Blocco erogazioni disposto dalla Legge Finanziaria 2008
A rischio le agevolazioni concesse alle imprese negli anni scorsi
La legge finanziaria per il 2008 ha abbreviato da 7 a 3 anni il termine di perenzione amministrativa dei residui passivi delle spese in conto capitale.
Ciò significa che sono bloccate tutte le erogazioni alle imprese per le leggi di agevolazione a livello nazionale per somme impegnate su stanziamenti relativi all’esercizio 2004 e precedenti. Sono esclusi solo i progetti cofinanziati dall’Unione Europea, come la 488 Industria per la Basilicata, perché bisogna rispettare le scadenze imposte da Bruxelles.
La CONFAPI ha protestato con il Ministero dello Sviluppo Economico per l’interpretazione estensiva data alla norma, che tra l’altro blocca tutti i progetti a valere sulla legge 488 Turismo e Commercio con programmi pluriennali. Infatti, poiché la legge blocca i pagamenti a cui lo Stato è obbligato per contratto, il Ministero ha equiparato le agevolazioni alle imprese ad un negozio giuridico, mentre invece è notorio che si tratta di bandi in cui le aziende non hanno apposto alcuna sottoscrizione.
Le somme sbloccate saranno rassegnate con un atto del Governo alla fine del 2008 e intanto lo Stato guadagna un anno di tempo. In realtà si tratta di un mero artificio contabile grazie al quale lo Stato risparmia diversi miliardi di euro e mette in difficoltà le imprese che hanno contratto mutui bancari con tempi di rientro legati all’erogazione degli stati di avanzamento.
Inoltre, la comunicazione che il Ministero ha inviato alle banche concessionarie per la legge 488/92 di bloccare le richieste di erogazione, non incide sugli adempimenti a carico delle imprese beneficiarie, che sono invitate a rispettare i termini previsti dalle normative vigenti presentando comunque le richieste di erogazione alle banche anche se relative alle somme bloccate,
Toccherà adesso al Ministero pronunciarsi sulla tesi della CONFAPI che giudica incoerente tale interpretazione, degna della migliore tecnica di finanza creativa.
Indagine dell’Autorità di Vigilanza sull’aggiornamento dei prezzari
L’API scrive alle Stazioni appaltanti
Il presidente dell’API Nunzio Olivieri ha inviato una nota alle Stazioni appaltanti della provincia di Matera sulla nota e dolente questione dell’aggiornamento dei prezzari delle opere pubbliche.
Olivieri evidenzia che l’Autorità per la Vigilanza sui contratti pubblici ha avviato un’indagine per verificare l’adozione, la consistenza e la formazione dei prezzari per il calcolo della base d’asta nei pubblici appalti.
Scopo dell’indagine è la prevenzione di eventuali squilibri tra le prestazioni contrattuali e la garanzia alle imprese che i prezzi utilizzati dalle stazioni appaltanti per il calcolo della base d’asta siano aggiornati.
Dopo le numerose pronunce dei Tar che hanno ritenuto legittima la pretesa delle imprese ad avere prezzari aggiornati, l’Autorità è intervenuta per sottolineare che “una quotazione sottostimata a causa di prezzari non aggiornati rappresenta per le imprese interessate un ostacolo alla partecipazione alla gara”. L’obbligo di aggiornamento dei prezzari, inoltre, viene considerato fondamentale, indipendentemente dal criterio di aggiudicazione o dalle modalità di formulazione delle offerte.
L’Autorità, infine, pur dicendosi consapevole dell’eventualità che, anche per ragioni non imputabili alla stazione appaltante, decorra un lasso temporale significativo tra l’approvazione del progetto e la pubblicazione del bando di gara, chiede comunque alle amministrazioni sprovviste di un proprio prezzario di “utilizzare l’ultimo prezzario regionale vigente nel momento dell’approvazione del progetto, dopo averlo sottoposto ad una verifica di congruità”.
Sulla base di queste indicazioni, il presidente dell’API ha invitato le Amministrazioni ad effettuare congrue analisi dei costi o quanto meno ad applicare il prezzario regionale vigente, aggiornandone i prezzi non congrui.
Il problema non è di poco conto. Per esempio, un tubo d’acciaio viene pagato dall’ente a 260 euro a metro lineare, ma i fornitori lo vendono a 320 euro e anche di più. Che fare: partecipare alla gara rischiando di fallire oppure non lavorare e perdere di sicuro la qualificazione per i pubblici appalti?
L’API evidenzia che il prezzario è uno strumento di grande importanza per le imprese che operano nel comparto dei lavori pubblici, per cui disporre di prezzi sufficientemente remunerativi delle opere realizzate significa per le aziende poter lavorare con tranquillità, nel rispetto delle leggi e dei contratti e in parità di condizioni di competitività con i soggetti imprenditoriali di altre regioni.
Del resto l’interesse della Pubblica Amministrazione nella realizzazione dei lavori pubblici non è soltanto economico (nel senso del risparmio), ma riguarda anche la buona e corretta esecuzione delle opere, l’eliminazione dei contenziosi, gli aspetti sociali, la sicurezza nei cantieri e, più in generale, il rispetto del principio della buona amministrazione.