La vestizione del Generale dei Cavalieri a Palazzo Lanfranchi ha fatto ripartire a metà mattinata i festeggiamenti in onore di Maria Santissima della Bruna: rispetto agli anni precedenti in cui la vestizione si svolgeva a casa del Generale in via Marzabotto da quest’anno su richiesta del Generale Angelo Raffaele Tataranni, che tra l’altro è impiegato proprio all’interno del prestigioso contenitore culturale che ospita anche il Museo d’arte medioevale e moderna. Poi la Santa Messa nella chiesa di San Francesco d’Assisi e la Madonna della Bruna scortata in processione verso la chiesa di Piccianello a bordo di una carrozza guidata da Antonella Carlucci, sorella di Vito, l’auriga che anche quest’anno guiderà il Carro trionfale nella processione che partirà all’imbrunire per riportare la Madonna della Bruna da Piccianello verso la chiesa di San Francesco. Il rito dei tre giri nella piazza omonima chiuderà la parte religiosa della festa della Bruna, poi la Madonna della Bruna ritornerà in chiesa e il Carro sarà affidato al popolo, che dovrà distruggerlo in piazza Vittorio Veneto, dove vuole la tradizione.
Ricordiamo anche che questa sera, martedì 2 luglio 2013 ,alle ore 22 su Rai News 24 (canale 48 del digitale terrestre) saranno trasmesse le immagini in diretta della Festa della Bruna. Una visibilità mediatica per far conoscere al pubblico televisivo internazionale uno dei momenti più attesi, quello dello strazzo del Carro trionfale.
Riportiamo di seguito l’Omelia dell’Arcivescovo mons. Salvatore Ligorio durante la funzione religiosa celebrata nella chiesa di Maria Santissima dell’Annunziata per il 2 luglio 2013.
Festa della Bruna – 2 luglio 2013
All’inizio della celebrazione l’Arcivescovo ha espresso solidarietà per gli oltre 1700 dipendenti della Natuzzi che sono stati messi in cassa integrazione, di cui 600 materani. Questo fatto getta un’ombra sui festeggiamenti e interpella tutti, anche le autorità secondo il loro grado di responsabilità, a sentirsi solidali e fare la loro parte perché queste famiglie non si sentano sole e abbandonate in questo momento di prova. Oltre ai saluti all’Arcivescovo Mons. Scandiffio, all’abate emerito Padre Tiribilli che ricorda 52 anni della sua ordinazione sacerdotale, al Vicario generale della Diocesi, ai sacerdoti, alle autorità
civili e militari, al Comitato, ai Cavalieri e a tutto il popolo santo di Dio, si è reso vicino a tutte le persone che soffrono e non possono prendere parte alla festa: i degenti nell’ospedale di Matera, gli anziani della Residenza assistita “Mons. Brancaccio, i carcerati.
All’inizio dell’omelia il pensiero va ancora a quanti sono stati colpiti dal provvedimento di cassa integrazione e della conseguente perdita del lavoro, che rendono un po’ mesta la festa. (L’arcivescovo ha poi proseguito:).
Leggendo attentamente la narrazione evangelica della Visita di Maria a santa Elisabetta notiamo come la presenza di Maria genera gioia profonda in chi la incontra. E quanto bisogno di gioia c’è oggi.
Il primo a gioire è Giovanni Battista, il futuro precursore, che sussulta nel grembo della madre. Elisabetta, ricolma di Spirito Santo, professa Maria: “la Madre del mio Signore”. Come vorrei che ognuno potesse
riconoscere in Maria “la madre del Signore”. Maria vive l’esperienza di intima gioia ed esulta proclamando
nel magnificat: “il mio spirito esulta in Dio mio Salvatore”. Qual è il motivo di questo evento di grazia?
Maria, Arca della nuova Alleanza, portava in sé il Verbo fatto carne. Come è stato reso possibile questo
evento di grazia? Elisabetta lo svela dicendo di Maria: “Beata Colei che ha creduto nell’adempimento delle parole dl Signore”. E’ stata la fede di Maria che ha reso possibile l’incarnazione del Verbo. I Padri della Chiesa amavano ripetere: “Maria ha concepito il Verbo prima nella sua mente e poi nel suo grembo”.
In che cosa consiste la beatitudine di Maria? Ella consegna tutta se stessa a Dio: “Avvenga di me quello che hai detto” dice Maria all’Angelo (Lc, 1,38). Maria vive l’obbedienza della fede che rende possibile
l’adempimento della parola di Dio: “concepirai un Figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù”.
Maria mediante la stessa fede che la rese beata è presente nella missione della Chiesa, è presente dentro di noi. Anche noi siamo chiamati a portare Gesù dentro le case degli uomini, perché la sua presenza sia
sorgente di vera gioia, per tutti.
Quali sono le condizioni richieste per questa missione? “Maria si mise in viaggio verso la montagna per
raggiungere in fretta una città di Giuda”. Entrò nella casa di Elisabetta. Anche noi dobbiamo entrare nella dimora dell’uomo. Come ci ricorda Papa Francesco: dobbiamo consumare la suola delle scarpe, nell’andare incontro ai fratelli.
La dimora dell’uomo è il suo lavoro. Ritorno ancora qui col pensiero a quanti lo hanno perso, per esprimere vicinanza e solidarietà, il lavoro infatti è fonte di dignità.
La dimora dell’uomo sono i suoi affetti; la famiglia, così fragile oggi; il suo quotidiano soffrire: gli ammalati in ospedale, gli anziani della casa Brancaccio, come vorrei che li considerassimo nostri familiari, i carcerati che anelano alla libertà.
Non restiamo chiusi in noi stessi, nell’individualismo. E’ ben poca cosa a confronto del duro mestiere di
vivere di tanti nostri fratelli. Maria ha portato la gioia della presenza perché ha portato il Verbo fatto carne.
Auguro che ciascuno di noi porti in sé, con la sua personalità ricca di valori, con il suo pensiero forte in una società liquida, con i suoi affetti costanti e non labili, nel ricevere da Cristo una forma vivendi, la gioia intima.
Con San Paolo auguro che ognuno possa dire: “Non sono più io che vivo ma Cristo vive in me” (Gal 2,20) ed essere così sacramento vivente del suo amore.
Concludo con la preghiera di San Francesco: “Rapisca, ti prego, Signore, l’ardente e dolce forza del tuo amore.
La fotogallery della processione della Madonna della Bruna da piazza San Francesco alla chiesa di Piccianello (foto www.sassilive.it)