La cementeria non diventerà un inceneritore. Di seguito la nota integrale diffusa da Italcementi che smentisce la nota inviata dal Comitato “No Inceneritore a Matera – Mento sul cemento”.
L’impianto continua a produrre cemento – Parziale sostituzione dei combustibili tradizionali con materiali che, al termine della raccolta differenziata, non possono essere riciclati – In questo modo si completa il ciclo della gestione dei rifiuti, evitando al territorio il problema del ricorso alle discariche – Nessuna conseguenza sulle emissioni, anzi si verificherà un calo degli NOx
La cementeria di Matera non diventa un inceneritore. L’attività industriale dell’impianto resta e resterà sempre la produzione del cemento. E proprio per continuare a produrre un cemento di qualità, qual è quello di Matera, la cementeria non impiegherà mai nei propri forni “rifiuti qualsiasi” tali da alterare le caratteristiche dal clinker, continuando invece a operare nel rispetto della salute e dell’ambiente, oltre che naturalmente nel rispetto scrupoloso dei limiti emissivi e delle normative.
Italcementi è assolutamente favorevole alla raccolta differenziata. Infatti la cementeria, rispondendo a una necessità del territorio, ha manifestato la disponibilità a contribuire alla soluzione del problema dello smaltimento di quel 25% dei rifiuti urbani non pericolosi che non può essere recuperato attraverso la raccolta differenziata e che può essere invece valorizzato come risorsa energetica. Questo significa per la cementeria una integrazione – non una sostituzione – dei tradizionali combustibili con materiali attentamente controllati. Tale integrazione avverrà in piena trasparenza e porterà a un duplice vantaggio: per la Regione, che vedrà almeno parzialmente risolto il problema dello smaltimento dei rifiuti senza ricorrere alle discariche o a un costosissimo conferimento degli stessi rifiuti ad altre regioni o ad altri paesi, e per la cementeria, che potrà valorizzare energeticamente questi materiali risparmiando combustibili fossili non rinnovabili derivati dal petrolio, come quelli tradizionalmente usati da tutta l’industria del cemento.
L’azienda, in piena trasparenza e con apertura al dialogo, intende fare luce su alcune preoccupazioni emerse in questi giorni.
1. La cementeria, come detto, non diventa un inceneritore. L’attività è e resterà sempre quella di produzione di cemento di qualità. Non è banale affermarlo: per produrre cemento di qualità, oltre alle materie prime, occorre essere molto rigorosi su quello che si introduce nei forni. Materiali diversi rispetto alla frazione valorizzabile energeticamente avrebbero come immediata conseguenza l’alterazione chimica del prodotto della cementeria, con un danno per l’azienda.
2. La sbandierata differenza tra limiti emissivi tra inceneritori e cementerie ha ragioni ben precise, che alcuni “ambientalisti” si scordano di spiegare: la combustione nei forni delle cementerie è di gran lunga più efficiente rispetto a quella degli impianti di incenerimento. Questo, per due ragioni: il tempo di permanenza dei materiali nel forno è molto più lungo (almeno tre volte) e la temperatura di combustione più che doppia (duemila gradi alla fiamma nelle cementerie contro i meno di mille degli inceneritori). Inoltre, alcune delle sostanze prodotte dalla combustione vengono “imprigionate” e inertizzate nel prodotto stesso, il clinker, senza alterarne la qualità.
3. L’uso di combustibili alternativi non ha alcuna conseguenza negativa sulle emissioni dell’impianto. Al contrario: alcuni valori, come gli NOx, registrano un calo. Le emissioni sono in ogni caso continuamente monitorate, come previsto dalle autorizzazioni ambientali dello stabilimento, e verificate dagli enti.
4. L’uso di combustibili alternativi non produce nessun tipo di “cenere” da smaltire successivamente. A differenza degli inceneritori, infatti, alla fine del ciclo produttivo non si genera alcun tipo di scoria, proprio per la maggior efficienza del processo produttivo delle cementerie.
