Don Uva, Regione conferma proposta fitto ramo di azienda. L’assessore Martorano ha rassicurato i sindacati sulla volontà di preservare la struttura e la continuità occupazionale.
Salvaguardia dei livelli occupazionali e continuità assistenziale ai pazienti. Sono queste le condizioni imprescindibili per la Regione Basilicata al proseguo delle attività del Don Uva di Potenza. E’ quanto ha rimarcato questo pomeriggio l’assessore alla Salute, Attilio Martorano, in un incontro con le organizzazioni sindacali Fp Cgil, Fpl Uil e Cisl Fp, rappresentate dai segretari generali Roberta Laurino, Antonio Guglielmi e Giovanni Sarli, i rappresentanti dell’Ugl Sanità Michele De Rosa e della Fials Giuseppe Costanzo e una delegazione dei lavoratori, al quale ha partecipato il dirigente generale dell’Asp, Mario Marra. Ai sindacati, che già questa mattina avevano avuto modo di esprimere in Quarta Commissione consiliare le proprie posizioni e perplessità riguardo alla vicenda Don Uva, l’assessore Martorano ha confermato l’assoluta validità della proposta avanzata dalla Regione Basilicata per il fitto di ramo dell’azienda, proposta a suo tempo inserita nel concordato preventivo dalla Casa della Divina Provvidenza, ente gestore del Don Uva di Potenza. A quanto si è appreso, la sezione fallimentare del Tribunale di Trani ha ritenuto opportuno esperire la procedura concorrenziale per individuare il soggetto con cui stipulare il contratto. “Un fatto – ha spiegato Martorano – che non mette in dubbio la fondatezza della soluzione del fitto di azienda, anzi la conferma perché consente di verificare la sussistenza di offerte migliori sul mercato e di metterle a confronto”.
“Le preoccupazioni dei lavoratori e dei sindacati – ha detto ancora Martorano – sono anche le nostre. Il governo regionale continuerà a vigilare, è interesse di tutti la corretta e ordinata gestione di una struttura assistenziale che ha un ruolo non secondario nel panorama sanitario regionale”.
L’assessore ha reso noto che il presidente della Regione, Vito De Filippo, ha inviato questa mattina una nota alla sezione fallimentare del Tribunale di Trani, ai Commissari giudiziari e alla Congregazione religiosa, in cui evidenzia “la necessità di salvaguardare l’erogazione dei servizi e la stabilità dei livelli occupazionali”. “In presenza di eventuali operatori privati che si proponessero quali gestori della struttura di Potenza, è scritto nella nota, la Regione Basilicata si riserva di richiedere la presentazione di un ampio e dettagliato piano di riorganizzazione”, che garantisca la prosecuzione e gli standard di qualità dei servizi erogati, l’assoluta garanzia dei livelli occupazionali, la capacità economica e finanziaria necessaria a garantire “la corretta e puntuale erogazione delle spettanze di competenza dei lavoratori e di tutti i fornitori”, nonché “l’effettuazione dei necessari interventi strutturali di cui necessita la sede di Potenza” e, infine, “una corretta e coerente gestione delle relazioni istituzionali e sindacali esistenti”.
Requisiti giudicati tutti essenziali. Anche in assenza di uno solo di questi, “la Regione Basilicata si riserva sin da ora la facoltà di riorganizzare, in tutto o in parte, i servizi sanitari e assistenziali attualmente erogati presso l’Ospedale ‘Don Uva’, dislocandoli presso altre sedi, anche in considerazione del fatto che ad oggi l’Ente ‘Ancelle della Divina Provvidenza’ opera in regime di prorogatio dei rapporti contrattuali”.
I sindacati, dopo le ultime vicende e in attesa dei chiarimenti con l’assessore Martorano ritengono che “la sperimentazione gestionale con la partecipazione del pubblico posa dare le giuste garanzie”.
Audite in Quarta commissione consiliare (Politica sociale), riunitasi con la presidenza del consigliere Straziuso, le organizzazioni sindacali in merito all’annosa questione del Don Uva.
Roberta Laurino della FP CGIL ha fatto una sintesi del documento congiunto firmato dalle organizzazioni sindacali, evidenziando che “ dopo aver fatto un percorso comune con la Regione, oggi, ci si trova dinanzi alla novità rappresentata da un cambiamento di strategia di quest’ultima, per cui si chiederanno le dovute spiegazioni nel merito, e dal fatto che il giudice ha chiesto l’evidenza pubblica. Questo ha suscitato grande preoccupazione per la possibilità concreta della partecipazione al bando di soggetti terzi che non offrano le opportune garanzie e per la rinuncia da parte della Regione a partecipare al bando, attraverso l’Asp, la cui presenza è di fondamentale importanza. Occorre evitare, quindi, il pericolo della inadempienza e della inefficienza, chiedendo le dovute garanzie stabilite con le clausole di salvaguardia a tutela delle maestranze. IL sindacato – ha sottolineato Laurino – resta convinto della bontà del fitto del ramo d’azienda, conservando una struttura unica a Potenza, tutelando servizi e lavoratori”.
