Accrescere i punti di vendita diretta degli agricoltori-produttori; favorire la creazione dei Gasp (Gruppi di acquisto solidale); promuovere una campagna per rafforzare l’interesse delle associazioni di consumatori sulla spesa alimentare di qualità e di convenienza; rilanciare il progetto ‘La spesa in campagna’ : sono le proposte illustrate da Paolo Carbone, responsabile Ufficio economico Cia Basilicata, per contribuire alla ripresa dei consumi alimentari nella nostra regione che, come segnala l’Istat, segnano un pesante crollo.
Non solo – evidenzia la Cia – cambiano le abitudini, con il ricorso sempre più frequente agli hard-discount (+17 per cento sul 2011) e un taglio drastico a quantità e qualità del cibo, ma variano in maniera consistente i budget destinati ai diversi capitoli di spesa. Con uno sbilanciamento sempre più forte verso energia e trasporti a scapito della tavola. Fino al 2008 la quota di spesa per cibo e bevande “occupava” un quarto della spesa complessiva delle famiglie lucane. Questo significa un ulteriore indebolimento dei consumi alimentari, considerato che negli ultimi cinque anni la spesa delle famiglie per la tavola ha perso costantemente “pezzi” per colpa della crisi, lasciando per strada in media 2,5 miliardi ogni anno e attestandosi nel 2012 a 117 miliardi, vale a dire i livelli di vent’anni fa -continua la Cia-. D’altra parte, come ha evidenziato l’Istat, quasi due famiglie su tre (il 62,3 per cento) hanno ridotto quantità e qualità dei generi alimentari acquistati.
Ma l’arrivo del caldo ha modificato di colpo le abitudini alimentari -spiega la Cia- riportando in alto le vendite di ortofrutta (soprattutto lattuga, carote, pomodori, cetrioli, peperoni, ciliege, albicocche, pesche, meloni e angurie), dopo il crollo dei consumi dei mesi scorsi. Solo nel primo trimestre del 2013, infatti, gli acquisti di frutta sono crollati del 4,5 per cento) e quelli degli ortaggi del 2,2 per cento.
Un cambiamento nel carrello della spesa positivo per produttori e consumatori: da una parte gli agricoltori cominciano a rientrare di un po’ di spese in una fase critica in cui il maltempo prolungato nei campi ha “tagliato” molti raccolti (dal 40 per cento in meno di mais al 10 per cento in meno di ortofrutta) -sottolinea la Cia-. Dall’altra, è la scelta più giusta per combattere afa e colpi di calore. Frutta e verdura, infatti, non solo dissetano e rinfrescano, contenendo una notevole quantità d’acqua, ma reintegrano i sali minerali persi con l’eccesiva sudorazione e riforniscono di vitamine e di sostanze antiossidanti, nutrendo l’organismo e proteggendolo allo stesso tempo dai danni correlati all’esposizione al sole.
Per Carbone, il progetto più complessivo della Cia-Turismo Verde prevede una serie di azioni da sviluppare per realizzare un circuito regionale breve di valorizzazione e commercializzazione attraverso l’istituzione di mercati dei produttori, di “spacci locali” (punti vendita diretta gestiti in forma associata da imprenditori agricoli), patti di filiera, un marchio e l’utilizzo del sito web www.laspesaincampagna.net dove poter consultare le varie aziende individuare la mappa e persino scaricare il software per la navigazione Gps per raggiungerle”. “Elementi fondamentali del progetto, in collaborazione con gli agriturismi di Turismo Verde -sottolinea Carbone- sono l’etichetta ‘prezzo chiaro’ obbligatoria per i prodotti venduti attraverso la rete e il logo dei circuiti brevi e l’albo regionale delle aziende agricole della filiera corta al fine di garantire un corretto e trasparente funzionamento di circuiti brevi di commercializzazione o ‘filiera corta’. Obiettivo centrale è quello di avvicinare il consumatore in modo consapevole ai prodotti della sua area territoriale e rurale creando un rapporto più stretto dei produttori con i cittadini”.
“Oggi andare in campagna a fare acquisti permette, d’altra parte, risparmi significativi per i consumatori. Se, ad esempio, si spendono 100 euro di prodotti alimentari, c’è un taglio netto di 30 euro rispetto alla tradizionale catena distributiva. E se anche si aggiunge il costo della benzina, in media 5 euro, la visita alla fattoria consente, complessivamente, una minore spesa di 25 euro. E di questi tempi -rileva Carbone- non è sicuramente poco.
Dunque per la Cia lucana un tema di grande interesse sul quale costruire un apposito segmento di servizi riguarda i circuiti brevi di commercializzazione”.
Ripensare il modello agro-alimentare nella regione, significa, per la Cia, anche ripensare ad un nuovo modello di crescita, di sviluppo oltre che di programmazione.
In aggiunta, occorre riordinare la legislazione regionale vigente in materia di incentivi e sostegni al settore, partendo in primo luogo da una più efficace e calzante disciplina in campo associativo e di aggregazione del prodotto, prevedendo sistemi premiali verso chi si aggrega.
Lug 06