“La moratoria dell’IMU – che complessivamente in Basilicata produce un gettito di 116,7 milioni di euro, con in media 131 euro sulla prima casa e 190 euro per altri immobili – produrrà benefici ai contribuenti lucani ma l’emergenza è disinnescare gli aumenti della TARES, riformare il fisco per renderlo più equo e dare certezza di risorse aggiuntive per la cassa in deroga”.
A sostenerlo è il segretario regionale della UIL Basilicata Carmine Vaccaro evidenziando i dati più significativi sull’ IMU contenuti nel Rapporto sulla fiscalità locale realizzato dal Centro Studi Uil Basilicata: il gettito in valori assoluti ammonta a 65,8 milioni di euro di competenza dei Comuni Lucani (14,9 milioni di euro per la prima casa e 50,9 milioni di euro per gli altri immobili), mentre 50,8 milioni di euro sono di competenza dello Stato centrale. I versamenti per quanto riguarda l’IMU sulla prima casa sono stati 113.687; mentre per gli altri immobili sono stati 535.817. L’aliquota media applicata per le prime case in Basilicata ammonta al 4,14 per mille (più 3,5% rispetto all’aliquota base), più bassa della media nazionale (4,23 per mille). Mentre per gli altri immobili l’aliquota media applicata è dell’8,21 per mille ( più 8% in più sull’aliquota base), più bassa della media nazionale (8,78 per mille).
Sono 24 i Comuni che hanno aumentato l’aliquota dell’IMU sulla prima casa (il 18,4% del totale); 100 Comuni hanno mantenuto l’aliquota di base del 4 per mille (76,3% del totale), mentre soltanto 7 Comuni hanno diminuito l’aliquota (il 5,3% del totale).
Per quanto riguarda gli altri immobili sono 44 i Comuni che hanno aumentato l’aliquota (il 33,6% del totale); 85 Comuni hanno mantenuto l’aliquota di base del 7,6 per mille (64,9% del totale), mentre soltanto 2 Comuni hanno diminuito l’aliquota (il 1,5% del totale).
Peculiarità è che soltanto 4 Comuni hanno previsto un’aliquota differenziata per gli immobili affittati con canone concordato rispetto alle seconde case, mentre la stragrande maggioranza dei Comuni ha applicato la stessa aliquota.
Per quanto riguarda l’aliquota degli immobili rurali, in 56 Comuni non si paga l’imposta, in 8 Comuni si paga un’aliquota ridotta rispetto all’aliquota base del 2 per mille; nel resto dei Comuni (73), si paga l’aliquota di base.
Quasi tutti i Comuni hanno equiparato a prima casa le abitazioni dei ricoverati in lungodegenza e degli italiani residenti all’estero, mentre se si esclude 1 Comune che ha previsto maggiori detrazioni per disabili e over 65 anni, tutti gli altri hanno applicato le detrazioni previste dalla normativa nazionale (200 euro per tutti più 50 euro per ogni figlio minore di 26 anni).
Ad oggi – aggiunge Vaccaro – tra aumenti di imposte per la TARES e il fabbisogno per gli ammortizzatori in deroga (1,5 miliardi di euro), occorre trovare tra le pieghe dei Bilanci pubblici 3,4 miliardi di euro. D’altronde, con gli aumenti previsti, la TARES peserebbe, nel 2013, per una casa di 80 mq., più dell’IMU. In ogni caso per quanto riguarda l’IMU sulla prima casa, non c’è alcun dubbio che essa vada alleggerita non genericamente, ma con un sistema legato al reddito ISEE. Così come non vorremmo che, a causa dell’incertezza sulla persistenza dell’IMU, i Comuni a corto di liquidità siano costretti ad aumentare l’IRPEF, che già pesa per 142 euro medi per singolo contribuente. E’ pertanto positivo – spiega il segretario UIL – rivedere l’IMU nell’ambito della revisione complessiva del federalismo fiscale: a tal fine sarebbe opportuno riunire in un’unica imposta l’Imu e la TARES con l’eliminazione dell’Addizionale Comunale IRPEF. E’ questo un modo per iniziare a diminuire le tasse sul lavoro. D’altronde già in campagna elettorale la UIL aveva posto il tema di una riforma complessiva della fiscalità locale, perché se si procede per singoli punti si corre il rischio di dare risposte a un tema sentito come quello dell’IMU, ma il risultato potrebbe essere quello di aumenti della pressione fiscale dell’IRPEF locale e della TARES. Il peso dell’IMU e delle Addizionali Comunali IRPEF, in Basilicata (246mila contribuenti) pari al 13,1% sul totale del gettito dell’IRPEF nazionale – conclude Vaccaro – è un dato significativo che riporta d’attualità il tema del federalismo fiscale e della rilevanza che ha a livello locale la partita per un fisco più equo. Oggi il territorio ha la facoltà concreta di attuare le misure coerenti con l’obiettivo di far pagare di più chi ha di più, attraverso un mix di interventi sulle imposte, sull’intensificazione della lotta all’irregolarità fiscale e lavorativa, con la riqualificazione della spesa pubblica degli Enti Locali”.