Il TAR di Basilicata ha riconosciuto e dichiarato la compatibilità tra il sistema compensativo dei risparmi di settore e la normativa regionale in tema di blocco dei tetti: si tratta dei casi di centri, ambulatori, strutture della provincia di Matera che pur avendo avuto assegnato un budget non sono stati in grado di coprirlo perché gli utenti hanno preferito rivolgersi ad altri che quindi, a loro volta, hanno superato il proprio budget e, di fatto, hanno “regalato” al Servizio Sanitario Regionale sino ad alcune decine di migliaia di euro a struttura di prestazioni realmente erogate e non pagate.
A riferirlo è l’Anisap-Basilicata (associazione maggiormente rappresentativa delle strutture sanitarie private in regione) che ha impugnato due delibere del Direttore Generale dell’Azienda Sanitaria Locale del Materano, con le quali venivano revocati provvedimenti già emessi nel rispetto della normativa regionale che regola i rapporti tra Aziende Sanitarie e CEA (Centri Esterni Accreditati).
Dunque, in sintesi, per il TAR il meccanismo della redistribuzione e/o accantonamento non determina alcun innalzamento dei tetti aziendali e, quindi, nessun incremento di costi per l’Azienda Sanitaria e per la Regione, ma rappresenta un sistema di remunerazione per le prestazioni erogate extra budget, laddove residui un eccesso di risorse di settore. Nella sostanza, l’ ASM aveva dapprima correttamente e legittimamente accertato l’esistenza di risparmi di spesa per il 2010 e per il 2011 da accantonare e destinare al comparto dei centri accreditati. Ciò nonostante e – è scritto nelle sentenze del TAR – “in violazione delle più elementari regole in tema di contraddittorio procedimentale ed autotutela amministrativa”, la stessa ASM ha revocato le delibere e, addirittura, imposto la restituzione delle somme relative al 2010 e già erogate ai centri, sulla base di una asserita inconciliabilità del meccanismo dei risparmi di settore con il blocco dei tetti di spesa, senza che ci sia mai stata “alcuna statuizione dispositiva” sull’argomento e limitandosi a “richiamare alcuni stralci delle delibere regionali precedenti e degli accordi siglati senza altre valutazioni giustificative della revoca”.
Gli evidenti profili di illegittimità sono stati ampiamente riconosciuti e dichiarati dal TAR di Basilicata che ha rilevato “l’eccesso di potere e la violazione dei principi generali in tema di garanzie partecipative; il difetto assoluto di motivazione e di istruttoria la violazione dei principi generali in tema di autotutela; la violazione dei principi di ragionevolezza, di affidamento nella stabilità nell’ordinamento giuridico, di consolidamento delle posizioni giuridiche soggettive e di tutela dei diritti acquisiti.”
Da ultimo, il TAR ha rilevato gli estremi dell’ingiustificato arricchimento, lesivo delle posizioni consolidate dei centri aventi diritto al rimborso, dovendosi escludere che, in presenza di risorse, sia possibile non remunerare in alcun modo le prestazioni doverosamente erogate agli utenti del SSN.
Interessa particolarmente evidenziare – sottolinea l’ANISAP – come la magistratura amministrativa abbia confermato la natura concordata e partecipata della materia relativa all’erogazione delle prestazioni per conto del SSN, laddove le sentenze dichiarano l’illegittimità dei provvedimenti con riguardo alla violazione del principio generale relativo alla modifica unilaterale di alcune clausole contrattuali che “per la loro stessa natura, oltre che per essere espressione di intese fra Regione Basilicata e Associazioni di categoria, non poteva essere unilateralmente dichiarata decaduta dal Direttore Generale dell’A.S.M. tanto più in modo retroattivo e quindi con evidente nocumento nell’affidamento maturato dai centri interessati”.
Le due pronunce segnano, dunque, un punto di svolta e dei riferimenti fondamentali nella complicata materia del convenzionamento delle strutture private accreditate, fissando dei principi di portata generale a garanzia di una maggiore certezza del diritto e a tutela della trasparenza dell’azione amministrativa.
La vicenda è emblematica di come le ragioni del comparto, oltre che sempre rispettose del diritto, sono motivate dalla ragionevolezza, dalla concretezza, dalla serietà di chi quotidianamente mette la propria professionalità e le proprie capacità a disposizione del cittadino in un settore vitale quale quello della tutela della salute.
Le due sentenze, infatti – continua la nota dell’ANISAP – segnano il passo in un particolare momento storico che vede l’Anisap-Basilicata impegnata in una ennesima lotta a tutela dei livelli occupazionali garantiti dal settore e della qualità dei servizi che quotidianamente erogano ai cittadini nella vicenda relativa alle tariffe di remunerazione delle prestazioni specialistiche ambulatoriali.
Il merito all’Anisap-Basilicata e alla sua difesa per aver ottenuto un risultato di importanza fondamentale per l’intero comparto della specialistica ambulatoriale accreditata che, come nei casi riportati, si trova ancora a dover rivendicare il giusto riconoscimento all’interno del sistema sanitario regionale e si vede costretto a ribadire – anche e non solo attraverso la giustizia – il rispetto dei principi di integrazione, equiparazione, giusto contraddittorio, partecipazione.
Lug 12