E’ sempre il prezzo basso al mercato d’origine del Metapontino il problema maggiore per i viticoltori dell’uva da tavola: la varietà “apirene”, quella più richiesta perché senza semi, è quotata tra i 70 e i 90 centesimi al kg; quella “palieri” tra i 35 e i 45 centesimi al kg. A riferirlo è la Cia-Confederazione Italiana Agricoltori della Basilicata sottolineando che comunque la produzione di uva da tavola è da noi limitata (177 mila quintali che rappresenta l’1,4% della produzione complessiva italiana). Concentrata quasi esclusivamente in provincia di Matera con una superficie in produzione di 805 ettari su un totale di 855 ettari, rispetto a ben altri numeri della superfice viticola da vino (quasi 6mila ettari con una produzione di 185 mila ettolitri di vino), la qualità – sottolinea la Cia – è considerata “eccellente” al punto da penetrare nei mercati maggiori delle grandi città del centro-nord ed in alcune capitali europee.
Anche per questa annata – sottolinea Paolo Carbone, responsabile dell’Ufficio Economico della Cia – i nostri produttori sono alle prese con la competizione europea. In particolare, le produzioni italiane si trovano in difficoltà per la concorrenza spietata per prezzi di uva greca e spagnola, anche se in termini di gusto, presentazione estetica e confezionamento, le nostre uve si distinguono in meglio anche se scontiamo per l’export i noti problemi infrastrutturali e di collegamento con i maggiori mercati ortofrutticoli. Naturalmente il calo dei consumi in generale di frutta fresca – continua Carbone – incide notevolmente. E’ ormai tendenza del consumatore acquistare dal fruttivendolo un solo grappolo di uva per volta. Inoltre, con la crisi oltre una famiglia su tre torna a fare la “scorta alimentare” come ai tempi di guerra e aumenta il tempo dedicato alla spesa. Dopo anni di dispense minime e acquisti quotidiani o settimanali, la necessità di risparmiare allunga i tempi davanti allo scaffale del supermercato, con il 65 per cento degli italiani che compara i prezzi con molta più attenzione rispetto al passato.
Più in dettaglio, il fenomeno dell’accumulo delle scorte riguarda il 34 per cento delle famiglie, che approfittano delle sempre più numerose “offerte speciali” per spendere di meno, soprattutto sui prodotti a media e lunga conservazione. D’altra parte -ricorda la Cia- dal 2008 a oggi le promozioni nella Gdo sono cresciute sia in termini di pressione (+9 per cento) che di profondità dello sconto (più che quintuplicati i “tagli” di prezzo superiori al 40 per cento)
Per quanto riguarda la possibile evoluzione del mercato di uva da tavola nelle prossime settimane, risulta difficile fare previsioni. Tutto dipenderà dall’andamento climatico e da come esso influenzerà la domanda. I produttori stanno già immagazzinando uva nelle celle frigorifere per prepararsi ad affrontare le prossime variazioni di mercato.”
Set 04