Oltre all’aumento delle morti sui posti di lavoro (12 nel 2012 rispetto agli 8 del 2011 e lo stesso numero del 2010) che in Basilicata è in controtendenza rispetto al dato nazionale in diminuzione, ciò che ci preoccupa del Rapporto nazionale Inail presentato ieri è l’alto numero di malattie professionali riconosciute (168). Un fenomeno tutto da scandagliare, inoltre, è quello dei troppi incidenti stradali che coinvolgono lavoratori mentre raggiungono o tornano dal posto di lavoro. A sostenerlo in una nota è Carmine Vaccaro, segretario UIL Basilicata. Di seguito la nota integrale.
Ritengo che rendere un ambiente di lavoro “friendly family” è il presupposto principe per la serenità dei lavoratori e per un elevato standard di risultati. Gli infortuni sul lavoro hanno causato, infatti, più di 12 milioni di giornate di inabilità con costo a carico dell’Inail: in media 80 giorni per infortuni che hanno provocato menomazione e 19 giorni in assenza di menomazione. Nel caso specifico dei diffusi disagi reumatologici, ad esempio, il ricorrente dato è l’assenza del lavoratore, che può essere debellata anche mediante misure di work-life balance, che si attengono ad una diversa organizzazione culturale di impresa fondata su opzioni di flessibilità d’orario concordate: dal job-sharing, al tele-lavoro fino agli interventi di alleggerimento per il disbrigo di pratiche ricorrenti o servizi di sostegno alla genitorialità.
Ci chiediamo, invece, perché le risorse in attivo che derivano dallo scarto tra i versamenti contributivi e le prestazioni rese dall’Inail non vengano utilizzate per aumentare le rendite, gli indennizzi, le cure o per potenziare le attività di prevenzione degli infortuni nei confronti delle aziende e dei lavoratori. Lo Stato continua a fare cassa con i soldi destinati alla salute e sicurezza e questo è inaccettabile. Come pure ci pare schizofrenico che il Governo, mentre afferma la validità della “gestione della sicurezza”, punti all’eliminazione, sotto la voce semplificazione, di elementi fondamenti quali la valutazione delle interferenze o il documento di valutazione del rischio che costituiscono la base per la prevenzione in azienda.
Su questi elementi chiediamo che il Parlamento corregga la proposta avanzata dal Governo nel cosiddetto Decreto “del fare”: sono sorte in queste settimane preoccupazioni circa il rischio che alcune semplificazioni, penso al Documento Unico per la Valutazione dei Rischi da Interferenze (Duvri), possano comportare un allentamento pericoloso delle norme a tutela della sicurezza nei luoghi di lavoro, con particolare riferimento ai piccoli cantieri. E non solo i sindacati hanno riscontrato un eccesso di deregolazione piuttosto che di semplificazione in materia di sicurezza del lavoro.
Purtroppo, il dibattito nell’agenda del Paese in materia di patologie invalidanti e work ability, che investe il 10% della popolazione, è troppo spesso velato e talvolta celato, indubbiamente, nel complesso, insufficiente. Rispetto alle ombre ed alle carenze di manutenzione di un Sistema Sanitario Nazionale che si è configurato sino ai nostri tempi come un impianto di eccellenza e che però, anche a causa della scure dei tagli e della recessione, ora non riesce a reggere la sfida del cambiamento, ne stiamo discutendo già in modo approfondito ed esaustivo e percepisco, anche nel contributo degli altri
attori una medesima sintonia sull’esigenza di riuscire ad andare oltre.
Pertanto, utilizzare il lessico del riformismo, della modernizzazione e della competitività, non venendo meno al “people first”, alla solidarietà ed all’equità, diviene anche nell’ambito delle misure di workability non solo auspicabile ma persino necessario, tra esigenze di produttività e
fondamentale attenzione alla persona.
Lug 11