“I dati forniti dalla Cgia di Mestre che vedono la Basilicata al secondo posto (subito dopo la Calabria) per incidenza percentuale del valore aggiunto da lavoro irregolare sul PIL regionale (14,7%), calcolando in circa 47mila le unità lavorative irregolari nella nostra regione e un “gettito evaso” di 700-800milioni di euro, non ci hanno sorpreso perché sono sostanzialmente in linea con la stima del nostro Centro Studi nazionale di Politiche Sociali e del Centro Studi Uil Basilicata che da tempo hanno lanciato l’allarme sulla situazione del lavoro irregolare al Sud e in Basilicata”. Lo dice il segretario regionale della UIL Carmine Vaccaro.
“Un’altra faccia della medaglia del lavoro in nero – aggiunge – è costituita dalle tasse che mediamente vengono a mancare in Basilicata pari a 1.174 euro l’anno per ciascun residente e che quindi sono sottratte ad investimenti produttivi e sociali. Non so se, come sostengono autorevoli economisti, il sommerso costituisca realmente un vero e proprio ammortizzatore sociale, so solo che bisogna passare da impegni e documenti ad atti per la ridare piena dignità ai lavoratori irregolari e a quelli precari. Voglio ricordare in proposito – continua Vaccaro – che sindacati, imprese e Regione hanno da tempo individuato due strumenti essenziali: una normativa integrata per il contrasto al sommerso che abbia un profilo soprattutto di incentivazione a chi opera nel rispetto delle normative esistenti in materia di contratti di lavoro e di sicurezza sul posto di lavoro; la costituzione di un Osservatorio regionale sul sommerso e sulla sicurezza del lavoro che realizzi, di intesa con la Direzione Regionale del Lavoro, delle Entrate, dell’Inps e dell’Inail un “database unico” sulle imprese regionali titolari di contributi pubblici per facilitare i controlli.
La Uil di Basilicata ha sempre ritenuto che è indispensabile mettere in campo misure eccezionali, anche se provvisorie.
Uno strumento di questo tipo efficace ed immediato per la Uil è quello dei “buoni lavoro”. Certo non sono il massimo rispetto alle tutele dei lavoratori, ma in questo momento potrebbero dare una risposta economica a tanti inoccupati e disoccupati che non sono in grado di assicurare un reddito sufficiente alla propria famiglia.
Se invece il Governo dovrà mettere risorse per creare le condizioni affinché nei prossimi 6 mesi si creino almeno 500 mila nuovi posti di lavoro la strada passa, nel breve, attraverso la defiscalizzazione degli oneri che gravano sul lavoro, sfoltendo il numero degli incentivi e concentrandosi su: ZERO contributi (contributi e imposte) per due anni per nuove assunzioni di giovani a tempo indeterminato e poi gradualmente nei 3 anni successivi (il 33% ogni anno) di sgravi; ZERO tasse per i primi due anni per promuovere l’autoimprenditorialità giovanile e poi nei 3 anni successivi (il 33%) di sgravi; finanziamento di stage e tirocini finalizzati all’entrata nel mercato del lavoro di ragazze e ragazzi.
Infine, molto si può fare anche attraverso il dialogo tra imprese, sindacati e governo per finanziare “contratti straordinari di accesso al lavoro” di giovani, soprattutto nel Sud. Si tratta, nel merito, di una proposta che, per un periodo di 5 anni, può prevedere, temporaneamente, una deroga ai contratti nazionali di categoria, livelli di salario di accesso per le nuove assunzioni a tempo indeterminato. Le imprese che assumeranno con tale tipologia contrattuale, dovranno garantire la stabilità della base occupazionale esistente e il reinvestimento dei risparmi anche in ricerca e innovazione.
Per la Uil – conclude Vaccaro – occorre oggi partire dalle piccole cose, che servano a far passare la buriana, se vogliamo domani condividere nuovi progetti di crescita, di sviluppo e di ripresa economica della nostra regione”.