Le previsioni di Unioncamere su movimenti e tassi occupazionali in Basilicata entro la fine dell’anno confermano la drammaticità della situazione con 2mila posti in meno (1.610 in provincia di Potenza e 400 in provincia di Matera) e un saldo (tra 4.420 “entrate” e 6.420 “uscite”) pari a meno 2,7%. Siamo di fronte ad una “lettura” in sintonia con quella dei sindacati che rafforza la proposta di Cgil, Cisl, Uil di mettere mano rapidamente nella nostra regione ad un Piano del Lavoro: è quanto afferma il segretario regionale della Uil della Basilicata Carmine Vaccaro.
Il Ministro del Lavoro Giovannini, dunque, ha fatto bene a porre tra le priorità del Governo l’attenzione alla fascia giovanile più precaria od inoccupata – continua – che in larga parte un’occupazione neanche la cerca né si forma (i cosiddetti Neet). E commetteremmo un errore grossolano indicando a vantaggio di tali destinatari la via di forme assistenziali di reddito minimo garantito se sganciate da misure di inserimento professionale, che avrebbero un effetto esattamente opposto a quello auspicato della re-attività lavorativa. Nella nostra regione come in generale nel Paese – dice il segretario della Uil – ci sono numerose offerte di lavoro non corrisposte, falegnami, panettieri, operai specializzati, sarti, operatori addetti all’assistenza socio-sanitaria agli anziani: sono soltanto alcune delle professioni che vengono rifiutate a priori, i cosiddetti lavori dimenticati. E se riflettiamo attentamente, leggiamo in questi profili l’orgoglio di un’appartenenza a quelle nostre eccellenze fiore all’occhiello in tutto il mondo: gastronomia, artigianato di qualità, benessere sociale da cui si può e si deve ripartire per la sfida della produttività e della competitività. Pertanto, un piano di azione di riqualificazione delle arti e dei mestieri, nel novero del recupero dei nostri costumi e della nostra cultura targata Made in Italy è invece la strada che dovremmo perseguire. In questa direzione si potrebbe creare una task force con il sostegno dell’UE tesa, al tempo stesso, ad aggredire il trend dei laboratori e degli esercizi artigianali in fallimento o in affanno per molteplici cause, tra cui l’inadeguatezza d’organico o anagrafica dei titolari, mediante una sinergia generazionale in spirito continuistico e il ricorso ad un albo ad hoc con la regia della CNA come sperimentato positivamente già in talune realtà territoriali. Va rimosso, inoltre, l’ostacolo culturale tra prassi e luogo comune, della distinzione percettiva tra professioni di serie A e di serie B tanto più se non si contemplano mansioni realmente usuranti, restituendo il lustro che meritano ad arti e mestieri nobili, che nondimeno possono risultare largamente remunerativi e gratificanti. Acquisire flessibili capacità di mettersi in gioco ristabilendo un contatto con le manualità tradizionali significa anche essere maggiormente attrezzati alle sfide e più preparati di fronte a condizioni e situazioni più complesse ed ostiche. Per parte nostra, come Sindacato dei Cittadini, stiamo già mettendo in cantiere un importante appuntamento nazionale che si tradurrà in un grosso convegno pubblico per il prossimo autunno, teso a tracciare un’esaustiva e concreta ricetta con la regia e la collaborazione di più realtà sociali, associative ed istituzionali. La situazione è davvero dura e difficile – continua il Segretario Confederale – e vi è bisogno di un gioco di squadra tra molteplici attori, di un patto tra generazioni, di idee e soprattutto di autentico riformismo. Intanto cedere quote di Eni, come di Enel e Finmeccanica per ripianare il debito, come vorrebbe fare il Governo – conclude Vaccaro – ci sembra una strategia suicida. Vendere i gioielli di famiglia piuttosto che ridurre gli sprechi è una di quelle scorciatoie che ci porta nello strapiombo”.
Lug 23