“Il Consiglio comunale di Matera era chiamato ad approvare nell’ultima seduta del 16 maggio 2013 il Codice etico ma il testo preparato in Commissione non è stato accettato dal Consiglio comunale perchè carente di passaggi fondamentali come il rapporto con la Magistratura e la definizione delle procedure meritocratiche per gli incarichi da affidare a soggetti terzi, come previsto nella Carta di Pisa. E’ quanto sostiene il Consigliere comunale della Lista Stella Enzo Acito che aggiunge: “Il testo del Codice Etico non è stato approvato per queste ragioni e assieme ad altri Consiglieri abbiamo ritenuto opportuno riportare la discussione in Commissione affinchè venga adottato il testo integrale della Carta di Pisa, già utilizzato da altre Amministrazioni Comunali”.
Michele Capolupo
Sulla mancata approvazione del Codice Etico si registra anche anche un intervento del Consigliere comunale del gruppo misto Michele Paterino.
Tra i motivi che mi indussero a presentare alcuni mesi fa (aprile 2012) l’ordine del giorno di adozione di un codice etico per gli amministratori fu la considerazione che da qualche tempo i cittadini hanno accumulato nei confronti della politica e delle istituzioni in generale sentimenti di disagio, perplessità e inquietudine anche a causa del moltiplicarsi di scandali giudiziari in cui risultano implicati responsabili della cosa pubblica a tutti i livelli. Questi fatti sicuramente contribuiscono ad alimentare sempre di più la crisi nel rapporto tra istituzioni e cittadini, tra partiti e società allontanando persone, risorse, competenze dalla politica, impoverendo e indebolendo conseguentemente la democrazia.
Dunque l’adozione di un codice etico vuole essere un tentativo di promuovere comportamenti politicamente ed eticamente corretti all’interno della P.A., ispirati a principi di trasparenza, legalità e buona amministrazione. Sicuramente non è sufficiente dotarsi di un codice etico per essere eticamente corretti e socialmente responsabili. E’ evidente che per poter avere effetti positivi sul rapporto con gli elettori è necessario che i doveri contenuti nel codice vengano praticati, e che quindi ci sia la possibilità di poter verificare i comportamenti assunti dagli amministratori e dalla burocrazia comunale, altrimenti rischia di rimanere una inutile elencazione di buone intenzioni. Le norme di comportamento indicate nel codice possono considerarsi degli atti di indirizzo e il malcostume politico e non si contrasta con la chiara identificazione dei comportamenti corretti.
Può un politico suggerire al dirigente il contenuto di un certo atto? Caldeggiare la promozione o l’assegnazione di un incarico senza un procedura trasparente? Chiedere al dirigente di designare una persona come componente di una commissione di gara? E’ giusto sollecitare l’adozione di provvedimento discrezionale? E’ giusto intervenire per soddisfare le richieste di un diritto di un cittadino se contestualmente ciò comporta il prolungamento e l’attesa di qualcun altro? E’ opportuno che un consigliere ( ingegnere,architetto, geometra,) possa per esempio presentare emendamenti ed approvare provvedimenti per es. di natura urbanistica che potrebbero produrre vantaggi ed utilità per imprese con le quali gli stessi amministratori hanno rapporti di tipo professionale?
Come pure risulta difficile valutare l’impatto delle decisioni pubbliche sugli interessi privati, è difficile escludere che le prime siano state influenzate dai secondi…
Nella realtà probabilmente alcuni amministratori pongono in essere questi comportamenti, altri li evitano non perché siano vietati dalle norme, ma perché li ritengono poco consoni all’immagine che si vuole offrire agli elettori. E’ evidente che l’etica non è acquistabile, né trasferibile è il frutto di precise e consapevoli scelte individuali e di piccoli e quotidiani comportamenti corretti.
Valutare la correttezza di un comportamento può essere difficile per gli interessati e può esserlo anche per gli elettori, chiamati a rinnovare o non rinnovare la fiducia accordata agli eletti in assenza di parametri certi e sulla base di informazioni incomplete in ordine alla condotta da tenere. Per questo considero opportuno una codificazione delle regole di etica pubblica a cui devono attenersi sia il personale politico e ancor prima la burocrazia pubblica, ove risiede il vero poter decisionale e discrezionale nella gestione delle risorse pubbliche.
Nel codice vengono trattati temi (trasparenza, finanziamento dell’attività politica, rapporti con i cittadini, con l’amministrazione, con i mezzi di comunicazione, elencati i divieti (clientelismo, conflitto di interessi, pressioni indebite, ecc. ecc.) ritengo in modo molto generico. Cosa manca? Per esempio chi controlla se un amministratore si attiene alle linee di condotta contenute nel codice etico? Controllo che si potrebbe affidare ad una personalità indipendente o ad un organismo composto da rappresentati di associazioni di cittadini. Quali sanzioni sono previste in caso di inadempimento? Sarebbe stato opportuno recepire integralmente quanto previsto dall’art. 21 della Carta di Pisa (codice etico per promuovere la cultura della legalità e della trasparenza negli enti locali) “In caso di mancato rispetto delle disposizioni contenute nel codice gli amministratori che sono vincolati al rispetto delle sue disposizioni o si sono volontariamente impegnati in tal senso devono assumere tutte le iniziative necessarie, dal richiamo formale, alla censura pubblica, al fine di assicurarne l’ottemperanza ovvero sanzionarne l’inadempimento. In caso di ritardo o inerzia dei soggetti sopraindicati nell’assumere le misure previste dal Codice in caso di inadempimento, i gruppi politici in consiglio comunale, i cittadini e i portatori di interesse sollecitano gli amministratori al rispetto delle corrispondenti disposizioni.
In conclusione adozione o meno del codice etico va evidenziato che alla fine i giudici che decidono i livello e la soglia di tollerabilità di certi comportamenti di chi riveste funzioni pubbliche sono gli elettori i quali a mio avviso non sono esenti da responsabilità quando scelgono da chi farsi rappresentare.
Michele Paterino, Consigliere comunale gruppo misto
la carta di Pisa è ben eleborata e completa. sono delle norme comportamentali che , comunque, non hanno valore prescrittivo.
Gli “sfacciati” e ce ne sono tanti – i più-lo sottoscrivono e lo adottano di Domenica dalle 9,00 alle 9,30.
Alla fine è meglio di niente!
Non bisogna sottovalutare anche la grassa ignoranza della classe politica, si parla senza sapere neppure di che. Cominciamo col dire che il codice etico non è un panino con la mortadella e la sussiarietà un fragrante corneto ed anche questo è già un buon punto di partenza.