5. La questione degli odori portati dai venti della città è già stata segnalata in passato e anche allora, dopo le prime strumentali accuse rivolte alla cementera, emerse che le cause erano altre. Il nostro impianto è sottoposto a controlli rigorosissimi ed è dotato di tutte le migliori tecnologie per il trattamento delle emissioni. Altre attività della zona, meno “osservate” rispetto alla cementeria, probabilmente non adottano tecnologie tanto all’avanguardia.
In merito all’utilizzo dei combustibili alternativi, inoltre, occorre prendere atto di alcuni dati di fatto:
1. Il Combustibile Solido Secondario (CSS) è un tipo di combustibile prodotto dai rifiuti non pericolosi e ottenuto attraverso un complesso e controllato processo di produzione. Per essere classificato come CSS, il combustibile da rifiuti deve possedere determinate caratteristiche e parametri qualitativi, che sono prescritti nelle norme tecniche europee che regolamentano il suo processo produttivo e che lo rendono equivalente, in alcuni casi addirittura migliore, rispetto al combustibile tradizionale.
2. L’uso di rifiuti nei cementifici è una pratica largamente diffusa in tutto il mondo ed è riconosciuta a livello europeo come BAT (Best Available Technique). Con il riutilizzo dei rifiuti si riducono notevolmente le emissioni di gas serra nonché di CO2 prodotte dalle discariche. Inoltre, le cementerie stesse diventano meno inquinanti, perché gli impianti che bruciano CSS sono sottoposti a limiti di emissioni più stringenti rispetto agli impianti che usano combustibili tradizionali. Nei Paesi Europei più avanzati, il tasso di sostituzione termica dei combustibili fossili con i CSS nelle cementerie ha raggiunto nel 2011: il 98% in Olanda, il 61% in Germania, il 45% in Austria e Polonia, il 30% in Francia.
3. L’azienda è assolutamente a favore alla raccolta differenziata. La parte avviata alla valorizzazione energetica – dopo un opportuno e rigoroso trattamento – consiste nel 25% dei rifiuti urbani non pericolosi che non è possibile riciclare in altro modo e che finirebbe in discarica o verso altre destinazioni. In questo modo, si completa il ciclo della raccolta differenziata.
4. L’alternativa alla valorizzazione energetica, in questo momento, sarebbe il conferimento in discarica o il trasferimento in altri Paesi del materiale. Quest’ultima soluzione ha un costo di oltre 100 euro a tonnellata per inviare i rifiuti in paesi, come ad esempio quelli del Nord Europa, che li utilizzano poi come combustibile, realizzando un “doppio guadagno” a spese del contribuente italiano. La soluzione “zero rifiuti”, pienamente condivisibile a livello ideale, è un traguardo che deve ancora essere raggiunto. Attualmente l’utilizzo come combustibili alternativi è la soluzione migliore al problema di quella frazione dei rifiuti urbani non pericolosi che non è possibile riciclare.
5. Occorre ricordare che, in ogni caso, tutte le emissioni e le eventuali ricadute sul territorio sono attentamente monitorate per effetto del protocollo d’intesa che l’azienda ha sottoscritto con le amministrazioni locali a tutela della salute e dell’ambiente. La cementeria di Matera, oggetto di un recentissimo revamping, è uno degli impianti più moderni, sicuri e puliti di tutta Europa, essendo dotato di tecnologie di assoluta avanguardia.
La cementeria di Matera ribadisce la sua volontà di continuare il dialogo con il territorio. Chiunque, in buona fede e animato da volontà di confronto, desideri visitare l’impianto e discutere qualsiasi aspetto con i tecnici della società è il benvenuto.
