Il prestigioso riconoscimento a Palazzo Margherita, l’hotel di Bernalda di proprietà di Francis Ford Coppola, da parte della rivista inglese Food and Travel è l’occasione per monitorare l’offerta della ricettività alberghiera lucana del segmento lusso (4-5 stelle) dove non mancano segnali positivi di ripresa. Parliamo complessivamente di piccoli numeri (316 hotel classificati con 4 stelle e 22 con 5 stelle) ma che sono “straordinarie” occasioni-opportunità di sviluppo (diretto ed indiretto) per l’economia locale, se non alro perché i clienti-ospiti spendono di più e non solo per dormire e mangiare. A sostenerlo è il Centro Studi Turistici Thalia sottolineando che la ripresa è grazie anche alla crescita della domanda proveniente dai turisti stranieri che ha compensato il calo della domanda interna. La qualità dei servizi e il lusso sono il perno del successo delle nostre strutture che gli stranieri apprezzano di più facendo aumentare la domanda.
Non è un caso – evidenziano gli operatori del C.S. Thalia – che il tasso di occupazione delle camere, autentico ed unico indicatore per decretare il successo dell’hotel, oscilla tra uno 0,3% dei 5 stelle e un -0,1% dei 3 stelle, alle strutture 4 stelle va la medaglia d’oro con un positivo 61% e una variazione dell’1,5% rispetto al 2012. Buoni i risultati delle compagnie alberghiere registrati dall’Osservatorio di Giugno 2013 dell’Associazione Italiana Confindustria Alberghi ed elaborati da STR Global. Il fattore premiante è rappresentato dalla domanda internazionale che si conferma sostenuta unitamente per l’attrattività della Penisola ma favorita anche da prezzi medi camere ancora ben al di sotto di quelli pre-crisi.
“L’andamento del turismo alberghiero italiano da giugno ad agosto di quest’anno (rispetto allo stesso periodo del 2012) – commenta Arturo Giglio, segretario del C.S. Thalia – conferma il punto di frenata della crisi, riscontrato in via previsionale ad inizio estate per l’intero settore, pur lasciando sul campo perdite di fatturato e diminuzione di occupati. Peccato però che si tralasci, da sempre, un particolare: gli alberghi sono aziende e le aziende si sostengono con i fatturati, anzi con gli utili. Ecco che allora appare un po’ strano che per tentare di capire come vanno le cose si continuino a contare i i visitatori come fossero pecore che entrano nelle stalle. Per rimanere in tema bisognerebbe contare quanto latte danno queste pecore. Ancora, il mercato si sta evolvendo da qualche anno ed il trend è un altro. Il cliente oggi cerca, innanzitutto, una destinazione che offra un’ esperienza “originale” e poi, dopo aver scelto la destinazione cerca un albergo che gli trasferisca un’ emozione. Dunque nel caso di Matera che è quello più significativo per il target turistico dei 4-5 stelle – evidenzia Giglio – è evidente che la destinazione Sassi è l’attrattore nel quale il trend del lusso nell’ospitalità deve garantire un servizio molto accurato in una struttura esclusiva che abbia “una personalità, un anima ed un suo stile”.
Oggi, il cliente del lusso chiede un contatto personalizzato e vuole conoscere il territorio che ha scelto di esplorare. Perciò, vuole vivere un esperienza di qualità legata al luogo che ha scelto di visitare. Per questo tipo di cliente, non è sufficiente “l’albergo ridondante con la piscina e la SPA”. L’esclusività di una struttura ricettiva non è fatta da una suite presidenziale con una super stanza da bagno ed una Jacuzzi posta ai piedi del letto. Se il trend è “vivere un’esperienza” dobbiamo unire i due fattori e così, avremo una parte del nostro prodotto ovvero, un’esperienza esclusiva con un privilegio di qualità eccelsa. Per questa ragione – conclude il segretario del Thalia – ben vengano i riconoscimenti agli hotel lucani di lusso ma c’è ancora molto da fare per raggiungere standard di servizi all’altezza del target e “personalizzare” la ricettività, specie a Matera. Il punto di maggiore debolezza è la gastronomia, la degustazione dei vini che non tutti gli alberghi garantiscono e tanto meno valorizzando i piatti della cucina lucana, senza ricorrere ad eccessive rielaborazioni che fanno perdere il gusto dei prodotti tipici alimentari”.
Ott 11