L’agricoltore lucano paga alla burocrazia in media due euro ogni ora di lavoro, 20 euro al giorno, 600 euro al mese, 7200 euro l’anno. Un “peso” opprimente che costringe ogni impresa a produrre materiale burocratico cartaceo che messo in fila supera i 4 chilometri. Non basta. Occorrono otto giorni al mese per riempire i documenti richiesti dalla Pubblica amministrazione centrale e locale. In pratica, cento giorni l’anno. Un compito che difficilmente l’imprenditore agricolo può assolvere da solo e che, quindi, nel 65 per cento dei casi è costretto ad assumere una persona che svolge questa attività e per il restante 32 per cento si rivolge a un professionista esterno, con costi facilmente immaginabili. Un dato emblematico che conferma le difficoltà dei produttori davanti al “mostro” burocratico, secondo quanto denuncia la Cia-Confederazione italiana agricoltori.
E proprio contro la burocrazia – si sottolinea in una nota – la Cia ha trovato nell’assessore regionale all’agricoltura Nicola Benedetto un alleato per evitare che controlli di ogni tipo in azienda si trasformino in atti vessatori specie se seguiti da verbali con multe esose, tenuto conto che la burocrazia rappresenta ormai un fardello molto pesante per l’intero settore agricolo che ogni anno fa i conti con un pesante aggravio economico, il 30 per cento del quale è addebitabile a ritardi, disservizi e inefficienze della Pubblica amministrazione.
Una situazione, quindi, allarmante che crea insormontabili problemi all’imprenditore che non intende certo sottrarsi alla legalità dei controlli, solo che per lo smaltimento dei reflui o dei nitrati, per l’adeguamento di stalle e laboratori lattiero-caseari sollecita azioni dirette della Regione attraverso fondi delle misure del Psr 2007-2013, così come si è impegnato a fare l’assessore Benedetto nel recente incontro con il gruppo dirigente della Cia in fase di rimodulazione del Psr. Si pensa dunque a contributi per adeguamento di strutture agricole e agro-alimentari.
Secondo un sondaggio della Cia, oltre il 90 per cento degli agricoltori ha denunciato ostacoli e difficoltà per la propria attività a causa della burocrazia e chiede, quindi, una semplificazione amministrativa e fiscale che è ritenuta un fattore indispensabile per lo sviluppo.
Proprio a causa di questo “peso”, il 25,5 per cento delle aziende agricole del nostro Paese ha messo da parte progetti di ammodernamento, innovazione e ricerca, il 21,5 per cento non ha compiuto alcun tipo di investimento, il 18,7 per cento è stato costretto a ridurre le coltivazioni.
Sempre nel corso dell’anno passato ogni mese le aziende agricole italiane sono state costrette, in media, a impiegare dalle cinque alle sei giornate di lavoro per svolgere gli adempimenti amministrativi. Il 28 per cento -rileva l’indagine della Cia- ha detto di aver dedicato dalle tre alle quattro giornate alla burocrazia, il 34 per cento dalle cinque alle sei giornate, il 38 per cento oltre le sei giornate.
Nel 2012, più del 60 per cento delle imprese agricole -annota l’indagine della Cia- ha visto crescere del 3-4 per cento i costi burocratici degli adempimenti amministrativi; il 15 per cento del 2-3 per cento; il restante ha parlato di un aumento tra lo 0,5 e l’1,50 per cento. Il 65 per cento delle aziende ritiene, tuttavia, che negli ultimi cinque anni la burocrazia è andata aumentando i costi in modo significativo.
La Cia sottolinea che il maggiore onere a carico dell’imprenditoria agricola italiana (94 per cento) è rappresentato dagli adempimenti “specifici” richiesti al settore. Pesanti anche i “costi” dovuti al fisco (84 per cento) e alla sicurezza sul lavoro (75 per cento). Il 74,5 per cento delle imprese ritiene il costo degli obblighi burocratici un ostacolo alla propria attività produttiva.
Giu 27