Il Comitato “No Inceneritore a Matera – Mento sul cemento” ha inviato alla nostra redazione una nota per sensibilizzare l’opinione pubblica e chiedere un celere pronunciamento ufficiale delle istituzioni locali (Comune di Matera, Ente Parco della Murgia Materana, Provincia di Matera) a tutela della salute dei propri cittadini e dell’ambiene a seguito della richiesta presentata dal Italcementi il 17 maggio 2013 con cui ha chiesto al Dipartimento ambiente della Regione Basilicata il rilascio di autorizzazione VIA/AIA per poter bruciare come combustibile fino a 60 mila tonnellate l’anno di rifiuti definiti non pericolosi (CDR e CSS) presso il cementificio di località Trasano.
Di seguito la nota integrale.
Mentre i comitati civici e le associazioni lucane sono intente a raccogliere firme per la legge di iniziativa popolare nazionale Rifiuti Zero, mirante (una volta approvata e a regime) ad eliminare sia le discariche che gli inceneritori, Italcementi Spa il 17 maggio 2013 ha richiesto al Dipartimento ambiente della Regione Basilicata il rilascio di autorizzazione VIA/AIA per poter bruciare come combustibile fino a 60 mila tonnellate l’anno di rifiuti definiti non pericolosi (CDR e CSS) presso il cementificio di località Trasano.
La richiesta, se approvata, renderebbe l’impianto in oggetto un inceneritore a tutti gli effetti, visto che già ora brucia pet coke e pneumatici, a circa 3 km in linea d’aria dall’abitato di Matera.
Come nascente comitato di opposizione all’inceneritore materano (camuffato da cementificio), vogliamo enumerare gli aspetti negativi di questi impianti:
“I cementifici che funzionano da inceneritori sono altamente inquinanti perchè:
hanno limiti di emissioni superiori di più del doppio rispetto agli impianti che nascono per l’incenerimento;
la combustione di rifiuti nei cementifici comporta una variazione della tipologia emissiva di questi impianti, lasciando inalterata la produzione di diossina e aumentando quella di metalli pesanti come mercurio e piombo);
l’utilizzo del CSS (combustibile da rifiuto ndr) nei cementifici prevede l’inglobamento delle ceneri tossiche prodotte dalla combustione dei rifiuti, cosa che comporta rischi potenziali per la salute dei lavoratori e possibili rischi ambientali per l’eventuale rilascio nell’ambiente di sostanze tossiche.
La destinazione dei rifiuti a pratiche di incenerimento è contraria alla recente raccomandazione del Parlamento Europeo (A7-0161/2012, adottata a Maggio 2012, di rispettare la gerarchia dei rifiuti e di intraprendere con decisione, entro il prossimo decennio, la strada dell’abbandono delle pratiche di incenerimento di materie recuperabili in altro modo. Una politica finalizzata alla transizione dal concetto di rifiuto a quello di risorsa, che preveda una progressiva riduzione della quantità di rifiuti prodotti e una concreta politica di riutilizzo della materia attraverso trattamenti a freddo, sarebbe pratica decisamente più sostenibile, economicamente vantaggiosa e orientata al bene comune di quanto sia qualunque scelta che comporti forme di incentivo alla combustione.
L’Italia è la nazione Europea con il maggior numero di cementifici e questi impianti causano conseguenze misurabili sulla salute dei residenti nei territori limitrofi, in particolare in età pediatrica [20]. L’incentivazione e l’agevolazione della combustione dei rifiuti nei cementifici potrebbe produrre significative conseguenze ambientali, sanitarie ed economiche e sarebbe ad unico vantaggio dei produttori di CSS e dei proprietari di cementifici”. (A. Di Ciaula, Associazione Medici per l’Ambiente cfr http://ecodallecitta.it/notizie.php?id=114946&fb=1)
Occorre aggiungere, inoltre, che nella zona in oggetto i venti provengono prevalentemente dal quadrante orientale e pertanto i fumi prodotti dalla combustione investono con una certa regolarità la zona nord dell’abitato di Matera, circostanza che i cittadini hanno già segnalato in più di una occasione, lamentando un odore acre di pneumatici bruciati.
Appare evidente, pertanto, che questa operazione risulterebbe conveniente solo per la Italcementi che, oltre a risparmiare sull’acquisto di combustibili, ricaverebbe profitti dalla combustione dei rifiuti.
