Mobile imbottito, vertenza Natuzzi: “Fronte comune per scongiurare mobilità”.
Si è svolto in mattinata presso la sede del Dipartimento Attività produttive il coordinamento tra Regione, sindacati, Comune e Provincia di Matera per chiedere, in sede di governo, l’apertura della “vertenza Sud” con l’obiettivo di scongiurare l’avvio della mobilità per i lavoratori impegnati negli stabilimenti Natuzzi tra Basilicata e Puglia.
Ritiro immediato della previsione di avvio delle procedure di mobilità per 1726 lavoratori tra Puglia e Basilicata impegnati nelle aziende del distretto murgiano della Natuzzi; richiesta di rivedere il piano industriale di salvaguardia annunciato dall’azienda per avviare un vero rilancio del settore del mobile imbottito di qualità senza che si perda un posto di lavoro; appello al Governo nazionale affinché ponga massima attenzione anche su questa vicenda e consideri la drammatica vertenza Natuzzi come un caso di “vertenza Sud” al pari della altre vertenze che si sono aperte nel Centro Nord e che hanno visto il governo ricoprire, giustamente, un ruolo di primo piano per la soluzione dell’emergenza lavoro.
È questa la posizione espressa oggi all’unisono al tavolo congiunto tra Regione Basilicata, rappresentata dagli assessori regionali Marcello Pittella (Attività produttive), Luca Braia (Infrastrutture), Cgil (Angelo Vaccaro), Cisl (Nino Falotico) e Uil (Carmine Vaccaro), oltre ai rappresentanti delle categorie, alla presenza del sindaco di Matera Salvatore Adduce e dell’assessore della Provincia di Matera Angelo Garbellano.
C’è un fronte comune compatto, e distinto solo per ruoli, che accompagnerà l’incontro di domani a Roma al Ministero dello Sviluppo economico dei presidenti delle due Regioni Basilicata e Puglia e dei sindacati con i rappresentanti dell’azienda Natuzzi, che nei giorni scorsi ha annunciato la chiusura di due stabilimenti tra la Puglia (a Ginosa) e la Basilicata (a Matera).
Nel tavolo regionale della Basilicata, chiesto dai sindacati e convocato dalla Regione come momento di coordinamento utile in vista dell’incontro di domani, è emersa chiaramente la necessità di un’azione comune per fermare, già a monte, l’avvio della messa in mobilità di lavoratori lucani e pugliesi, poiché esistono le condizioni per operare una scelta industriale di difesa di un perimetro significativo di volumi produttivi collocati in uno scenario di produzione di alta qualità qual è quello situato nel distretto murgiano.
Regione e sindacati, in particolare, hanno condiviso un percorso che incrocia la necessità di stoppare l’avvio delle procedure di mobilità, di far sì che la “vertenza Sud” assuma connotazioni nazionali e, insieme con i rappresentanti istituzionali e sindacali della Puglia, di tenere un livello di attenzione altissimo su una vertenza che, così come prospettato dal piano industriale presentato da Natuzzi, si annuncia particolarmente drammatica per gli effetti che coinvolgerebbero migliaia di persone, tra lavoratori e le loro famiglie.
Giovanni Angelino, consigliere comunale Gruppo Misto, interviene sulla crisi che coinvolge il Gruppo Natuzzi: “I politici non vadano a Roma a fare le comparse”. Di seguito la nota integrale.
Mentre la città di Matera si preparava ai festeggiamenti in onore di Maria Santissima della Bruna avevo già lanciato l’allarme-occupazione e proprio alla vigilia della festa patronale con la notizia diffusa dal Gruppo Natuzzi è definitivamente scoppiato il bubbone dell’emergenza lavoro sul territorio materano. Nei giorni in cui la classe politica si preoccupava di esprimere le proprie posizioni sulla richiesta di Italcementi per quanto riguarda lo smaltimento dei rifiuti e sulla delibera regionale relativa ai parchi eolici che minacciano anche il Parco della Murgia il gruppo Natuzzi dava il colpo di grazia alle speranze dei suoi dipendenti: il “Piano di salvaguardia del Polo Italia” prevede la mobilità a partire dal mese di ottobre 2013 per 1726 lavoratori, con chiusura degli stabilimenti materani di Iesce 1 e della zona industriale del borgo La Martella.
Immediate le reazioni dei sindacati di categoria di Puglia e Basilicata che hanno sollecitato la convocazione di un tavolo nazionale per dare risposte urgenti al territorio. Il tavolo è stato convocato per venerdì 5 luglio a Roma presso la sede del Ministero per lo Sviluppo Economico e bene ha fatto il sindaco Adduce a garantire la sua presenza nella capitale nonostante non sia stato invitato al vertice istituzionale. In un momento particolarmente drammatico per l’economia locale ed in particolare per le imprese legate al comparto del salotto, la nostra classe politica e quella pugliese dovrà ritrovare la stessa unità che ha permesso di raggiungere un risultato importante con l’accordo di programma che garantisce 101 milioni di euro per il superamento della crisi registrata nel polo murgiano e che negli ultimi anni ha provocato una drastica riduzione della forza lavoro.
Mi auguro che i politici della nostra regione e quelli della vicina Puglia non vadano a Roma a fare le comparse perchè sul tavolo romano si gioca il futuro occupazionale di tante famiglie del Materano.
La Sezione Legno Arredamento di Confapi Matera, all’indomani dell’annuncio di Natuzzi di chiusura degli stabilimenti materani, interviene in merito alla crisi del settore del mobile imbottito per chiedere alla Regione Basilicata di intervenire in maniera rapida ed efficace.
“Mentre a Roma si discute Sagunto viene espugnata”. Attualizzando Tito Livio si potrebbe dire che mentre alla Regione discutono le aziende chiudono. Per questo occorre accelerare al massimo ogni procedura, come per esempio l’attuazione dell’Accordo di Programma per l’Area della Murgia, evitando di vanificare la progettualità espressa da tempo dalle imprese locali per la reindustrializzazione dell’area.
25 manifestazioni di interesse giacciono nei cassetti, mentre nella vicina Puglia l’analogo Accordo si appresta a partire potendo contare su strumenti di programmazione e bandi già pronti.
La Sezione Legno Arredamento di Confapi Matera ha già espresso perplessità sui reali vantaggi che l’Accordo di Programma, per come è stato concepito, potrebbe portare alle piccole imprese della filiera del mobile imbottito, che in questo periodo non sono in grado di investire in nuove tecnologie.
Diverso è il caso, invece, per la parte che riguarda nuovi investimenti industriali, con progetti già esistenti e soprattutto con investimenti già avviati in diversi settore industriali. Il fattore tempo, tuttavia, è fondamentale perché la crisi incalza e le condizioni di mercato cambiano rapidamente. Numerosi lavoratori della platea degli espulsi dal mobile imbottito potranno essere riqualificati e riassorbiti in altri settori.
Natuzzi vada pure a quel Paese.
http://democraziaesviluppo.wordpress.com/2013/06/17/natuzzi-vada-pure-a-quel-paese/