Era il 1923, quando il fagiolo rosso scritto del Pantano di Pignola partecipava alla Fiera Campionaria di Napoli, come testimonia il numero straordinario del settembre dello stesso anno pubblicato su “Terra Lucana” organo mensile della cattedra provinciale di agricoltura di Potenza e delle altre istituzioni agrarie e zootecniche, periodico di propaganda agricola degli anni venti.
Oggi a distanza di 90 anni da allora, il fagiolo rosso ritorna ad animare il capoluogo campano partecipando alla manifestazione “Verso il Mercato della Terra” che si svolge sabato 25 maggio presso La Città della Scienza a Napoli. L’iniziativa è finalizzata a sostenere la ricostruzione della Città della Scienza, dopo i tragici accadimenti del 04 marzo scorso, che hanno visto andare distrutto a causa di un incendio doloso parte delle strutture di questa importante sede del sapere.
Il Fagiolo rosso scritto del Pantano di Pignola è entrato a far parte dei Presidi italiani di Slow Food. Il progetto, finanziato dai fondi raccolti dal progetto “Alleanza tra i cuochi e i Presidi Slow Food 2012”, è stato realizzato e curato dalla fondazione Slow Food per la Biodiversità che ha come obiettivo quello di tutelare la biodiversità, i saperi produttivi tradizionali e dei territori, che oggi si uniscono all’impegno a stimolare nei produttori l’adozione di pratiche produttive sostenibili, pulite, e a sviluppare anche un approccio etico (giusto) al mercato.
Si tratta di un nuovo riconoscimento per l’ecotipo di fagiolo rosso scritto di Pantano di Pignola che è, infatti, già inserito tra le produzioni agricole storiche della Regione Basilicata in base al Decreto del Ministero per le Politiche Agricole e Forestali (MiPAF) dell’ 8 settembre 1999, n. 350 “Regolamento recante norme per l’individuazione dei prodotti tradizionali”.
Il recupero di questo ecotipo di fagiolo, detto “Fagiolo Rosso Scritto”, coltivato nella piana del Pantano nel comune di Pignola, iniziato nel 2009 ad opera dell’Azienda Agricola Sperimentale ALSIA con l’ausilio della Comunità Montana “Alto Basento”, ha portato alla costituzione dell’Associazione dei coltivatori custodi di questo legume ed a una azione di valorizzazione e di riscoperta, anche dal punto di vista culinario, di cui oggi il riconoscimento avuto con la costituzione del Presidio di Slow Food è un ulteriore riscontro.