I cittadini materani, al contrario, vedrebbero messo seriamente in discussione il proprio sacrosanto diritto alla salute.
Alla luce dei rischi qui esposti, presenteremo le nostre osservazioni, col supporto tecnico di esperti, entro il 16 luglio 2013 (entro i 60 giorni previsti per legge) al Dipartimento Ambiente, Territorio e Politiche della Sostenibilità della regione Basilicata.
In ogni caso, considerando infine la gravità della situazione, ci aspettiamo un celere pronunciamento ufficiale delle istituzioni locali (Comune di Matera, Ente Parco della Murgia Materana, Provincia di Matera) a tutela della salute dei propri cittadini e dell’ambiente.
Matera, 31 maggio 2013
Comitato No Inceneritore a Matera – Mento sul cemento
Buonanotte le istituzioni!!!! Chiedetelo al presidente santochirico quando firmo’ l’autorizzazione per l’ampliamento del cementificio di matera . Una vergogna!!!
Con l’avvento dell’incerenitore aumentaranno ahimè le morti di tumore.Dove c’è il progresso c’è il regresso. Cittadini diamoci da fare, affinchè il suddetto non si crei, altrimenti saranno dolori per tutti!!!!!
Questa non puõ passare. Urge una rivolta popolare
il cancro generatore di Matera sta già facendo danni dal 2007 e ne farà ancora di più se la casta regionale lo legittimerà ancora… bisogna agire e confluire nel comitato di opposizione. Basta sonnecchiare
L’incenerimento non risolve il problema dei rifiuti, ma sicuramente arricchisce i politici favorevoli e le imprese criminali che fanno affari.
L’incenerimento non risolve il problema dei rifiuti, ma si limita a ridurne la quantità approssimativamente al 30 – 50 % della loro massa originale, che viene trasformata in una cenere che contiene una concentrazione di alcune delle sostanze più tossiche, come le diossine e i metalli pesanti. Lo smaltimento in sicurezza di questi rifiuti tossici è molto problematico per via degli inquinanti che filtrano dalle discariche, raggiungono le falde e contaminano l’acqua in un modo che viene considerato praticamente irrimediabile. La Commissione Europea ha dichiarato che questa potrebbe essere in futuro una delle sorgenti più importanti di diossine.
Bisogna tenere presente anche il rischio di incidenti durante il trasporto di queste ceneri tossiche verso i siti di interramento. Gli inceneritori rilasciano centinaia di sostanze chimiche tossiche nell’atmosfera durante la combustione dei rifiuti. Poche sono le conoscenze circa i rischi di molte di queste sostanze, particolarmente quando sono combinate fra loro. L’esatta composizione delle emissioni di un inceneritore è difficile da valutare e dipende da cosa viene bruciato, dall’efficienza dell’impianto di incenerimento e dalla disponibilità di sistemi di abbattimento degli inquinanti. Siccome la natura chimica dei rifiuti è variabile, la potenzialità di effetti nocivi delle emissioni degli inceneritori è molto difficile da valutare.
In termini di effetti sulla salute, alcuni dei più importanti costituenti delle emissioni sono i materiali particolati, i metalli pesanti e i prodotti della combustione delle sostanze chimiche sintetiche. Il materiale particolato (PM) è una complessa miscela di particelle organiche ed inorganiche, che possono essere sospese nell’aria in forma solida, liquida o entrambe. C’è una vasta documentazione, in costante aumento, che evidenzia i danni alla salute dei materiali particolati trovati nelle emissioni degli inceneritori. Ricerche fatte a Bonn nel 2004 a cura della WHO European Centre for Environment and Health, hanno portato ai seguenti risultati.
