Saranno pure meno “nobili” dei Doc, Docg, Igp, ma i piccoli vini di montagna, quelli che si producono nell’area delle Dolomiti Lucane o nelle aree interne del Basento-Camastra, non temono confronti. Anzi, la strada per il futuro è recuperare vitigni autoctoni come l’Aglianicone, il Moscatello, l’Aleatico, l’Asprinio, il Bombino perché il vino, e la grande realtà economica che c’è dietro, rappresenta sempre più una risorsa strategica per il turismo, un biglietto da visita inequivocabile del nostro Made in Basilicata. E’ la conclusione dell’incontro tra vignaiuoli, produttori locali di vino, esperti enologi, operatori dell’agriturismo che si è tenuto alle pendici delle Dolomiti Lucane presso l’Azienda Agrituristica Il Molino della Contessa, in territorio di Castelmezzano. Finalmente una serata di onore per tante produzioni vinicole “paesane” che, a differenza di quelle a denominazione protetta, non godono di strumenti e canali di promozione-valorizzazione (per i cosiddetti vini locali che pure rappresentano i 2/3 della produzione vinicola complessiva non ci sono azioni e misure specifiche). Una serata di degustazione di vini locali e di scambio di esperienze-tecniche di vinificazione.
Intanto – ha sottolineato a Castelmezzano il giornalista Arturo Giglio che ha coordinato l’evento– cresce la tendenza che è al tempo stesso una filosofia, uno stile di viaggio e di scoperta dei territori del vino italiano, che vede, di anno in anno, sempre più turisti, curiosi ed enoappassionati avvicinarsi alle cantine, desiderosi di fare un’esperienza diversa dal comune. Oltre alla possibilità di assaggiare i vini e di acquistarli direttamente in azienda, è possibile entrare nelle cantine per scoprire i segreti della vinificazione e dell’affinamento. Al centro, la valorizzazione del territorio come strategia vincente per il turismo del vino. Parliamo di un fenomeno di costume, in forte espansione, che muove in Italia 5 miliardi di euro l’anno e coinvolge tra i 3 e i 3,5 milioni di persone, con una spesa media pro-capite di 193 euro. A riprova che il vino, che racconta la sua terra, il suo mondo, il suo life style, è un richiamo di ospitalità, il 32,6% della spesa è dedicata al pernottamento, il 20,7% alla ristorazione, il 20,2% all’acquisto di prodotti tipici alimentari, il 4,1% all’acquisto di prodotti di artigianato locale e il restante 5,2% per servizi vari. Dunque gli enoapassionati chiedono particolari formule di ospitalità, perché emozioni e crei suggestioni proprio come il miglior bicchiere di vino è bevuto direttamente in cantina.
Nell’incontro di Castelmezzano, il direttore del Gal Camastra-Valbasento Domenico Romaniello ha illustrato le azioni messe in campo proprio attraverso un bando di microfiliera a favore della viticoltura di montagna e gli studi dedicati al recupero di varietà specifiche nell’area di Campomaggiore e di Avigliano, studi che condurranno direttamente il Cra e l’Unibas. Proprio come i tecnici dei Ris nei film polizieschi per il lavoro del Dna, gli studiosi – ha detto – si occupano del recupero degli antichi vitigni autoctoni.
Per Michele Mattia, operatore agrituristico “il vino locale servito agli ospiti è l’elemento essenziale per far prendere contatto diretto con il territorio. L’abbinamento ai piatti tradizionali della cucina contadina, specie salumi, formaggi e carni diventa dunque ulteriore occasione di promozione e di cultura. Semmai il problema – ha aggiunto Mattia – è di garantire standard qualitativo e tipicità di vino perché ci sono difficoltà a reperirlo dai piccoli produttori locali che magari preferiscono tenerlo per se e per gli amici”.
L’assessore regionale all’Agricoltura Nicola Benedetto, commentando l’iniziativa, ha detto che “dobbiamo avviare processi di promozione, in modo che l’Enoteca regionale sia sempre più un network in grado di diffondere un prodotto di qualità e di prezzo, sia in Italia che all’estero, per favorire chi vuole comprare italiano e lucano. E’ indispensabile sostenere la propensione ad andare sui mercati più vicini senza per forza puntare all’estero, sottolineando l’importanza specie per il più piccolo produttore, con capacità di una decina di quintali di uva, di stare in un sistema integrato. E la competizione internazionale, la sfida sui mercati extranazionali può coinvolgere tutti anche le piccole aziende”. Per l’assessore “l’Enoteca Regionale Lucana, che ha sede a Venosa nella prestigiosa location del Castello Pirro del Balzo, è uno strumento indispensabile per la definizione di strategie di promozione e commercializzazione non solo delle produzioni vinicole di qualità ma di tutti i prodotti alimentari “made in Basilicata” e dei territori”. In sintesi il pensiero di Benedetto: “i vignaioli rappresentano il nerbo della qualità vitivinicola del nostro paese. É infatti peculiarità tutta italiana il binomio tra produzioni di piccola e media scala ed eccellenza qualitativa. Le imprese agricole oggi sono aziende multifunzionali. Non producono solo prodotti agricoli ma anche servizi: accoglienza turistica, ristorazione, formazione e offerta culturale, ecc”.