“Il Piano presentato nei giorni scorsi da Sogin per completare la bonifica ambientale delle 4 centrali nucleari italiane, dei 4 impianti del ciclo del combustibile e per realizzare il Parco Tecnologico, con un investimento di 6,5 miliardi di euro (75 milioni di euro sarebbero destinati a Rotondella), ci auguriamo, possa raggiungere l’obiettivo da sempre perseguito in primo luogo dalle comunità del Metapontino, dalle associazioni ambientaliste e dai comitati popolari, di messa in sicurezza, una volta per tutte, del Centro Enea di Rotondella. Un obiettivo che richiede però ancora grande vigilanza istituzionale e attenzione da parte di tutta la popolazione”. E’ il commento dl vicepresidente del Consiglio Regionale Nicola Benedetto sottolineando che “inoltre, se così è, si presenterebbe una grande opportunità ed occasione per l’occupazione diretta ed indotta visto che, secondo i dati Sogin, le attività di decomissioning delle vecchie centrali nucleari italiane produrranno complessivamente, nei prossimi 15-20 anni, 12.000 nuovi occupati nell’indotto diretto, oltre a 7 nuovi posti di lavoro dell’indotto per ogni milione di euro investito nello smantellamento degli impianti. Non va sottovalutato – aggiunge – che la copertura dei costi peserà comunque sulla bolletta elettrica di ogni utente attraverso la componente A2 della tariffa elettrica, oggi pari a 0,1 cent/kWh, su un costo medio di 18,9 eurocent/kWh (0,5% del totale). Ciò, insieme alle attività che vedono da anni la Regione in prima fila attraverso il Tavolo della Trasparenza , che ha istituzionalmente la funzione e la finalità di assicurare la vigilanza e l’informazione su tutte le attività svolte per la messa in sicurezza dei materiali radioattivi presenti nel sito della Trisaia di Rotondella ed in generale su ogni attività di rilievo nel settore della tutela della salute e dell’ambiente dal nucleare, ci deve sollecitare a riprendere il confronto con Sogin ed Enea per avere il massimo dell’informazione sul cronoprogramma degli interventi, sulle gare di appalto dei lavori e l’occupazione diretta ed indotta. Altro compito istituzionale – continua Benedetto – è quello di vigilare sulle fasi di attuazione dello specifico progetto che riguarda i contenitori per le barre di uranio di Elk River e il “trattamento della condotta a mare dismessa negli anni scorsi e la sua caratterizzazione radiologica”. La Sogin ha precisato che non sarà prodotto “alcun impatto, sia radiologico sia convenzionale, sull’ambiente” e che dai risultati delle “centinaia di misure sulle matrici alimentari e ambientali” eseguiti finora, emergono “impatti ambientali radiologicamente irrilevanti”. Si tratta di verificare appunto le affermazioni di fonte Sogin, tenendo sempre alto il livello di attenzione istituzionale e di mobilitazione popolare sul Deposito nazionale e sulla scelta nucleare che, auspichiamo, il Governo che verrà e il Parlamento appena insediato bocceranno definitivamente.
Quanto alla cosiddetta “nuova policy di committenza” di cui parla l’ad Sogin Nucci, mantenendosi ai massimi livelli di sicurezza e di compatibilità ambientale, con il passaggio dal 34% di gare pubbliche svolte nel 2010 all’85% nel 2012 e la qualificazione di 350 imprese italiane, Benedetto sostiene che “specie in un momento di grave crisi per l’imprenditoria è necessario cogliere questa occasione anche da parte delle imprese lucane”.