Il materiale particolato (PM) aumenta il rischio di morte respiratoria nei bambini di età inferiore ad un anno, danneggia lo sviluppo della funzionalità polmonare, aggrava l’asma e causa patologie respiratorie di tipo bronchitico nei bambini. Il PM 2,5 danneggia seriamente la salute, aumentando i decessi da accidenti cardiovascolari, da malattie respiratorie e da tumori polmonari. L’aumento della concentrazione di PM 2,5 aumenta il numero di accessi al pronto soccorso per cause cardiovascolari e respiratorie. Il PM 10 determina un aumento delle patologie respiratorie, come indicato dal numero di ricoveri per malattie dell’apparato respiratorio (Rapporto WHO, 2005; 2).
In tema di metalli pesanti, vari metalli trovati nelle emissioni e nelle ceneri prodotte dagli inceneritori, sono conosciuti o sospetti come cancerogeni. Queste tossine, nel tempo, si accumulano nel nostro organismo. Nei bambini sono state correlate con varie patologie tra cui l’autismo, la dislessia, le allergie, i comportamenti impulsivi, i deficit di attenzione, i disturbi da iperattività, le difficoltà di apprendimento, la diminuzione dell’intelligenza e l’aggressività. Gli adulti esposti a particolato hanno dimostrato maggiori livelli di violenza, demenza e depressione rispetto ai non esposti. Il particolato è stato correlato anche con il morbo di Parkinson. L’inalazione di alcuni tipi di particelle, come nichel, berillio, cromo, cadmio ed arsenico, aumenta il rischio di cancro del polmone. Il mercurio, che è uno dei metalli più pericolosi, è neurotossico ed è implicato nelle difficoltà di apprendimento, nell’iperattività e nella malattia di Alzheimer.
Il rapporto ha anche riscontrato che un notevole numero di tossine emesse da un inceneritore può causare danni al sistema immunitario. Si pensa attualmente che l’effetto sinergico della combinazione di varie tossine possa determinare un danno immunitario maggiore rispetto a quello prodotto dai singoli inquinanti [n.d.t.: in farmacologia questo effetto viene definito sinergismo con potenziamento]. Molte di queste sostanze chimiche sono solubili nei grassi e possono accumularsi nei nostri organi e nei nostri tessuti. Queste sostanze sono particolarmente pericolose per i bambini non ancora nati, perché molte di queste tossine sono trasmesse attivamente al feto attraverso la placenta materna, per un errore dell’organismo, che le scambia per minerali essenziali. Fino alle ultime fasi della gravidanza, gli unici tessuti grassi del feto sono nel sistema nervoso ed in particolare nel cervello, dove queste pericolose sostanze possono accumularsi.
Il National Research Council fu istituito per informare il governo degli Stati Uniti sulla quantità di popolazione che sarebbe stata esposta ai rischi per la salute causati dagli inceneritori. La conclusione fu che gli inquinanti persistenti nell’aria, come diossine, furani e mercurio, possono essere dispersi su vaste regioni, ben oltre le aree locali e persino nelle nazioni confinanti. Il cibo inquinato da un inceneritore può essere consumato sia da persone del posto che da persone che abitano molto lontano, per via dei trasporti degli alimenti a mercati, che si possono trovare anche a grande distanza dal luogo di produzione.
In ogni caso, le popolazioni distanti sono verosimilmente più esposte a causa dei trasporti a lungo raggio, piuttosto che dalla deposizione di inquinanti su cibi coltivati in posti lontani da inceneritori (B.S.E.M.report,2005;34). Valutando gli impianti moderni, che causano un minore inquinamento, gli studiosi hanno rilevato che le ceneri risultano più tossiche e vengono più facilmente trasportate dal vento. Questo è un fatto di importanza cruciale, perché non ci sono ancora metodi adeguati per trattare queste ceneri volanti ed è noto che sono scarsi i regolamenti in materia.
Il costo dell’incenerimento è enorme, non solo per il costo della lavorazione, che è già molto alto, ma anche in termini di danni alla salute e all’ambiente, che possono costare cifre molto alte a carico della collettività. E’ stato esattamente per questo tipo di situazioni di rischio che il Principio di Precauzione è stato introdotto nelle leggi nazionali ed internazionali. Un recente riesame degli effetti sulla salute causati dagli inceneritori ha riscontrato una correlazione positiva con la comparsa di tumori e di malformazioni congenite. In base alle evidenze presentate in questo rapporto, si direbbe che la realizzazione di inceneritori di rifiuti urbani non sia soltanto una contravvenzione al Principio di Precauzione, ma anche una possibile violazione delle leggi Europee.
