Venerdì 20 settembre 2013 alle ore 18 presso il Museo Nazionale d’Arte Medievale e Moderna della Basilicata all’interno di Palazzo Lanfranchi in via Ridola a Matera è in programma l’inaugurazione della mostra “Donne che non tremano”, immagini di Giampiero Corelli, testi di Ilaria Iacoviello. Da L’Aquila 2019, un messaggio per Italia 2019.
Nell’amnbito della mostra sarà proiettato in loop il video di Giuseppe Maino, 06.04.2009 ABruzzo terra inquieta.
Orari di apertura della mostra ore 9-20. Giornata di chiusura: mercoledì.
La cultura sconfigge la paura
Insieme al Comitato Matera 2019 e alla Soprintendenza per i beni architettonici e paesaggistici dell’Abruzzo, abbiamo deciso di ospitare a Matera, nelle sale del Museo nazionale d’arte medievale e moderna della Basilicata, un progetto fotografico concepito a Ravenna e dedicato al tremendo terremoto che il 6 aprile del 2009 ha colpito violentemente L’Aquila e il territorio circostante. Il progetto, dedicato alle Donne che non tremano, protagoniste della tragedia ma anche della “ricostruzione” della città, si inserisce nella cornice di Italia 2019, che coinvolge una dozzina di città candidate, tra le quali L’Aquila, Ravenna e Matera, che hanno deciso di portare avanti insieme, a prescindere dall’esito della candidatura, iniziative culturali significative.
L’edizione materana della mostra -ideata da Ilaria Iacoviello insieme a Giampiero Corelli e ripensata all’interno del Museo- si inaugura in concomitanza con Materadio la festa di Radiotre, che quest’anno affronta proprio il tema delle capitali europee della cultura, raccogliendo nella nostra città i rappresentanti delle città candidate.
Anche Matera conosce bene il dramma del terremoto e, a più di trent’anni dal sisma del 1980, che ha creato un vero spartiacque anche culturale nella storia della nostra regione, non può dimenticare la paura, lo smarrimento, la distruzione, i morti, il dolore e la perdità d’identità di un intero territorio.
Come è successo a L’Aquila. Questa mostra ha il compito di farci ricordare quella che è stata una tragedia collettiva che è andata ben oltre le 309 vittime, i gravissimi danni, le ferite forse insanabili ad un patrimonio culturale straordinario fatto di chiese, palazzi ma anche edilizia minuta, coinvolgendo l’interezza di un centro storico “abitato” dal quale le scosse del 6 aprile hanno risucchiato via la vita, le relazioni, l’immaterialità della dimensione culturale che ogni giorno si rinnovava negli scambi e nei progetti delle persone. Questo è il vero dramma aquilano, che riguarda la sfera dell’umano e delle discipline che ne studiano le forme e le relazioni prima ancora delle infrastrutture e degli edifici da restaurare o ricostruire, dramma al quale le scelte della politica e la difficoltà degli interventi di recupero non hanno ancora potuto portare rimedio.
Questo racconta la mostra, attraverso gli occhi e le storie delle donne che resistono alle scosse ma anche attraverso i dettagli dei luoghi, deserti o rioccupati, di una città/zona rossa ancora vuota di vita.
Abbiamo pensato di presentare insieme questa mostra, come Soprintendenti ma anche, e soprattutto, come colleghe abituate a dialogare sui temi complicati e appassionanti della conservazione del patrimonio culturale materiale ed immateriale, tra i quali vogliamo mettere anche i valori, la tradizione, i saperi, i pensieri ed i sentimenti della comunità aquilana che il terremoto ha travolto e che quei volti di donne, forti e fragili ad un tempo, rappresentano.
Marta Ragozzino
Soprintendente Bsae Basilicata
Alessandra Vittorini
Soprintendente Bap Abruzzo