La fine degli aiuti accoppiati, l’esclusione del contributo disaccoppiato, la continua ricerca di grano duro a basso costo da parte dell’ industria di trasformazione possano dare un colpo ancora più duro alla già martoriata produzione di grano duro nella nostra regione e nel “granaio d’Italia”: è il grido dall’allarme lanciato da Antonio Nisi, responsabile nazionale GIE (Gruppo Interesse Economico)-cerealicolo e dirigente regionale della Cia lucana per il quale la riproposizione della misura dell’accoppiamento per il grano duro va comunque legata al contratto di filiera.
Una novità particolarmente importante riguarda la reintroduzione dell’obbligo delle sementi certificate di grano duro nell’ambito della misura dell’avvicendamento biennale, per le regioni centromeridionali, a decorrere dalla domanda del 2013.
La vicenda delle sementi certificate di grano duro è stata particolarmente
complessa e ricca di colpi di scena. Inizialmente, il Decreto ministeriale 29 luglio 2009 prevedeva l’obbligo di utilizzo della semente certificata caso in cui nell’avvicendamento rientrava la coltivazione del grano duro. La Commissione europea aveva contestato l’introduzione di questo obbligo in una misura, come quella dell’avvicendamento, che ha un carattere prettamente ambientale.
Per Nisi la forte competizione del libero mercato determinata dall’arrivo al porto di Bari di grano di origine estera (Ucraina, Kazakhistan, Australia, Canada) che sta strozzando i produttori cerealicoli lucani e meridionali, con quotazioni del nostro grano duro sino a 24 euro al quintale, incide particolarmente sulla sicurezza alimentare. E’ ormai risaputo che nella pasta italiana vengono impiegati grani duri per il 70% di origine estera, con seri problemi di qualita’ e sanita’ del prodotto, come emerge da alcuni processi in corso contro alcuni importatori. Abbiamo bisogno di combattere senza tregua l’economia dell’inganno con un sistema coordinato e pianificato dei controlli. Di qui la necessità di considerare l’opportunità di introdurre nei premi accoppiati (permessi dall’ art 68) un plafond significativo a favore del grano duro di qualità, con sementi certificate, libere da OGM a vantaggio dei produttori di tutte le regioni con tradizioni di colture di grano duro, in particolare per produttori che applicano l’avvicendamento triennale con colture miglioratici ed allargare la possibilità di accedere a tali fondi anche ai produttori che operano nelle zone di montagne e di collina interna.
Finalmente finiranno i contributi a pioggia ad agricoltori improduttivi. Capisco l’allarme della CIA: dopo anni di nullafacenza sarà dura mettersi a coltivare di nuovo, campando dal prodotto e non dall’assistenza!