“L’idea di una nuova destra «radicata nella comunità e nel territorio», riconosco, è suggestiva e rinnova passione (in verità mai sopita) , ovviamente a condizione di non pensare ad una riedizione di An (magari solo perchè si rifà Forza Italia) ma più semplicemente con l’obiettivo di raccoglierne l’eredità, sulla base dei valori del Movimento sociale, per proiettarla al presente e al futuro”. Lo afferma Egidio Digilio, già senatore, coordinatore di Fli che aggiunge: “ la scadenza elettorale regionale ravvicinata impone un percorso obbligato per individuare innanzitutto un progetto di proposta alternativa non solo al sistema di potere del Pd e del centrosinistra, che tutti conosciamo, per estendersi all’insieme dell’attuale sistema partiti. Dunque un progetto caratterizzato dall’alternatività e diversità quali elementi fondamentali per chiedere ai lucani di credere e sostenere la candidatura di un governo regionale di autentico cambiamento. Non sfugga – evidenzia Digilio – che è un’ipotesi tanto più necessaria per tutelare gli interessi delle nostre comunità rispetto alla fase di estrazione-ricerca di petrolio e gas e di gestione delle risorse idriche. Nella prossima legislatura regionale è questa la posta in gioco con interessi fortissimi di lobby petrolifere, del gas, delle energie rinnovabili e dell’ “oro blu”. Ed è anche questa, a mio parere, la ragione politica della presenza, sicuramente sovradimensionata, di dirigenti lucani del Pd nei posti chiave delle istituzioni nazionali chiamati a “presidiare” i centri decisionali sino al rinforzo atteso nei prossimi mesi”.
Per Digilio: “dobbiamo riprendere il filo del nostro racconto, rilanciare un percorso tracciato nel solco di “un certo modo di intendere l’Italia”, con il coraggio delle idee e del cambiamento, forti di una spinta patriottica e repubblicana, pronti ad affrontare le sfide della competizione e dello sviluppo, con una forte attenzione alla solidarieta’ sociale. Per questo non basta una “trincea di destra“: occorre una visione radicalmente alternativa all’idea di consenso che il centrodestra ha elaborato in questi anni, consenso come adesione a un progetto di cambiamento, come espressione di cittadinanza attiva. E’ un progetto culturale e civico, prima che politico, che richiede tempi, strumenti, modalità di partecipazione perché non si può improvvisare e tanto meno individuare la scorciatoia della sommatoria di sigle. Ma adesso pensiamo alle regionali”.
Lug 27