I militari del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale Carabinieri di Matera hanno dato esecuzione nei giorni scorsi a due ordinanze di custodia cautelare in carcere, nei confronti di due uomini, e ne hanno denunciato un terzo, tutti accusati di aver minacciato i soci di un’impresa edile di Ferrandina allo scopo di farsi assegnare una parte cospicua dei lavori di costruzione di un condominio di quella città.
I particolari sono stati illustrati in mattinata presso il Comando Provinciale Carabinieri di Matera.
S.P. (classe 1957, di Altamura), e V.L. (classe 1976, di Altamura), cognato del primo, entrambi operai, arrestati rispettivamente il 4 ed il 14 maggio in esecuzione di ordinanze di custodia cautelare emesse dal gip del Tribunale di Matera dott.ssa Angela Rosa Nettis, sono ritenuti responsabili di aver sottoposto i soci di un’impresa edile di Ferrandina a pressioni psicologiche e a pressanti intimidazioni, sempre più intense, fino a rivolgere loro delle minacce gravi, anche in concorso con due persone armate, in via di identificazione, al fine di costringere la società ad affidare loro i lavori di intonaco interno ed esterno (il cui valore ammontava a circa 200.000 euro), da eseguirsi nel cantiere di un condominio in costruzione a Ferrandina.
V.G., mprenditore di 47 anni di Ferrandina, invece, è stato raggiunto da informazione di garanzia, perché a lui gli inquirenti hanno riconosciuto di aver partecipato solo in alcune fasi e con condotte meno gravi alle intimidazioni poste in essere da S.P. e V.L..
L’indagine è stata avviata dalla denuncia sporta a marzo 2013 presso la Stazione Carabinieri di Ferrandina dall’amministratore unico di una impresa edile di quel centro, convinto a sporgere denuncia dai militari della Stazione, all’indomani della minaccia a mano armata che egli aveva subito nel suo ufficio.
Le indagini dei carabinieri del Nucleo Investigastivo del Comando Provinciale di Matera, coordinati dal Sostituto Procuratore della Repubblica del Tribunale di Matera, dott.ssa Annafranca Ventricelli, si sono protratte per circa due mesi e sono state concentrate sin da subito sugli odierni indagati, accertandone le responsabilità e distinguendone il ruolo nella vicenda.
In particolare, è stato ricostruito quanto segue:
nella fase precedente l’affidamento dei lavori, a gennaio, S.P. e V.L. (i due operai arrestati) si presentarono presso la società di Ferandina proponendosi per l’esecuzione delle opere in muratura; nonostante il rifiuto dell’amministratore unico, essi continuarono a caldeggiare la loro causa, anche a mezzo dell’imprenditore di Ferrandina che conoscevano già;
come accertato, in una seconda occasione, S.P. si presentò presso il committente recando con sé documenti intestati a terzi ed addirittura scaduti di validità allo scopo di ottenere l’assegnazione dei lavori; un’altra volta, V.G. chiese al suo compaesano di assegnare a lui i lavori, che successivamente egli avrebbe affidato ai due operai arrestati; in entrambi i casi il denunciante non acconsentì alle richieste;
l’8 marzo, S.P. accompagnò sino all’ufficio della società due suoi emissari, armati di pistola, che picchiarono e minacciarono di morte l’amministratore unico ed un socio dell’impresa edile lì presente, accusandoli di non aver affidati i lavori ai loro mandanti;
convinti di aver ottenuto quanto volevano, S.P. e V.L. (i due operai arrestati) si recarono da V.G., invitandolo a tornare dalle vittime, poiché ritenevano che, dopo l’intimidazione a mano armata, il lavoro sarebbe stato assegnato a loro;
in realtà, i lavori del valore di oltre 200.000,00 € erano già stati assegnati a prezzo più vantaggioso ad altra impresa che aveva presentato i documenti in regola; nel corso delle indagini, i carabinieri hanno accertato che anche l’amministratore di quest’ultima impresa aggiudicataria era stato avvicinato e minacciato dai due operai arrestati, che pretendevano che i lavori venissero a loro subappaltati, almeno in parte;
i carabinieri hanno altresì accertato che, prima dell’intimidazione dell’8 marzo, gli operai arrestati avevano espresso anche a V.G. (l’imprenditore locale denunciato) il proposito di attuare un’azione ritorsiva per punire l’amministratore unico di Ferrandina che aveva negato loro i lavori; in quell’occasione, V.G. espresse agli operai arrestati il proprio dissenso, e si può ritenere che da quel momento non sia stato più informato dai suoi complici sui successivi atti intimidatori.
I due altamurani rispondono anche, in concorso con gli ignoti emissari, del porto e detenzione di arma comune da sparo, per l’intimidazione avvenuta la sera dell’8 marzo.
S.P., è stato arrestato il 4 maggio; interrogato in carcere, ha ammesso parzialmente le contestazioni mossegli, ed in considerazione di una non ottimale condizione di salute gli sono stati concessi gli arresti domiciliari l’11 maggio.
V.L., già destinatario di informazione di garanzia notificatagli il 4 maggio, è stato arrestato il 14 maggio; è attualmente ristretto nel carcere di Matera.
V.G., già destinatario di informazione di garanzia notificatagli il 4 maggio, è stato interrogato lo stesso giorno, ed ha reso dichiarazioni tuttora al vaglio degli inquirenti.
La comunicazione alla stampa è stata ritardata perché indispensabile al fine della prosecuzione delle indagini; non si escludono ulteriori sviluppi.
Nel corso delle indagini, il Sostituto Procuratore della Repubblica, dott.ssa Annafranca Ventricelli, collaborata dai carabinieri del Nucleo Investigativo e e della Sezione di Polizia Giudiziaria del Tribunale di Matera, ha proceduto personalmente all’escussione di persone direttamente e/o indirettamente inserite nel contesto dei fatti, acquisendo elementi genuini di responsabilità penale a carico degli indagati.
Si sottolinea che le vittime hanno attivamente e pienamente collaborato con gli inquirenti, fornendo utili elementi alle indagini e dimostrando di voler mantenere incontaminato un territorio popolato da piccole realtà imprenditoriali laboriose e moralmente sane.
Riportiamo l’invito proprio del sig. Procuratore della Repubblica di Matera, dott.ssa Celestina Gravina, che facciamo nostro e speriamo di trasmettere agli imprenditori locali, a non esitare mai a denunciare simili reati.
Che facce di m….
Fiero del coraggio dell’imprenditore!!!! distruggiamo questa feccia