Infine, gli autori del rapporto notano che a fronte di questi risultati e delle difficoltà nella ricerca delle cause del cancro e di altre malattie croniche, è oggetto di considerevole preoccupazione il fatto che gli inceneritori sono stati realizzati senza un esauriente sistema di studio degli effetti sulla salute e che altri impianti sono in programma senza un adeguato monitoraggio delle emissioni e dello stato di salute delle popolazioni locali (B.S.E.M. report, 2005; 21).
Come fa notare il Professor C. V. Howard del Centre for Molecular Biosciences, University of Ulster, nella sua prefazione del rapporto, l’incenerimento distrugge le responsabilità ed incoraggia le industrie a continuare a produrre sostanze che creano problemi legati alla loro tossicità. Quando i rifiuti sono ridotti in cenere, chi può dire chi li ha prodotti? Gli ultimi 150 anni hanno visto una progressiva “tossificazione” del flusso dei rifiuti con metalli pesanti, radionuclidi e molecole alogenate sintetiche. E’ ora di iniziare ad invertire la tendenza e certo non lo faremo continuando ad incenerire i rifiuti.
* medico, membro del Comitato tecnico giuridico dell’Osservatorio.
L’articolo “Incinerators and their Health Effects – June 2006-06-15″ è di Juliet Duff, Irish Doctors Environmental Association (IDEA)
cose non sanno più dove farlo questo maledetto inceneritore propio nella zona archeologica mi chiedo perche non lo vanno a fare davanti a Montecitorio che ci sono tanti politici da incenerire
ERA TUTTO ORGANIZZATO E CHE L’UTILIZZO DELL’INCENERITORE DOVEVA ESSERE UN’ ALTRO.
MAGNA TU CHE MAGNO IO.L’ITALCEMENTI HA GIA’ SPONSORIZZATO AL COMUNE
Concordo con ” italiano puro”……………che vergogna solo qui
potevano metterlo dove tutti sono ignoranti e non capisconoo la pericolosita’…..
ma se non conoscete neanche la lingua italiana che parlate a fare di cose che non sapete?
franco l’ignorante sei tu che non capisci niente.
Auuuuuuuhhhhh
Al lupo al lupo!!!
che bello proprio di fronte al gaetano scirea dove giocano i bambini a calcio. complimenti !!
quando c’è da nascondere qualcosa si chiamano gli ambientalisti a far esplodere bombe su problemi che non esistono. é lecito approfondire le tematiche territoriali e chiedere chiarezza…meno lecito sparare a zero su tutto e tutti. Parlando della cementeria di Matera si deve ricordare che nello stabilimento lavorano materani che abitano e vivono la città con le loro famiglie ed i loro figli ed il cui obbirttivo prioritario è garantigli una vita serena e sana, sono loro in primis che ci tutelano segnalando eventuali anomalie agli organi competenti di controllo regionale. L’italcementi è l’unico stabilimento della zona che per le sue caratteristiche (dimensione e tipo di produzione) subisce controlli serrati che altri stabilimenti di piccole dimensioni neanche si sognano, purtroppo oggi l’importante è strappare applausi e questo è facile farlo innalzando gli stendardi dell’ambiente, della salute e della lotta alle istituzioni. Credo che oggi è necessario essere propositivi e non distruttivi e con il contributo di tutti la cementeria può diventare una risorsa del territorio e non un problema. Piuttosto che bocciare le iniziative chiediamo chiarezza, maggiori controlli ed informazione…questo fa un paese civile. Il coro è fascista di natura…cerchiamo di uscire dal coro, apriamo le orecchie e gli occhi e non facciamoci manipolare da chi utilizza frasi ad effetto per assopire la capacità di giudizio comune.
scrolliamoci di dosso l’ignoranza: questa è la chiave per crescere.
