“Con il cortometraggio ’Insieme’ alla 70a Mostra del cinema di Venezia si realizza una grande operazione culturale che offre una chiave di lettura centrale del cancro: parlare della propria malattia”. E’ il commento di Antonio Flovilla, componente dell’Ufficio Presidenza Nazionale Federanisap e presidente dell’ANISAP Basilicata, alla presentazione di “Insieme”, promosso da Salute Donna onlus e SIPO, Società Italiana di Psico-Oncologia, per la regia di Annamaria Liguori, con interpreti Euridice Axen, Giorgia Wurth, Nicolas Vaporidis e Monica Scattini.
Nel film, le relazioni, gli affetti, il dialogo con le persone vicine, a cominciare dalla sorella e dal proprio medico si riveleranno per la protagonista le risorse decisive per superare i passaggi difficili del percorso di cura. Oggi, sempre più spesso, grazie alla diagnosi precoce e alle terapie disponibili si riesce a vincere la battaglia contro il cancro, ma il percorso di cura può essere lungo e pesante anche a causa degli effetti collaterali della chemioterapia, aspetto non sempre adeguatamente affrontato nel dialogo medico-paziente. Obiettivo del cortometraggio è proprio quello di catalizzare l’attenzione dei medici e dei pazienti su quanto accade fuori dall’ospedale, cogliere gli aspetti e i problemi della quotidianità della persona che convive con il cancro che possono sfuggire al medico concentrato sulla battaglia contro la malattia. ”Insieme” è quindi la storia di una battaglia vittoriosa contro il cancro basata sulla scoperta del valore della comunicazione, dell’importanza di vincere le proprie paure e parlare apertamente di come ci si sente per affrontare i momenti più critici del percorso di cura.
“Dalla Mostra del Cinema di Venezia appare ancora più lontana e piccola – dice Flovilla – la polemica dei giorni scorsi che ha avuto tutta l’aria dell’ennesimo scontro di campanile tra Potenza e Matera sulla questione della radioterapia al San Carlo Potenza. Una polemica ancora più inutile perché è l’Irccs-Crob di Rionero il punto di riferimento scientifico, non solo regionale ma anche interregionale o nazionale, per tutte le attività necessarie alla prevenzione, diagnosi e cura della patologia oncologica. La rete oncologica cui fa riferimento il Piano Salute Regionale non equivale alla possibilità che le terapie connesse alla patologia (chemio e radio terapia) possano essere distribuite come un normale presidio terapeutico al di fuori di un contesto specialistico e qualificato, il solo in grado di fornire quel livello di attenzione e di personalizzazione della terapia oncologica alla quale oramai tutti tendono. Pertanto, la chemio terapia non può essere fatta dappertutto o in un qualsiasi ospedale, tanto varrebbe farla a domicilio del paziente. Questione ancor più complessa è rappresentata dalla radio terapia che ha bisogno di una diversificata disponibilità di sorgenti e di strumentazione per erogarla, non solo in maniera adeguata ed efficace, ma anche a tutela ulteriore della salute del paziente e pertanto, al di là delle generiche affermazioni, la stessa come la chemio terapia tende alla personalizzazione e pertanto andrebbe erogata in strutture nate e sviluppate per tale funzione. Lo stesso ruolo dell’Azienda Ospedaliera San Carlo, in termini di eccellenza sanitaria, viene svilito quando ci si preoccupa solo di aggiungere piccoli servizi inconsistenti da un punto di vista strategico, pur di recuperare (?) una centralità ormai perduta, anche e nonostante il tentativo (dannoso) di farla diventare colonia, o peggio, centro di raccolta di patologie complesse a vantaggio di strutture extra regionali, ancorché prestigiose, oltre che per effetto di troppe convenzioni con centri universitarie e strutture di cura extraregionali.
Infine, l’incessante lavoro della direzione sanitaria e dell’intero personale del Centro di Rionero – come testimonia lo studio effettuato da un gruppo di Ricercatori dell’Irccs Crob di Rionero in Vulture dal titolo “Lenalidomide and low dose dexamethasone for newly diagnosed primary plasma cell leukemia” e pubblicato online su PubMed lo scorso 20 agosto – conferma l’Istituto di Rionero come struttura di grande eccellenza sanitaria. In particolare va sottolineata la scelta di dare risposte adeguate alle esigenze specifiche delle donne ricoverate, attraverso spazi e strutture funzionali e attraverso il terzo acceleratore lineare garantire ai pazienti innovative cure radio-terapiche con strumentazioni d’avanguardia nel settore oncologico. L’obiettivo da perseguire – conclude – è quello di assicurare terapie personalizzate, sulla base delle caratteristiche specifiche della malattia e al tempo stesso di limitarne i cosiddetti effetti collaterali della terapia, accrescendo percorsi ed azioni di umanizzazione come la pellicola di Venezia ci sprona a fare.
Set 03