“Il Rapporto Formedil 2013 registra l’importanza della formazione come fattore di conservazione nel sistema legale dell’edilizia di un numero rilevante di lavoratori, grazie sia alla normativa esistente legata alla mobilità del lavoratori e alla sicurezza, sia all’attivazione dal 2009 del l’iniziativa MICS Corsi base lavoratori”. E’ il commento del segretario regionale della Feneal-Uil Domenico Palma.
Il Rapporto rileva un calo nel 2012 del numero dei corsi del 9% rispetto al 2011 che aveva portato alla realizzazione di 1.445 corsi MICS 16 ore prima, quasi il 50% dei corsi realizzati nel Sud. Il risultato è che nel 2012 la contrazione nel Mezzogiorno raggiunge il 36,5%. Per comprendere quindi la reale dinamica dell’attività formativa del sistema è più opportuno confrontare il dato 2012 con il 2010 da cui emerge una crescita del numero dei corsi del +6,6%. Complessivamente nel periodo di crisi 2009-2012 il sistema ha formato 521.188 allievi attraverso 44.093 corsi, corrispondenti a più di un milione e mezzo di ore. Se si considera che l’occupazione media annua totale della forza lavoro nel periodo è stimabile in poco più di 1,8 milioni di unità, e che i dipendenti sono 1,1 milioni, in quattro anni ha formato il 30% delle unità di lavoro stimate dell’ISTAT e il 49% di quelle dipendenti.
“I temi della formazione edile, il ruolo ed il contributo che il sistema dà alla formazione e alla crescita professionale e qualitativa delle costruzioni nel nostro Paese, si intrecciano strettamente – aggiunge Palma – con quelli della istruzione e formazione dei giovani per favorire l’ingresso nel mercato del lavoro. Come in ogni altro settore, anche nelle costruzioni – continua il segretario della Feneal-Uil – si possono individuare due grandi tipologie di figure professionali: quella delle figure specialistiche, presenti all’interno del settore quasi in via esclusiva, e quella delle figure trasversali, che si ritrovano cioè in ogni tipo di attività economica. Tra gli operai specializzati i più richiesti sono i muratori, i saldatori, i tornitori, gli idraulici, mentre le assunzioni di professioni “tipiche” riguardano figure di livello mediamente meno elevato rispetto all’industria nel suo complesso. Ma come confermano indagini e ricerche ci sono imprese che denunciano difficoltà di reperimento particolarmente elevate quali tecnici di gestione del cantiere, operatori macchine movimento terra, addetti alla conduzione di apparecchi di sollevamento, piastrellisti e posatori materiali lapidei, per citarne alcune.
E’ evidente dunque che il sistema scolastico regionale, all’inizio del nuovo anno scolastico, e con esso l’Unibas alla vigilia del nuovo anno accademico, devono interrogarsi su come contribuire alla formazione di queste figure in più proficua e stretta cooperazione con l’Efmea (l’ente di formazione specifico) e le Scuole Edili, organismi storici voluti da imprese e sindacati che hanno bisogno anch’essi di un rilancio e di un adeguamento al passo con le nuove richieste delle imprese. Serve una svolta soprattutto culturale per indirizzare i giovani verso studi e specializzazioni tecniche per acquisire un titolo sicuramente più spendibile sul mercato del lavoro e – conclude Palma – questo deve essere comunque un compito di tutti anche per allontanare dai ragazzi il “mito” del posto in ufficio. Un dato si tutti: tra i 100mila mestieri introvabili nel nostro Paese, solo nel comparto costruzioni e attività affini, le piccole e medie aziende, secondo quanto riferisce il Rapporto di Unioncamere, hanno bisogno di 7.460 operai edili specializzati, 2.460 saldatori e carpentieri, 1.530 operai addetti ai macchinari, 960 alle macchine movimento terra, 3.330 riparatori di impianti, 1.820 fabbri. In questo, le scuole edili sono un elemento fondamentale, che in termini contrattuali abbiamo rafforzato e accresciuto in questi anni, con l’introduzione delle ’16ore’, quale attività di formazione di pre-ingresso in cantiere. Formazione e sicurezza sono i due pilastri fondamentali sui quali poggia la speranza di poter vedere un salto di qualità nel mondo dell’edilizia, fermo restando che le problematiche che affliggono questo settore sono tante. Ma da qualche parte bisogna partire per provare a risollevare una situazione negativa (se pensiamo al calo degli appalti e alle problematiche occupazionali)”.
Per Palma, infine, “è necessario puntare su un diverso sviluppo del settore fatto di scelte legate non più all’investimento in nuove costruzioni ma ad una politica di ristrutturazione e recupero dell’esistente, e questo comporterà l’esigenza di creare manodopera adeguata alle nuove esigenze di mercato nell’ambito della green economy e del risparmio energetico. La formazione – ha concluso – resta fondamentale e va ottimizzata in quanto strumento decisivo per la qualità del lavoro e la sicurezza dei lavoratori.”