Antonio Guglielmi della UIL FPL ha sottolineato che “ ve fatta chiarezza circa la reale entità del fitto del ramo d’azienda e delle modalità attuative, riempendolo di contenuti; strumenti da perseguire, l’unità della gestione a carattere privatistico con l’indispensabile collaborazione del pubblico. Vanno, inoltre, sanate – ha ricordato Guglielmi – alcune ‘code’ rimaste in sospeso, quali l’erogazione del fondo di produttività ed il pagamento della tredicesima”.
Giovanni Sarli della CISL FP ha detto che “al di là di ogni tentativo di addolcire la pillola, occorre riconoscere che si è in presenza di una situazione drammatica. Agi inizi di luglio – ha ricordato – è partito il ‘Contratto di solidarietà’ che prevede una riduzione dell’orario di lavoro e bene si farebbe a tener presente l’ordine del giorno, votato in Consiglio regionale l’11 settembre 2012, con il quale si sottolineava l’impegno a privilegiare l’ipotesi dell’attuazione del fitto del ramo d’azienda. Vi è, poi, la cosiddetta ‘ipotesi B’ in base alla quale il Consiglio regionale e la politica tutta devono pretendere dei punti fermi in merito alle garanzie che i soggetti terzi devono addurre”. Sarli ha, anche, sottolineato, il fatto che “in questo momento si preferisce non procedere ad azioni dure di protesta per dimostrare la buona predisposizione e tutta la volontà da parte delle maestranze e delle organizzazioni sindacali a raggiungere una soluzione condivisa, non consegnando all’esterno e, soprattutto, alle famiglie dei degenti che altrove non troverebbero la stessa qualità di servizi ed assistenza, una immagine negativa di una azienda che da sempre salvaguarda la salute dei cittadini”.
Nel corso dei lavori della Commissione, quindi, è stato evidenziato che le organizzazioni sindacali, in attesa dell’incontro odierno con l’assessore Martorano e le decisioni che ne scaturiranno e, nonostante “le impreviste novità in merito al cambiamento di strategia della Regione ed alle richieste fatte dal giudice sull’evidenza pubblica”, continuano a credere che sia quanto meno ottimale rimanere sulla strada del fitto di ramo d’azienda del Don Uva, rimanere, cioè, “fortemente ancorati al percorso, fino ad oggi condiviso, che vede la Regione, attraverso l’Azienda Sanitaria, impegnata direttamente, considerato che non esistono ragioni ostative affinché l’Asp partecipi al bando di evidenza pubblica di prossima pubblicazione”. Quello che si chiede, ed è emerso chiaramente durante i lavori della Commissione consiliare, è che “la Regione e l’Asp partecipino alla procedura di evidenza pubblica, non pretendendo, certo, che i lavoratori del Don Una diventino lavoratori pubblici, ma che la gestione a carattere privatistico veda una partecipazione del pubblico, sia pure non a maggioranza azionaria ed a gestione diretta”.
Ulteriori precisazioni giunte in merito al fatto che il bando “non solo deve essere compatibile con la partecipazione di un soggetto pubblico, evitando in tal modo, di inserire elementi che possano pregiudicarne la partecipazione, ma deve scongiurare l’arrivo di imprenditori improvvisati che potrebbero compromettere la già difficile situazione del Don Uva di Potenza e dovrà contenere tutta una serie di elementi di garanzia per i servizi e per i lavoratori, dalle clausole di salvaguardia degli attuali livelli occupazionali e retributivi alla accertata solidità economica e finanziaria capace di garantire non solo il regolare pagamento delle spettanze, ma anche il mantenimento di tutti i costi di gestione per quelle che sono le reali esigenze di funzionamento per l’assistenza ai pazienti, nonché una esperienza consolidata, almeno ventennale, nel campo socio assistenziale, anche al fine della necessaria riorganizzazione ed ottimizzazione dei servizi per garantire i livelli essenziali di assistenza. Dovrà, altresì, essere preclusa la partecipazione a soggetti che negli ultimi anni hanno avuto situazioni di crisi aziendali o hanno fatto ricorso alla cassa integrazione o ad altro ammortizzatore sociale”.
Le organizzazioni sindacali hanno, inoltre, ribadito che “ è pur sempre necessario lavorare sulla soluzione alternativa, a partire dalla revoca degli accreditamenti se necessaria, fino al raggiungimento dell’obiettivo finale che resta non solo l’autonomia della sede di Potenza dalla Casa Divina Provvidenza, ma anche una forma più diretta dell’Asp nella gestione dei servizi ora affidati alla stessa Casa Divina Provvidenza”.
I consiglieri regionali (intervenuti nella discussione, oltre al presidente Straziuso, Romaniello, Navazio, Mazzeo Cicchetti e Giordano) hanno ritenuto, per esprimere un parere definitivo sulla questione, di attendere i chiarimenti dell’assessore Martorano che giungeranno nella prossima seduta della Commissione già fissata per lunedì 29 luglio 2013.
L’organismo consiliare ha, poi, espresso parere favorevole, a maggioranza, sullala delibera di Giunta regionale riguardante gli interventi di solidarietà in favore degli emigrati lucani nei Paesi dell’America latina per l’anno 2013, ivi compresi priorità e modalità di concessione dei contributi stessi. Il sì è giunto dal presidente Straziuso e dai consiglieri Di Sanza (Pd), Scaglione (Pu), Mazzeo (Gm), Romaniello (Sel), Mancusi (Udc), Giordano (Pdl). Astenuto il consigliere Navazio (Gm).