Tutela del Territorio e delle Comunità Locali; valorizzazione delle risorse naturali (a partire dal patrimonio forestale), culturali e del turismo sostenibile; Sistemi Agro-Alimentari e Sviluppo Locale; Risparmio energetico e filiere locali di energia rinnovabile: sono gli ingredienti della “ricetta” per un progetto di “Lucania sostenibile” presentato ieri a Filiano dall’Associazione Lucaniamontana in un incontro-dibattito con l’assessore regionale all’Agricoltura Nicola Benedetto.
Nell’incontro (moderato dal giornalista Antonio Pace) – al quale hanno partecipato Pietro Verrastro (Ass. Lucaniamontana), la prof. Fernanda Galgano (Unibas), Giuseppe Nella (sindaco Filiano), Patrizia Baccari (Fare Ambiente Basilicata), Gianluca D’Andrea (tecnologo alimentare) – è stato sottolineato che la Regione Basilicata tra proprietà demaniali, comunali e private gode di oltre 220.000 ettari di foresta, molto diversificata (tra cerro, roverella, faggio, frassino, castagno, ecc.) tra alto fusto e ceduo. La Regione dispone, nello specifico, di circa 130.000 ettari demaniali (suddivisi tra parchi e riserve) patrimonio che – ha sottolineato Pietro Verrastro – con un semplice ma coraggioso decreto legislativo regionale, può dare occupazione da subito a diverse migliaia di persone per almeno 8/9 mesi all’anno. In questa forza lavoro si inserirebbero diverse professionalità, che possono essere i laureati in scienze agrarie e forestali, periti tecnici agrari, tecnologi alimentari, biologi, tecnici energetici, ecc…, senza dimenticare che – ha aggiunto – abbiamo una rilevante quantità di maestranze specializzate nel settore boschivo e attualmente disoccupati.
I vantaggi che si riscontrerebbero con questo intervento sono indescrivibili: solo con la pulizia del sottobosco si ricaverebbero ingenti risorse, e, con un sottobosco pulito si evitano incendi disastrosi sia per il propagarsi degli stessi e sia perché con il presidio delle foreste che affidato a soggetti privati eviterebbe i doli. Dalla pulizia del sottobosco si recupera materiale combustibile pulito per le biomasse, si recuperano frutti commestibili del sottobosco per il mercato agroalimentare e quelli non commestibili possono essere destinati alle case farmaceutiche per la creazione di antidodi naturali. Una foresta pulita offre una migliore proposta turistica ambientale e il turismo porta ricchezza al territorio.
Altra fonte economica della foresta sono i frutti del sottobosco: diverse varietà di funghi, la fragolina, la mora, la maruggia, il corniolo, il prugnolo, il sambuco, il mirto e tanti altri frutti, mentre le erbe e piante officinali sarebbero destinate alla cura delle persone, tramite la cosmetica o la medicina. Per la idonea valutazione del frutto del sottobosco o della pianta officinale – ha proposto Verrastro – occorre una struttura di analisi scientifica ed è qui che si attiverebbe l’occupazione delle professionalità tecnico/scientifico auto sostenibile, coinvolgendo l’Università di Basilicata, sia per le professionalità, che, per l’utilizzo di alcune strutture costruite e mai messe in funzione (tipo la strutture della Cerasa).
La tutela del territorio delle Aree Interne – ha detto l’Assessore Nicola Benedetto – è oggi inadeguata e per questo le nostre aspettative puntano al nuovo PSR 2014-2020. Alcune questioni nodali della riforma sullo sviluppo rurale e che, di fatto, ne segnano la strategia: l’individuazione delle sei priorità, ( Stimolare il trasferimento di conoscenze e l’innovazione, Rafforzare la competitività in tutti i tipi d’agricoltura e la gestione sostenibile delle foreste, Promuovere l’organizzazione, trasformazione e commercializzazione incluse, nonché la gestione del rischio della filiera agroalimentare, Ripristinare, tutelare e migliorare gli ecosistemi, Promuovere l’efficienza delle risorse e la transizione a un’economia a basse emissioni di CO2, Promuovere l’inclusione sociale, la riduzione della povertà e lo sviluppo economico nelle zone rurali), con i relativi focus tematici; la possibilità di attuare a livello regionale sottoprogrammi tematici; la scelta di destinare obbligatoriamente (nella prima proposta di regolamento non era un obbligo) almeno il 30% delle risorse finanziarie all’agroambiente e clima; il coordinamento stretto della politica di sviluppo rurale con le altre politiche, sia nell’ambito di un quadro strategico comune, che con accordi di partenariato a livello nazionale.
Le Aree Interne – ha evidenziato Benedetto – sono ricche di produzioni agricole di pregio, caratterizzate da elevata tipicità e apprezzamento dal mercato. La tipicità di queste produzioni proveniente dal legame tra vocazioni del territorio e tecniche produttive, viene spesso accresciuta dalla localizzazione nelle aree di produzione delle fasi di trasformazione del prodotto agricolo. Ne consegue che il prodotto alimentare di queste aree diviene patrimonio culturale ed elemento di identità locale. Nel corso degli ultimi anni si è assistito ad alcune forme innovative di progettazione locale, peraltro ancora limitate, capaci di coniugare il crescente orientamento al mercato, la creazione di nuove forme di occupazione e il mantenimento di un patrimonio di biodiversità locale che è la fonte principale di tali produzioni. La ricerca di sbocchi che vanno anche oltre il mero mercato locale, con i consumatori localizzati nelle aree urbane – ha concluso l’assessore – è una delle chiavi di volta di questo processo di innovazione.
Lug 05