Meno quantità, più spesa ai supermercati e maggiore attenzione ai cartellini: è la tendenza dei consumatori lucani negli acquisti di ortofrutta fresca nell’estate 2013. Per la Cia-Confederazione Italiana Agricoltori della Basilicata la brusca frenata dei prezzi di frutta (-7,2 per cento) e verdura (-6,7 per cento) nel mese di luglio non basta a far riprendere i consumi alimentari, comunque segnati da un aumento di tre punti percentuali su base annua. Ed è così che le famiglie continuano a farsi i conti in tasca anche davanti a cibi e bevande, confermando la tendenza per più di un italiano su due (53 per cento) di comprare solo con promozioni e offerte speciali.
Da noi – sottolinea il direttore regionale della Cia Luciano Sileo – è ormai consuetudine vedere consumatori del cosiddetto ceto medio chiedere al fruttivendolo di quartiere due-tre pezzi di melenzane, pesche, zucchine, carote. Si compra così: la minima quantità e con i prezzi più contenuti. Si comincia a diffondere nei due capoluoghi come nei centri minori – aggiunge Sileo – anche quella tendenza registrata in tutto il Paese di anziani, piuttosto che lavoratori in cassa integrazione, che chiedono all’ambulante di frutta e verdure prodotti deteriorati dal caldo che andrebbero a finire altrimenti in spazzatura. Quanto alla differenza di prezzi, rispetto alle stagioni estive passate – evidenzia il direttore della Cia – cambia poco tra il fruttivendolo del centro e quello di periferia, tra gli stessi e l’ambulante (che rischia quotidianamente la multa dei vigili urbani) se non per la quantità: acquistare una cassetta o almeno 3 kg di percoche dall’ambulante consente un risparmio anche di un terzo.
La Cia – ricorda Sileo – ha presentato una proposta di legge di iniziativa popolare per regolare i rapporti tra agricoltura e Gdo (Grande distribuzione organizzata). L’obiettivo è di promuovere e commercializzare i prodotti locali che siano tracciabili e identificabili nel territorio rurale di produzione, aprendo nuovi spazi di mercato a produzioni alimentari e tipiche lucane anche di nicchia. E’ dunque un ulteriore sostegno che intendiamo dare all’impegno della Regione in direzione del riconoscimento del marchio di tutela, rafforzando la rete di prodotti Dop, doc, docg e igp “made in Basilicata”, e dei programmi di filiera agro-alimentare che saranno sostenuti anche attraverso i PIF (Progetti Integrati di Filiera) per far arrivare i nostri prodotti attraverso le catene della Gdo in supermercati del Nord-Centro Italia”.
Nel sottolineare che “il processo di forte concentrazione delle catene della grande distribuzione, accompagnato dall’emergere di un numero molto esiguo di centrali d’acquisto e, dall’altro, dal permanere di una moltitudine di fornitori, costituiti da piccole e medie imprese, ha determinato una situazione di profondo squilibrio nelle relazioni commerciali tra fornitori e distributori” Sileo ricorda “le numerose iniziative avviate in Basilicata negli anni passati in particolare con Legacoop e Confesercenti su questi temi. I principi guida della nostra iniziativa – continua Sileo – riguardano la centralità del produttore agricolo e del consumatore, la libertà contrattuale, la correttezza nelle relazioni, la legalità e la responsabilità sociale; l’equa ripartizione del valore lungo l’intera filiera agroalimentare”.
Inoltre per venire incontro ai consumatori c’è il progetto di favorire la creazione dei Gasp (Gruppi di Acquisto solidali) e dei punti vendita diretta degli agricoltori-produttori e quello denominato “La spesa in campagna” che prevede una serie di azioni da sviluppare per realizzare un circuito regionale breve di valorizzazione e commercializzazione attraverso l’istituzione di mercati dei produttori, di “spacci locali” (punti vendita diretta gestiti in forma associata da imprenditori agricoli), patti di filiera, un marchio e l’utilizzo del sito web www.laspesaincampagna.net dove poter consultare le varie aziende individuare la mappa e persino scaricare il software per la navigazione Gps per raggiungerle.
Elementi fondamentali del progetto, in collaborazione con gli agriturismi di Turismo Verde – sottolinea Paolo Carbone dell’Ufficio Economico Cia – sono l’etichetta “prezzo chiaro” obbligatoria per i prodotti venduti attraverso la rete e il logo dei Circuiti brevi e l’albo regionale delle aziende agricole della filiera corta al fine di garantire un corretto e trasparente funzionamento di circuiti brevi di commercializzazione o “filiera corta”. Obiettivo centrale è quello di avvicinare il consumatore in modo consapevole ai prodotti della sua area territoriale e rurale creando un rapporto più stretto dei produttori con i cittadini.
Oggi andare in campagna a fare acquisti permette, d’altra parte, risparmi significativi per i consumatori. Se, ad esempio, si spendono 100 euro di prodotti alimentari, c’è un taglio netto di 30 euro rispetto alla tradizionale catena distributiva. E se anche si aggiunge il costo della benzina, in media 5 euro, la visita alla fattoria consente, complessivamente, una minore spesa di 25 euro. E di questi tempi -rileva Carbone- non è sicuramente poco.