Nicola Bonelli dell’ associazione Fontamara riporta all’attenzione dell’opinione pubblica l’emergenza ambientale legata all’esondazione del Basento con un appello rivolto ai sindaci della costa jonica lucana. Lo riportiamo integralmente
Campane a martello… per il Basento. All’attenzione dei Sindaci rivieraschi
Il presente appello nasce dalla certezza di un grave pericolo per la vita e l’economia delle popolazioni. Ha lo scopo di stimolare il dibattito su un problema reale: il malgoverno idraulico dei corsi d’acqua. Problema che per lo più viene ignorato, travisato o, ancor peggio, utilizzato per altri scopi. Ma mai portato a soluzione.
Vuol essere inoltre un solidale contributo di conoscenza agli ex e potenziali Alluvionati d’Italia. Spero che induca a riflettere; che aiuti a capire… a correggere… a prevenire… Se potessi, suonerei le campane a martello: per scuotere la gente dal sonno dell’indifferenza e dallo stordimento della disinformazione.
L’attuale politica nazionale sulla Difesa del Suolo e sul governo idraulico dei fiumi – fondata su incuria e abbandono; contraria ad ogni forma di prevenzione; finalizzata allo spreco del denaro pubblico nella logica dell’emergenza; sostenuta da un ambientalismo strumentale e mistificatorio; perseguita dalle varie Cricche Tangenti & Appalti – sta oscurando l’Italia e ne sta sfasciando il Territorio e l’Economia.
E’ una politica che ha stravolto il significato delle cose: che non impiega il denaro per sistemare i fiumi, ma usa i fiumi per “sistemare” immense risorse pubbliche.
Questa è la politica che ha partorito nel 1989 l’intervento da 113 miliardi di lire nel Basso Basento. A causa del quale sono sempre più frequenti e dannose le esondazioni nei comuni di Bernalda e Pisticci:. l’agricoltura, gli insediamenti e le infrastrutture sono ad altissimo rischio di distruzione.
Urge una svolta
Per il bene del Paese, per la vita e l’economia di intere popolazioni: urge una svolta a questa scellerata politica. Se non si provvede alla pulizia, bonifica e regimazione degli alvei, al ripristino della loro sezione di deflusso – nell’ottica della prevenzione, con i criteri del buon governo idraulico e nel rispetto delle leggi – fra non molti lustri, le pianure fluviali dovranno essere evacuate: da persone e cose. E non ci sono argini che possano salvarle.
Di fronte al marasma istituzionale, all’inerzia dei cosiddetti “Organi competenti” (15 uffici, in Basilicata, al posto del Genio Civile di una volta), peraltro ignoranti e inaffidabili, l’auspicata svolta può nascere solo dalla mobilitazione dei cittadini.
Urge pertanto una presa di coscienza popolare; una diretta conoscenza dei problemi; un ruolo attivo e propositivo nella ricerca delle soluzioni. Quindi, non solo la protesta ma servono anche delle iniziative di approccio culturale: sia verso il problema che verso le soluzioni.
Urge insomma una forte iniziativa da parte dei Comuni, che riesca a coinvolgere oltre gli operatori danneggiati, anche altre categorie professionali. Il territorio è un BENE COMUNE, e tutti devono contribuire a salvaguardarlo. La scelta degli interventi deve essere largamente ricercata e condivisa dalla base. Solo in questo modo si può evitare che le risorse stanziate siano utilizzate per altri scopi.
Nel Basento bisogna intanto prendere atto degli effetti dannosi del citato intervento da 113 miliardi di lire del 1989. Un aborto progettuale di “ingegneria idraulica” – fatto di scolmatori, vasche di dissipazione, argini e cervellotiche valvole clapet – che nel loro insieme hanno provocato un enorme spreco di risorse e gravi danni al territorio. Così come del resto aveva paventato il Consiglio Comunale di Bernalda, nella delibera del 13.10.1989, con la quale chiedeva la sospensione di quei lavori. Analoga richiesta veniva dal Consiglio Provinciale di Matera in data 16.11.1989. (vedi allegato).
A mio avviso bisognerebbe ripartire proprio da quelle decisioni consiliari.
Nicola Bonelli – ass. Fontamara