Il candidato presidente del centrosinistra Marcello Pittella interviene sul su decreto risorse energetiche. “Esigiamo un dietrofront del Governo rispetto ad un decreto che assume tutti i contorni di un ricatto”. Di seguito la nota integrale.
“Una beffa, un memorandum sul petrolio che non può che dirsi tradito. Tradito insieme alle aspettative dei cittadini lucani che dal decreto attuativo del 12 settembre 2013, firmato dal Ministero dello Sviluppo economico e da quello all’Economia, e che avrebbe dovuto ultimare la trattativa sul petrolio lucano, si attendevano di sicuro più benefici.
Il decreto rende attuativo l’articolo 16 del Decreto liberalizzazioni e ambisce a coprire il doppio del fabbisogno italiano di greggio destinando una quota variabile dal 30% al 15% delle entrate fiscali relative a queste attività ad un Fondo per il finanziamento di progetti locali, ma il contributo riguarda solo soggetti di nuova costituzione e a nuovi progetti di sviluppo.
Occorre, invece, con urgenza, riguardare questi calcoli e considerare, di contro, le concessioni già presenti. Perché altre, come più volte ho avuto modo di ribadire, non ce ne saranno. C’è una volontà precisa al diniego per nuove concessioni e questa volontà non può essere disconosciuta dai Ministeri.
I dati parlano di una entrata fiscale per lo Stato pari a 30 miliardi di euro in 20 anni, e i 50 milioni di euro annui previsti nel decreto per la Regione Basilicata non possono che essere considerate briciole. Vorrebbe dire, per i prossimi dieci anni, incassare 500 milioni di euro e non certamente 2 miliardi come era stato preventivato.
Sempre dati alla mano sarà utile ricordare in termini numerici quale sia l’ponente contributo che la Basilicata elargisce alla bilancia energetica del Paese: attualmente si estraggono in Basilicata 80 mila barili al giorno (l’accordo del 1999 con l’Eni ne prevedeva 104 mila) a cui vanno aggiunti altri 25 mila richiesti dalla stessa Eni e 50 mila barili della concessione Total a Tempa Rossa per i prossimi anni. Si passerebbe ad un’estrazione più che raddoppiata rispetto ad oggi.
Ma il decreto non sembra tener conto di questo e sembra ignorare lo sforzo anche in termini di attività industriale ad elevato impatto ambientale.
Ci saremmo aspettati politiche di compensazione adeguate, pertanto esigiamo un dietrofront del Governo rispetto a questo decreto che oggi assume tutti i contorni di un ricatto”.