Oltre 100mila capi allevati in 3500-4000 aziende, per i tre/quarti a conduzione familiare e con una trentina di aziende-allevamenti organizzati attraversa “filiera”, una “nicchia” di razze autoctone tra cui il suino nero che comunque non superano il migliaio di capi: sono questi i numeri principali della suinicoltura lucana al centro del Progetto di Filiera legata ad un modello specifico agro-alimentare che prevede la realizzazione di un sistema di imprese a rete (dall’allevamento, alla traformazione-stagionatura, alla commercializzazione e ristorazione) presentato ieri dalla Cia-Confederazione Italiana Agricoltori a Tricarico. Al convegno sono intervenuti i dirigenti nazionali della Cia Umberto Borelli (Ufficio Zootecnico), Carmelo Gurriero (Gruppi Interesse Economico), il presidente nazionale dell’Associazione Nazionale Allevatori Suinicoli Mauro Testa, l’Assessore regionale all’Agricoltura Nicola Benedetto e il presidente della Cia lucana Donato Distefano. Il Comitato di prodotto – proposta sostenuta dal cartello di associazioni di categoria “Agrinsieme”, con il sostegno del mondo della cooperazione agricola e degli allevatori – è il primo impegno operativo che vedrà a breve convergere l’impegno anche del Dipartimento Asia, Inea e Sviluppo Basilicata allo scopo di mettere le basi per un sistema a rete di Filiera.
La consistenza degli allevamenti – è stato sostenuto a Tricarico – è seriamente compromesso dall’art. 62 del decreto liberalizzazioni che, in concreto, in Basilicata di fatto blocca 50 mila capi suini destinati all’ingrasso. Di qui la sollecitazione a risolvere la questione insieme ad alcune emergenze tra le quali una maggiore collaborazione allevatori-organismi addetti ai controlli e verifiche nelle stalle, la semplificazione di adempimenti onerosi ed eccessivamente burocratici, la creazione di un Fondo auto per l’adeguamento delle strutture di allevamento e per l’acquisto del mangime. A medio periodo la Cia propone la definizione di un Piano Suinicolo Regionale all’interno della nuova Pac 2014-2020 per superare l’handicap dell’assenza dalle precedenti programmazioni Feasr-Psr Basilicata.
Come metodo di lavoro – ha sostenuto il presidente della Cia Donato Distefano – registriamo la disponibilità dell’assessore Nicola Benedetto intanto all’ascolto e alla concertazione, come ha testimoniato nel suo intervento a Tricarico. Abbiamo anche apprezzato la volontà dell’assessore di individuare un percorso comune in direzione della Filiera che può contare su produzioni d’eccellenza quali il prosciutto di Marsicovetere, la salsiccia di Cancellara, i salumi del Melandro e della Collina Materana. In proposito rilanciamo la necessità di un marchio lucano per rafforzare l’identificazione e la comunicazione dell’origine del prodotto sino allo sviluppo della dop.
La Cia – conclude Distefano – intende sostenere in particolare i progetti del segmento degli allevamenti estensivi e bradi, e l’implementazione delle razze autoctone lucane, che è l’ulteriore segmento produttivo che dovrà vedere un’attenzione specifica all’interno delle politiche di sviluppo rurale, ed in particolare per l’ultima annualità delle iniziative d’investimenti legati al Psr 2007/2013, e ai Pif (Programmi integrati di filiera) in grado di valorizzare la specifica filiera delle produzioni suinicole, uno dei simboli del “made in Lucania” e quindi del mangiare lucano. Con i salumi, infine, si rafforza il legame con il territorio e i progetti di turismo rurale, di cui l’enogastronomia è il più forte attrattore, per integrare il reddito delle famiglie rurali.
Mag 29