La portavoce del Movimento 5 Stelle alla Camera, la deputata e cittadina Mirella Liuzzi, ha presentato un’interrogazione parlamentare per chiedere al Ministro della Giustizia di riconsiderare i criteri per l’accorpamento del Tribunale di Melfi poiché nel provvedimento non sono state osservate le caratteristiche del territorio, i costi e le funzioni del Tribunale oggetto della soppressione.
L’interrogazione non ha lo scopo di interporsi all’urgente riforma della giustizia, ma anzi sottolinea l’esigenza di uno studio accurato che preceda la riorganizzazione degli organi giudiziari in un’ottica di razionalizzazione delle risorse. Liuzzi sottolinea che: “la riorganizzazione dei Tribunali, non può prescindere da uno studio accurato e non può ignorare caratteristiche come l’estensione del territorio, il carico di lavoro e la funzione di contrasto alla criminalità organizzata”.
L’Ufficio Giudiziario melfese – secondo i dati del Ministero della Giustizia- è il terzo in Basilicata; si trova in un’area strategica a forte presenza industrializzata e ricopre un’efficace funzione preventiva contro la malavita sia pugliese che calabra.
La presenza di un carcere di terzo livello nella città lucana è una peculiarità non di poco conto. Un possibile accorpamento del Tribunale in questione al Foro di Potenza, determinerebbe come conseguenza un trasferimento continuo di detenuti su una percorrenza di 60 km – su una strada ad alta pericolosità – con costi rilevanti per lo spostamento di Magistrati, Avvocati e Polizia Penitenziaria di scorta.
Il dubbio del provvedimento è sorto anche in Senato. Infatti a Palazzo Madama tutti gli schieramenti politici si sono recentemente espressi all’unanimità verso la proroga di un anno per permettere uno studio più accurato.
A dispetto di tali accorgimenti istituzionali, l’ex Ministro della Giustizia Severino non sembra però avere nessun dubbio sulla bontà della riforma, ha anzi dichiarato a mezzo stampa che “Diventerà effettiva a settembre di quest’anno”.
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Per poter chiedere il mantenimento della sede di Melfi, bisognerebbe prima dimostrare che il Tribunale funziona!!!
E soprattutto i testimoni che svolgono attività politica devono, per primi, dare il buon esempio, e non invocare impedimento per sedute di commissione convocate dopo la citazione a testimoniare.
Quando un procedimento penale cambia per 7 (sette!) volte Pubblico Ministero, e tre volte il collegio giudicante, siamo di fronte ad una Giustizia che fa lavorare a vuoto 16 magistrati.
Una spesa che produce nulla.
Peggio, aumenta il danno già patito dalle persone offese che ingenuamente si sono rivolte allo Stato.
Dopo aver, ahimè, sperimentato – e duramente pagato – le inefficienze della nostra Amministrazione Penale ho inviato una lettera ai principali organi dello Stato che hanno competenza in materia di Giustizia.
Le ho provate tutte, facendo il bravo cittadino rispettoso che aspetta per anni con pazienza e fiducia il “corso” della Giustizia. Risultato? Tempo e soldi – tanti – buttati.
Quando leggo di questi appelli a mantenere Tribunali che non funzionano chiamati “presidi di giustizia” che mandano i processi in prescrizione, mi chiedo in che paese vivo.
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