Mirna Mastronardi e Vito Auletta, i due candidati renziani alle scorse primarie parlamentari, annunciano il sostegno al candidato presidente Marcello Pittella alle primarie del centrosinistra in programma il prossimo 22 settembre in Basilicata. Di seguito la nota integrale.
Non è più tempo per gli indugi: è giunto il momento della chiarezza.
Mentre qualcuno in Basilicata crede di poter nascondere il più grande degli inciuci dietro il volto di un amministratore anagraficamente giovane, per noi è arrivato il momento di rompere il silenzio e di dire a voce alta quel che pensiamo di queste primarie e delle metodologie con cui si è arrivati alle candidature del PD.
È necessario ricordare la Direzione Regionale in cui l’allora segretario Roberto Speranza ha proposto la celebrazione delle primarie: di coalizione, aperte, libere. Il voto unanime dell’assemblea ha sottolineato come questo partito scegliesse di aprirsi all’esterno, al suo elettorato, ai simpatizzanti, alla società civile che è lì, fuori dalle stanze della politica, e che ci osserva. Partecipare e condividere una decisione importante come quella del candidato governatore vuol dire davvero rilanciare il PD e ripensarlo dal suo interno.
Questa la motivazione che ci ha spinti, ingenuamente, ad esultare per il voto unanime dell’assemblea, a dispetto di un unico intervento fuori dal coro, poco favorevole alle primarie. A distanza di poco più di un mese duole consatatare che, a dispetto di qualsiasi voto democraticamente espresso, è stato quell’unico intervento a dettare la linea. Primarie? Certamente, ma all’improvviso le avrebbero volute con un unico candidato espresso dal PD. E perché? Perché dobbiamo trovare (questo è stato detto) un nome super partes che traghetti il governo regionale verso una nuova epoca.
A prescindere da quanto si possa trovare poco realistica una simile spiegazione, ci saremmo aspettati che quel traghettatore fosse il segretario regionale, Roberto Speranza. Sul suo nome nessuno avrebbe potuto dissentire. Speranza però si tira fuori (dalla rosa dei nomi candidabili ed anche dal suo ruolo di segretario regionale) e allora qualcosa avviene. Qualcosa di non chiaro.
Impossibile raccontarlo con certezza. Nelle stanze decisionali della politica lucana pochi sono gli ammessi. Eppure qualcosa trapela. Dopo giorni concitati si celebra il grande “accordo”, ovvero i massimi vertici del PD di Basilicata (alcuni dei quali sbugiardando anche se stessi) trovano l’accordo su una candidatura unitaria. Perché? “Perché un candidato unico renderà forte questo Partito” rispondono in coro tutti gli ammessi nella stanza del potere. Un partito si rafforza, dunque, evitando il confronto al suo interno? Si rafforza decidendo a un tavolo per pochi il futuro della Basilicata? E si rafforza se evita di mettersi in gioco, e di mostrarsi umile al suo elettorato? Perché è di questo che il nostro PD regionale avrebbe bisogno oggi: di un bagno di umiltà.
Leggiamo, in comunicati firmati dai esponenti di partiti nostri alleati, accuse di spartizione avvenuta per garantire la convergenza sul nome unico. Chiediamo spiegazioni. Qualcuno privatamente giustifica il suo radicale cambio di idee con un “obbligo morale nei confronti di”. Ed ecco che il governatore dimissionario diventa segretario regionale reggente, senza un congresso (scelto e nominato da Epifani, bontà sua), mentre il chiacchiericcio cresce, ormai inarrestabile.
È questo il PD forte che vogliamo traghettare non si sa bene dove? Lo chiediamo nelle vesti di tesserati PD che non hanno mai smesso di battersi per avere primarie LIBERE, lo chiediamo da lucani e a nome di donne e giovani e precari e delle tante famiglie che attendono dal governo che verrà risposte forti, ma soprattutto lo chiediamo essendo stati i due candidati renziani (avallati direttamente da Firenze) alle scorse primarie parlamentari, per la provincia di Matera, quando essere un renziano significava avere contro tutto l’apparato.
Di fronte al crollo della fiducia degli elettori nei confronti della politica, sarebbe stato indispensabile aprirsi alla democrazia, senza farne una questione di nomi, liberandosi di quelle vecchie logiche che tengono in ostaggio un partito, ma soprattutto un popolo.
È per questo che Piero Lacorazza, che pure stimiamo come amministratore, non avrà il nostro sostegno in queste elezioni primarie. Perché da lui ci saremmo aspettati un secco “NO” ad una proposta nata nelle stanze a porte chiuse, nelle quali le carte caburante acquistano maggior peso delle famiglie messe in ginocchio dalla crisi, e nelle quali si rischia che gli egocentrismi e i rancori personali abbiano la meglio sul bene delle comunità. Non puoi incarnare quel rinnovamento tanto decantato se a scegliere il tuo nome sono stati gli stessi che hanno decretato la politica lucana degli ultimi 20 anni! Con queste premesse, pur animati da buona volontà, si rischia di diventare uno specchietto per allodole.
In queste elezioni primarie noi ci schieriamo dalla parte di Marcello Pittella, ammirandone il coraggio, come è stato per Matteo Renzi nel passato confronto con Bersani. Se si è minoranza in un partito non è detto (e la storia attuale ce lo dimostra ogni giorno) che non si possa essere maggioranza nel Paese. Ed avere le spalle libere aiuta moltissimo. A mantenere le promesse, a non scendere a compromessi, a rimanere se stessi e a tenere la testa alta. Come renziani della prima ora riconosciamo in Marcello Pittella il giusto interlocutore, cui affidare le grandi aspettative di un popolo lucano per troppi anni sfruttato e dimenticato.
Con l’auspicio che a vincere , domenica 22, sia davvero – e per una volta – la democrazia.
Mirna Mastronardi e Vito Auletta
Condivisibile e condiviso. Avanti tutto con Portella per sconfiggere la cupola che soffoca le nostre genti.
Auletta Vito altro che Renziano a chiacchiere, non poteva far altro che schierarsi con chi per mesi ha fatto razzia di scontrini, per questo non potrà mai far parte tra noi Renziano…..ahahah