Io non sono un ambientalista,ma un cittadino che si informa e usa il cervello,l’italcementi deve continuare a fare cemento e non incenerire i rifiuti,tanto che con queste modalita’ non risolvi il problema economico perche’ costa tanto,non risolvi il problema rifiuti perche’ la cenere va smaltita,non risolvi il problema occupazionale anzi se contituano cosi tutti a casa,mi dite cosa ce di positivo in questo inceneritore?Materani svegliatevi,non ci facciamo prendere in giro da questi incompetenti e papponi…..
Informatevi,ci sono stati altri casi di cementifici trasformati in termovalorizzatori che hanno recato danni irreversibili piu’ grandi di inceneritori costruiti appositi
L’aternativa si chiama TMB trattamento meccanico biologico,informatevi e vedrete cosa vuol dire risolvere il problema rifiuti,avessi i soldi lo farei domani,costa la meta’ dell’inceneritore,dai lavoro a tanti operai,non inquina tanto,e se si piazzano i pannelli solari sopra si autoalimenta,capite un miracolo!!!!!
La raccolta differenziata la incenitvi con il reverse vending,ti pagano se fai la differenziata o ti danno dei premi utili o sconti in supermercati,alimentari ecc
Perche’ sti politici non ci pensano a ste cose?
Matera esci dal buio!!!!!!!
“Se mi chiedi: sotto casa tua lo vuoi un inceneritore? Io ti dico no!”. Amedeo Lancia, ordinario presso l’Università Federico II di Napoli – dipartimento di ingegneria chimica, durante un convegno organizzato dai Lions Club in Mediateca. Non serve conoscere l’Italiano per trarre le scontate conclusioni.
http://www.youtube.com/watch?v=LYKCOdU0A30
Alla signora Anna Contini chiedo: chi si lamentava degli effetti dell’amianto sulla salute dei cittadini, quarant’anni fa, era un fascista ignorante? Dopo decenni, la giurisprudenza parrebbe sancire il contrario. A tutti stanno a cuore i lavoratori ma il monitoraggio deve essere affidato a enti di controllo indipendenti, visto che è un tantino difficile che se ci fossero anomalie, i responsabili si autodenuncerebbero. E non è per cattiva fede o ambientalismo becero che si chiede questo, ma per attuare davvero la trasparenza di cui parlano i rappresentanti Italcementi. Qualche anno fa, dal sito del comune era possibile accedere ad una scheda riportante i dati del monitoraggio interno. Risultato? Dati sempre e dico sempre, statisticamente incompleti e quindi perfettamente inutilizzabili dagli enti preposti al controllo. Di quale trasparenza parliamo? I lavoratori devono essere tutelati e, se il monitoraggio dato in gestione ad enti indipendenti dovesse rilevare delle anomalie, l’Italcementi dovrà provvedere immediatamente a mettersi in regola e, se non dovesse essere in grado di farlo, a chiudere i battenti. La politica deve essere pronta ad assicurare un futuro ai lavoratori che eventualmente dovessero ritrovarsi senza un posto per poter loro assicurare una vita dignitosa, senza per questo cercare in ogni modo di chiudere gli occhi e fare finta che il problema non esiste. Lo abbiamo visto a Taranto che cosa ha significato comportarsi in questo modo irresponsabile. Certo l’emergenza ambientale a Matera è di proporzioni decisamente non paragonabili a quelle dell’ILVA, ma vi chiedo se quello che conta è il numero di malati e morti o il fatto che certe attività provocano anche un solo malato o morto. Volerci vedere chiaro è da ignoranti? Scusate, ma credo che gli ignoranti siano quelli che chiudono gli occhi per non vedere e per non fare i conti con la propria coscienza.
giusto Gianni… chi parla per difesa di interessi di lobby va smentito coi dati inconfutabili medici e ambientali. E di questi c’è ne sono a iosa