“Battersi perché non sia il Ministero dello Sviluppo Economico a gestire direttamente e centralisticamente i 2 miliardi di euro (anche se tutti ancora da verificare) derivanti dall’art. 16 del decreto liberalizzazioni”: è la sollecitazione che giunge in una nota congiunta a firma dei consiglieri regionale Antonio Autilio e provinciale di Potenza Vittorio Prinzi.
“Specie per l’esperienza che abbiamo vissuto con il patto di stabilità che ha imbrigliato le royalty derivanti dal petrolio, nonostante la pressione di De Filippo nei confronti dell’ex Premier Monti, non possiamo avallare – aggiungono – alcuna scelta centralistica che ripeterebbe l’esperienza sinora consolidata in Val d’Agri con lo Stato che incassa il gettito fiscale, le compagnie che fanno profitti e la Regione che non riesce nemmeno a spendere le briciole delle royalties. Anzi, rispetto alla proposta del Governatore di chiedere alla Commissione Europea e al Governo una “sorta di specialità” a favore della Regione per gestire le nuove ingenti risorse finanziarie sarebbe sicuramente un brutto passo indietro che non dobbiamo consentire”.
Autilio e Prinzi evidenziano che il comma 1 del’art. 16 ha come obiettivo la promozione di nuovi investimenti di ricerca e sviluppo delle risorse energetiche nazionali strategiche di idrocarburi nel rispetto del dettato dell’articolo 117 della Costituzione, dei principi di precauzione, di sicurezza per la salute dei cittadini e di tutela della qualità ambientale e paesistica, di rispetto degli equilibri naturali terrestri e acquatici, secondo i migliori e più avanzati standard internazionali di qualità e sicurezza e con l’impiego delle migliori tecnologie disponibili. E’ questo comunque un aspetto – affermano – che non ci mette del tutto tranquilli perché estrarre più petrolio non equivale, automaticamente, a più strumenti di tutela del territorio, come insegna la vicenda dell’Eni in Val d’Agri, nonostante ieri la Giunta Regionale abbia dato il disco verde per l’attività di controllo-monitoraggio dell’aria che spetta, non da oggi, all’Osservatorio Ambientale di Marsiconuovo.
Ci sono scadenze ravvicinate, quali l’approvazione della SEN (Strategia energetica nazionale), i primi passi del Memorandum petrolio che richiedono una diversa interlocuzione tra Regione-Province-Comuni della Val d’Agri e Sauro e Governo e Parlamento. Non si può infatti considerare archiviata – dicono Autilio e Prinzi – la protesta dei sindaci dei Comuni della Val d’Agri che con l’annuncio delle loro dimissioni ha alimentato non poche polemiche e che successivamente si è positivamente incanalata nel percorso, da noi auspicato, del confronto e della concertazione con tutti gli altri sindaci dei due comprensori petroliferi e con la Regione per modificare metodo e merito di spesa delle royalty. Per questa ragione l’atteggiamento del nuovo Parlamento e con esso del nuovo Governo risulterà determinante”.
“La nostra posizione in proposito è chiara non da oggi: le royalty devono essere quantificate in almeno il 50% con una quota affidata direttamente alla Regione e una quota ai Comuni del comprensorio della Val d’Agri. Siamo in una fase cruciale per il futuro della comunità regionale e c’è bisogno di una scelta coraggiosa per non accontentarci né di qualche punto percentuale in più di royalty e né di qualche milione di euro in più dallo Stato per costruire qualche infrastruttura. Tra l’altro, non sfugga che per le infrastrutture in Basilicata ci sono già previsioni di investimenti contenute nel Piano di Azione Sud e in altri programmi straordinari per il Mezzogiorno. Non vorremmo che lo Stato, per risparmiare, pensasse ad una partita di giro: niente fondi straordinari e solo dall’art.16”.
Ago 10