Cna Basilicata esprime assoluta contrarietà ad aumento dell’IMU su negozi e capannoni per coprire abolizione sulla prima casa.
La notizia sta circolando in queste ore: l’eventuale abolizione dell’Imu sulla prima casa potrebbe essere “coperta” con l’aumento dell’imposizione sulle attività produttive.
“Se le notizie circolate in questi ultimi giorni fossero vere, afferma Leo Montemurro Segretario regionale Cna, sarebbe una catastrofe per centinaia di migliaia di micro e piccole imprese , sempre più alle prese con problemi drammatici per far quadrare i propri bilanci sempre più segnati da un quadriennio di profonda crisi , e sempre più in crisi di liquidità .
I dati oggettivamente comparabili dell’ultimo anno ci dicono che nel 2012 a causa del passaggio da Icim ad Imu la quasi totalità degli imprenditori, a partire da quelli di dimensioni minori, hanno subito un raddoppio del prelievo sugli immobili.
Le ultime stime del Centro Studi Cna, continua Montemurro, sono di pessimo auspicio per le imprese. Infatti nel 2013, con l’aumento di 5 punti del coefficiente moltiplicatore, che salirà da 60 a 65, l’Imu sui capannoni costerà alle imprese circa 270 milioni di euro in più rispetto a quanto pagato nel 2012. A titolo esemplificativo sono stati gli alberghi a pagare l’IMU più pesante, mediamente 11.429 euro ( + 4.740 euro rispetto al 2011); a seguire 7.325 euro la grande distribuzione (+3.020), 5.786 euro i capannoni (+2.385 euro), 3.352 euro per i piccoli industriali (+1.376), 1.835 per gli uffici dei liberi professionisti (+1.030), 894 euro per i commercianti (+494 euro).
Ma forte e’ la delusione, conclude Montemurro, allorquando si parla di un ulteriore aumento della pressione fiscale indiretta sulle imprese minori, a fronte di una contrazione del Pil per il 2013 del 1,4%, dei consumi interni ormai in caduta libera e di un livello della disoccupazione mai raggiunto anche negli anni di crisi piu’ profonda? È’ bene che i politici si rendano conto in tempi brevi e facciano tesoro per bene di un concetto : senza la piccola impresa in Italia con c’è’ nessuna prospettiva di sviluppo credibile, non c’è’ nella di serio a favore delle nuove generazioni, in poche parole non c’è futuro.