Saldi 2013, le previsioni Fismo-Confesercenti: sconti di partenza fino al 50%, atteso scontrino medio da 165 euro.
Secondo le rilevazioni condotte da Fismo (federazione di categoria degli esercenti di abbigliamento e calzature aderente a Confesercenti) sui suoi associati, gli sconti inziali praticati dagli esercenti dell’abbigliamento in questi saldi estivi che partono domani in Basilicata saranno più alti del solito: sarà molto comune vedere ribassi del 50% fin dal primo giorno, mentre lo sconto minimo non dovrebbe scendere sotto quota 30%. Secondo le stime dell’associazione di imprese della moda, lo scontrino medio dovrebbe attestarsi sui 165 euro, in flessione (-10% circa) sul valore di 184 euro registrato nell’estate 2012. Tra i capi che si prevede godranno maggiormente del favore degli acquirenti i capispalla, vestiti di alta qualità e calzature – trainati dagli sconti garantiti dai saldi – e gli accessori. Le previsioni fanno seguito alle rilevazioni di maggio dell’Osservatorio Confesercenti registrano un ulteriore aumento delle chiusure di imprese nel settore abbigliamento, tessile, calzature ed accessori. In Basilicata nei primi cinque mesi del 2013 hanno chiuso 60 negozi con un decremento del 2,6% che su base annua sale al 4,2% (la percentuale negativa più alta a livello regionale).
Quest’anno – evidenzia Fismo – i saldi arrivano dopo una primavera difficile. Secondo le stime dei commercianti Confesercenti, tra marzo e maggio le vendite di abbigliamento, tessile, calzature e accessori si sono ridotte tra il 10% e il 20%. E anche nella prima metà di giugno i consumi hanno languito: la sperata ripresa degli acquisti a seguito della sospensione IMU non si è realizzata. Soprattutto per quanto riguarda i capi d’abbigliamento più importanti, i clienti hanno mostrato una certa tendenza a rimandare l’acquisto, nel timore che in autunno tutte le imposte sospese possano ripresentarsi, magari maggiorate. In una situazione come quella attuale, in cui il reddito a disposizione si è notevolmente ridotto, la spesa per la moda – un tempo caratteristica del nostro Paese – è in costante declino.
Nonostante l’abbigliamento ‘Made in Italy’ continui ad essere una delle eccellenze del nostro Paese, la diminuzione del reddito globale delle famiglie italiane continua a ridurre la spesa dedicata alla moda. Nel 2012 le vendite nel commercio al dettaglio di capi di abbigliamento si sono ridotte del -3.3%, quelle di calzature del -2.9%. I primi 4 mesi dell’anno 2013 sono andati peggio: l’abbigliamento ha registrato una flessione del 4.6% rispetto al primo quadrimestre del 2012, mentre le vendite di calzature sono diminuite del 4.3%. Ricordiamo che, nel periodo preso in esame, l’inflazione del comparto dell’abbigliamento e calzature è stata praticamente nulla. Fismo Confesercenti prevede per l’anno in corso un aggravarsi della situazione, con un calo del 5% sul 2012, pari a quasi 3 miliardi di euro in meno. Alla fine del 2013, la spesa delle famiglie in abbigliamento sarà scesa di 10 miliardi rispetto al 2011: il calo più consistente di sempre. La quota di spesa dedicata al vestiario si è attestata nel 2012 al 7,1%: quasi la metà del 13,6% registrato nel 1992, e che ci poneva – assieme al Giappone – al vertice della classifica mondiale. La spesa delle famiglie per la moda si è erosa costantemente negli ultimi anni, sebbene mai a ritmi veloci come quello attuale: tra il 2000 e il 2011 si sono persi ‘solo’ 6 miliardi di euro. Ma il crollo avvenuto negli ultimi due anni mette a nudo il peso della crisi economica nella scelta degli italiani di avere meno vestiti: in periodi di difficoltà, infatti, si rinuncia spesso ad acquistare un nuovo capo d’abbigliamento, facendo affidamento sul vecchio guardaroba. In pericolo non c’è solo un simbolo culturale dell’Italia, ma anche un’industria di grande valore economico. Considerando, oltre agli esercizi di distribuzione, anche la produzione moda che viene prodotta in Italia e venduta nel paese attraverso i negozi tradizionali, il settore nel 2012 valeva 66,5 miliardi: 54,5 miliardi per quanto riguarda l’abbigliamento, 12 per calzature e accessori. Un dato in calo dell’8,7% rispetto ai 72,3 miliardi registrati nel 2011 e ascrivibili per 58,8 miliardi all’abbigliamento e per il 13,5 alle calzature.
Per questo i prossimi saldi estivi – secondo Confesercenti – saranno una duplice occasione: per i clienti, che potranno usufruire di sconti iniziali eccezionali, fino al 50%, e per i commercianti, che avranno invece la possibilità di esaurire le giacenze accumulate in un anno eccezionalmente difficile. Il 2013 ha registrato un continuo calo delle vendite dell’abbigliamento, diminuite nei primi quattro mesi del 4,6% sullo stesso periodo del 2012. Alla riduzione dei consumi è corrisposta una significativa emorragia di imprese: il settore ha visto un saldo negativo di oltre 4.000 negozi, spariti senza essere sostituiti. Il nostro auspicio è che i saldi possano sancire l’inizio di un’inversione di tendenza: cambiare guardaroba per cambiare il destino del settore moda italiano, che vale circa 66,5 miliardi di euro”.
Lug 01