Un convegno che apre le porte al futuro e che si realizza nella città di matera che, da essere considerata vergogna nazionale, è entrata a far parte, dal 1993, del patrimonio dell’UNESCO. Queste sono state le parole del Sindaco della città, Salvatore Adduce, quando ha dato il benvenuto a tutti i presenti. Tra i presenti spiccano le personalità di due scienziati di fama mondiale, il portoghese Antonio Monteiro e l’italiano paolo Inglese.
Antonio Monteiro, professore ordinario dell’Università Tecnica di Lisbona e Presidente di ISHS, è a Matera in occasione del VIII Convegno sul pesco. Lui, esperto di prevenzione di malattie nell’ortifrutticultura, cioè di “funghi” che colpiscono i fiori, gli ortaggi, ai vivai, alle piante ornamentali, giardini, sostiene, in questo VIII convegno mondiale, la necessità di prevenzione attraverso la individuazione di geni che indichino la capacità di resistenza dei parassiti al fine di utilizzare il meno possibile l’utilizzo dei pesticidi.
“La città di Matera, in cui c’ ero già stato, è veramente una grande sorpresa. Ritengo che sia il migliore segreto dell’Italia. E’ pulita, ci sono i servizi, è un segreto meraviglioso e credo che la sua candidatura a Capitale europea per il 2019 sia una sorpresa bellissima. Qui, oggi, ci sono i migliori scienziati al mondo e il frutto di questo simposio permetterà la pubblicazione di riviste scientifiche che faciliteranno non solo una diffusione delle informazioni di confronto tecnico e scientifico ma anche di tipo innovativo in riferimento all’utilizzo di nuove tecnologie”.
Importante anche l’intervento di Errol Hewett, membro di ISHS, perché trasferisce l’importanza di capire e far capire ai politici e alle istituzioni cosa ci sia a monte di un frutto, di un prato, di una serra. “ C’è un bisogno forte – dice il Hewett di ISHS – di comunicare il prodotto all’utente finale, perché non si deve dare niente per scontato. L’ortofrutticoltura è cibo, nutrizione, fitness, divertimento, salute umana e del pianeta. Dobbiamo essere coscienti.”.
E’ importante la presenza dello scienziato Paolo Inglese, professore ordinario dell’Università di Palermo alla Facoltà di arboricoltura generale e coltivazione arborea e Presidente SOI (Società Ortoflorofrutticoltura Italiana). “Ritengo, dice il professore, che la cosa più importante di questo evento sia proprio il fatto che lo facciamo qua, nel Sud, a Matera. Tanto è vero che venti anni fa sarebbe stato impensabile. Nell’ultimo ventennio, il livello di qualità delle produzioni di pesche insieme al livello di ricerca applicato da noi, nel sud Italia, come anche quello raggiunto in Spagna, è migliorato molto fino a farci diventare leader mondiale nella gestione dei pescheti. Questo risultato non lo abbiamo ancora raggiunto nella individuazione del miglioramento del livello genetico per trovare le varietà. Nel pesco dobbiamo fare ancora molto sul tema della varietà italiana. La gente non sa che da aprile fino ad agosto mangia ogni settimana una pesca nuova e diversa dalla precedente. La frutticultura in Italia nasce in Campania. Qui, le prime nettarine sostanzialmente ci sono da 2000 anni, e anche se gli americani ne vantano l’origine non è così. La peschicultura nasce in Campania con i romani. Abbiamo una tradizione particolare da questo punto di vista, che è meridionale. In Lucania, la frutticultura ha una storia più recente che ha raggiunto grandi risultati. La gente deve capire che la frutta produce ricchezza, che ha una filiera complessa e la complessità della catena frutticola produce ricchezza e occupazione diffusa”.
Su Matera, città candidata a capitale europea della cultura per il 2019, il professore Inglese riscontra che la città ha avuto un grosso rinascimento. “Quello che non mi piace del Sud, e lo dico da meridionale, è che spesso si pone obiettivi straordinari ed è incapace di fare piccoli passi. Preferirei un Sud capace di fare piccoli passi sognando di fare cose irraggiungibili. Prima bisogna pensare ai fatti reali e poi bisogna mettere il vestito della festa. Noi del sud ci mettiamo troppo spesso il vestito della festa sognando cose irraggiungibili. Bisognerebbe sognare alla capitale europea della cultura avendo già un teatro che funzioni tutti i giorni, un cinema, una scuola di teatro e una scuola di manager. Non si può pensare di fare la capitale europea della cultura se non si produce cultura. Questo lo dico anche per la città di Palermo, altra città candidata. Per fare cultura si deve produrre cultura pensando al futuro senza continuare ad usare il “fummo” come si diceva nel Gattopardo, che è un libro che io detesto perché parla del passato. Federico II di Svevia non esiste più, come i Fenici.Parliamo di presente e di futuro“.