Si sono conclusi i lavori della Summer School 2013 di Matera sul tema “Il Mediterraneo e l’Europa nel mondo-il pensiero complesso e la sfida della convivenza interculturale”.
Nel corso delle attività gli allievi hanno condotto un percorso dall’alto valore formativo, in relazione ai temi definiti dalla Scuola internazionale del Pensiero complesso, con specifico riguardo al Mediterraneo ed alle aree del sapere che con questo antico lago vanno ad intersecarsi.
“La presenza del professor Ceruti, del professor Bocchi, dei docenti Manghi e Varchetta ha consentito di ampliare gli orizzonti del sapere dei nostri corsisti; i seminari appena terminati, sommati con quelli tenuti a Maratea, vanno a costituire un unicum all’interno dell’offerta formativa regionale”, ha
evidenziato Patrizia Minardi, Autorità di Gestione Po Fesr, a commento della chiusura dei lavori della Summer School 2013 di Matera.
L’appuntamento ha visto difatti alternarsi personalità accademiche di altissimo prestigio, che hanno relazionato affrontando le numerose sfaccettature della tematica centrale della Summer school.
“La nostra crisi è una crisi di identità, prodotta da molteplici crisi, vicendevolmente concatenate e intrecciate. Il pensiero che divide e isola consente agli esperti di fornire prestazioni di alto livello nei loro compartimenti. – ha dichiarato Mauro Ceruti, docente dell’Università di Bergamo, membro coordinamento scientifico della Summer School -, ma resta un pensiero capace solo di separare e frammentare la complessità del mondo in singoli elementi disgiunti. Distrugge ogni possibilità di comprensione e di riflessione, elimina le possibilità di un giudizio correttivo o di una veduta a
lungo termine. E’ un pensiero che rende ciechi e irresponsabili. Il pensiero che collega deve prendere il posto del pensiero che separa. Per pensare i problemi planetari – ha quindi sottolineato – dobbiamo generare un pensiero del contesto e un pensiero del complesso. Dobbiamo pensare in termini planetari la politica, l’economia, la demografia, l’ecologia, la salvaguardia delle risorse
biologiche, ecologiche, culturali. Vi è la necessità di un pensiero complesso che colga i legami, le interazioni, le implicazioni reciproche, che colleghi quel che è diviso, che rispetti ciò che è diverso riconoscendo al tempo stesso l’uno. E questo significa: un pensiero multidimensionale; un pensiero
organizzatore capace di concepire la relazione reciproca fra il tutto e le parti; un pensiero ecologico che situi l’oggetto studiato nelle sue molteplici relazioni con i suoi ambienti; un pensiero che sappia negoziare con l’incertezza”.