba far fronte ai relativi costi provvedendo a disporre “aumenti, sino al limite massimo consentito dalla vigente legislazione, dei tributi, delle addizionali, delle aliquote ovvero le maggiorazioni di aliquote attribuite alla regione, nonché ad elevare ulteriormente la misura dell’imposta regionale di cui all’art.17, comma 1 del decreto legislativo 21 dicembre 1990, n.398 (ossia quello sulle accise per i carburanti), fino ad un massimo di cinque centesimi per litro, ulteriori rispetto alla misura massima consentita”.
La Regione Basilicata, con l’alluvione dello scorso 1 marzo che ha creato forti danni in particolare nel Metapontino, sarebbe stata la prima regione a dover applicare tale norma, con la conseguenza paradossale non solo di tassare ulteriormente chi aveva subito danni, ma anche che di far pagare i carburanti più che nel resto d’Italia al territorio che maggiormente contribuisce all’approvvigionamento energetico del Paese.
Così la Giunta regionale, nel corso della seduta dello scorso 18 aprile, ha deciso di costituirsi in giudizio innanzi alla Corte Costituzionale per impugnare il provvedimento. Ad avviso dell’esecutivo lucano, la norma del “mille proroghe” sarebbe in contrasto con ben 4 articoli della Costituzione e precisamente gli articoli 1, 3, 118 e 199.
Il ricorso alla Costituzione, firmato da due avvocati della stessa Regione, il dirigente dell’Ufficio Legale, l’avvocato Antonio Pasquale Golia, e l’avvocato Maurizio Roberto Brancati, evidenziano, tra l’altro, come la norma impugnata prevede che l’accesso al Fondo nazionale possa avvenire o quando i mezzi della Regione siano insufficienti o quando ci si trovi di fronte a eventi straordinari di “rilevanza nazionale”, ma osserva come questa seconda ipotesi venga lasciata a un “apprezzamento politico che faccia ritenere l’evento d’importanza tale da meritare un intervento di solidarietà dell’intera comunità nazionale” creando una disparità tra questi eventi, che, con decisione del Governo, sarebbero posti a carico dell’intera collettività nazionale, e quelli che sarebbero lasciati al solo finanziamento delle Regioni. La norma, sostengono inoltre i due legali, vedrebbe “l’autonomia finanziaria delle Regioni lesa dalla costrizione a promuovere l’aumento del gettito tributario pena l’impossibilità di poter avanzare richiesta di accesso al fondo nazionale” e non rispetterebbe il dettato costituzionale con “una disciplina che scarica solo su di una parte istituzionale il peso economico di azioni volte a fronteggiare emergenze naturali assolutamente di forza maggiore e acclarati quali eventi che, per intensità ed estensione, debbono essere fronteggiati con mezzi e poteri straordinari”.
“Quello che abbiamo messo in campo – ha spiegato il presidente della Regione Vito De Filippo – è un atto volto alla tutela della legge e dell’Unità nazionale che non può essere in alcun modo essere letto come atto ostile a qualcosa o a qualcuno e significativo in tal senso è il fatto che procediamo parallelamente sulla stessa strada del ricorso alla Corte Costituzionale con altre Regioni di orientamento politico tra loro differente, come l’Abruzzo e le Marche. Ciò che ci ha spinto a questa decisione – ha aggiunto De Filippo – è per un verso il voler tutelare anche in questo caso un principio di eguaglianza tra i territori e di unitarietà del Paese, e per l’altro la necessità di risarcire i danni che il territorio, gli agricoltori, gli operatori economici e i cittadini della Basilicata hanno subito a seguito dell’alluvione dello scorso marzo. Lo straordinario impegno messo in campo a livello lucano, per il quale ringrazio l’intera giunta a partire dagli assessori alla Protezione Civile Rosa Gentile e all’Agricoltura, Vilma Mazzocco, le ingenti risorse messe subito a disposizione pur nelle ristrettezze del bilancio regionale, l’impegno indistinto dei parlamentari lucani, di tutti gli schieramenti, da soli non bastano a risollevare famiglie e aziende messe letteralmente in ginocchio da quell’evento calamitoso. E non possiamo accettare il rischio che si paghi una posizione ideologica di chi vuole sperimentare la ‘tassa sulle disgrazie’ sulla pelle dei lucani, contro ogni logica e contro anche la ragionevolezza con cui la stessa Regione Basilicata si è proposta di coprire, con fondi propri, la somma che sarebbe possibile recuperare con la maggiore tassazione su quella che è la regione a minor gettito imponibile d’Italia. Il ricorso alla Corte Costituzionale per far valere le proprie Ragioni contro un’altra istituzione dello Stato non è mai una cosa semplice o un motivo di soddisfazione, ma, con senso di responsabilità, abbiamo intrapreso questa strada a tutela degli interessi dei lucani, oggi, e dell’Intero Paese in generale perché non ce ne erano più altre”.