E’ uno dei più rappresentativi artisti della cultura degli indiani d’America. Le sue opere sono conosciute ed esposte in tutto il mondo. Si tratta di Jimmie Durham (Washington, 1940). Artista, saggista e poeta statunitense. Sue opere sono esposte da maggio al teatro Margherita di Bari fino al 31 agosto. E lui non ha voluto perdere l’occasione per visitare Matera.
Accompagnato da Vito Labarile, organizzatore della mostra barese, Durham ha incontrato il sindaco di Matera, Salvatore Adduce, l’assessore alla Cultura, Alberto Giordano, e il direttore del comitato, Matera 2019, Paolo Verri.
L’incontro è avvenuto sul belvedere di Murgia Timone.
“Davanti a questo scenario che mi si apre – ha detto Durham – non posso che restare meravigliato. Non ero mai stato nella vostra città, ma ne ho sempre sentito parlare. Quelle case appese rappresentano uno straordinario scenario urbano simbolo di una straordinaria civiltà”.
Il sindaco, quindi, ha colto l’occasione per parlargli della storia di Matera e della sfida di Matera 2019. Mentre Paolo Verri ha espresso l’auspicio che l’artista possa realizzare un’opera che, com’è sua abitudine, sappia relazionarsi con il territorio circostante.
Jimmie Durham (biografia tratta da Wikipedia)
Jimmie Durham si dedicò al teatro, alle arti performative e alla letteratura relativa al movimento per i diritti civili statunitensi negli anni Sessanta. La sua prima esibizione da artista indipendente nelle arti visive si tenne ad Austin, Texas, nel 1968. Durham si stabilì a Ginevra, Svizzera, nel 1969 dove studiò a L’École des Beaux-Arts finché non fu rimandato negli Stati Uniti nel 1973 poiché attivo nell’AIM (American Indian Movement). Dal 1973 al 1980 ha lavorato come organizzatore politico con l’AIM divenendo un membro del Consiglio Centrale del movimento. Ha lavorato anche come direttore della International Indian Treaty Council e come rappresentante alle Nazioni Unite. Quando l’AIM si sciolse alla fine del 1970, Durham, che all’epoca viveva a New York, si concentrò nuovamente sull’ arte, creando sculture che hanno sfidato radicalmente le rappresentazioni convenzionali di Indiani del Nord America. Ha esposto e pubblicato saggi e nel periodo 1981-1983 è stato direttore della Fondazione per le comunità di artisti a New York. Nel 1983 West End Press pubblicato Columbus Day, una raccolta di sue poesie e nel 1988 è stato incluso anche la sua poesia nell’ Antologia di Harper di 20th Century Native American Poetry. Nel 1987 si trasferì a Cuernavaca, in Messico, dove si stabilì fino a quando si trasferì in Europa nel 1994. Durante la sua permanenza in Messico, Durham ha esposto molte volte, anche alla Whitney Biennial, Documenta IX, Institute of Contemporary Arts di Londra, Exit Art, il Museum of Modern Art in Anversa e il Palais des Beaux-Arts a Bruxelles. Ha inoltre pubblicato una serie di saggi in libri e periodici, tra cui Art Forum, Art Journal (CAA) e Third Text. Nel 1993, una raccolta dei suoi saggi, una certa mancanza di coerenza, è stato pubblicato da Kala Press. Dopo essersi trasferito in Europa, il lavoro di Durham si è concentrato principalmente sul rapporto tra architettura, monumentalità e identità nazionali. Le sue sculture anti-architettoniche, performance e video cercano di liberare il materiale privilegiato dall’architettura, la pietra, dalle sue associazioni metaforiche di monumentalità, la stabilità e permanenza. Le sue mostre in Europa hanno incluso luoghi come il Kunstverein di Amburgo, FRAC a Reims, Wittgenstein Haus a Vienna, Kunstverein di Monaco, e la Biennale di Venezia, tra i molti altri. Ha partecipato a “un granello di polvere una goccia d’acqua: la Biennale di Gwangju 5 °” nel 2004. Nel 2005 Durham ha co-curato Il West americano, un attacco ai cowboy e mitologia indiana, a Compton Verney, nel Regno Unito. Nel 2006 molte sue opere sono state anche esposte dalla Fondazione Serralves, nella città portoghese di Porto. Nel 2009, un pezzo permanente di arte pubblica di Durham, “Serpentine rouge” è stato installato a Indre (Loira Atlantica) in Francia, lungo il fiume Loira. Nel 2010 presenta le sue Rocce, opera incoraggiata nel padiglione espositivo Portikus a Francoforte sul Meno, in Germania. Nel 1995 Phaidon Press ha pubblicato Jimmie Durham, un’indagine completa della sua arte, con il contributo di Laura Mulvey, Dirk Snauwaert, e Mark Alice Durant. Nel 2009, con una mostra retrospettiva di Pierre Rejetées al Musée d’Art Moderne de la Ville de Paris (Francia), è satto pubblicato un suo catalogo.