Ancora una cambiale in bianco al Governo: è il commento di Filippo Massaro dopo aver riunito in mattinata a Villa d’Agri il Csail-Indignati Lucani per una valutazione sull’incontro di venerdì 18 ottobre a Roma sul petrolio della Val d’Agri e del Sauro.
L’ennesimo tavolo, chiamiamolo pure permanente – aggiunge – ci pare davvero poca cosa come l’annuncio generico del Sottos. Vicari a rivedere la normativa nazionale. Siamo da una parte di fronte ad una sorta di trattativa al ribasso, da elemosina di “piatto di lenticchie in più”, e dall’altro al “gioco del gatto con il topo” come se il Governo si possa spaventare per la minaccia del segretario della Cgil Genovesi di proclamare lo sciopero generale di una comunità che messa insieme rappresenta un paio di quartieri di Napoli. Non pensiamo che l’alibi del magro risultato del nuovo pellegrinaggio romano possa essere l’assenza della politica e della massima istituzione regionale. Tra l’altro ci chiediamo che fine hanno i parlamentari lucani di Pd, Pdl, Lista Civica e 5 Stelle che hanno pieno titolo a sedersi al tavolo ministeriale. Quanto ai subdoli sindaci della Val d’Agri che – continua Massaro – , come avevamo previsto, dopo la voce grossa si sono ammutoliti ed hanno rinunciato ad una lista alle regionali, non ci sono giudizi da esprimere proprio come accade quando i bollettini meteo “non sono pervenuti”. I cittadini inetti ed incapaci dalle fasce tricolori farebbero bene a riconsegnare quelle fasce che non sono degni di indossare.
Per il Csail-Indignati c’è uno strumento ravvicinato di protesta rappresentato dal voto delle elezioni regionali: chiediamo a candidati Governatore, coalizioni, partiti e candidati di incontrare il popolo del petrolio e di esprimersi con chiarezza per presentare idee e serie proposte. Sottoscriveremo un patto di fiducia solo con chi meriterà la nostra fiducia. L’ammissione di criticità, come è avvenuto ieri dal rappresentante del Governo di larghe intese, è fuori tempo massimo ed offende vergognosamente la nostra coscienza già offuscata in questo nauseante e disgustoso marasma pre-elettorale. “Quando la vita ti stritola cerca di essere il sassolino che inceppa il meccanismo” . Solo col voto si possono raggiungere determinati obiettivi .
Filippo Massaro, Csail-Indignati lucani
“Dopo l’incontro interlocutorio al MISE sul petrolio lucano e dunque in attesa degli sviluppi della concertazione con il Governo e le compagnie, è il Rapporto Svimez a sottolineare che l’espansione delle rinnovabili può contribuire ad uscire dalla crisi e ad aprire una nuova fase di reindustrializzazione nel Paese e soprattutto nel Mezzogiorno”. E’ quanto sostiene Gaetano Cantisani, dirigente regionale di IdV, evidenziando che sono 2.587 gli impianti fotovoltaici censiti al 2012 in Basilicata che sono pari allo 0,5% del totale nazionale, 558 quelli eolici (9,1%), 34 quelli bioenergetici (2,8%). Lo sviluppo delle fonti rinnovabili dunque può favorire anche la diminuzione del nostro tasso di dipendenza dall’estero. Nonostante il petrolio e il gas continuino ad essere le fonti principali di copertura del fabbisogno italiano, il contributo delle fonti rinnovabili alla produzione di energia elettrica nazionale nel 2012 e’ arrivato al 32%, con un boom rispetto al 2011 in particolare del fotovoltaico pari a quasi il 72%.
Il Sud presenta a livello nazionale un vantaggio competitivo in termini di potenza prodotta
dalle nuove rinnovabili (solare, eolico e biomasse) già oggi del 55% (Puglia 16,9%, Sicilia 11,5% e Campania 7,3%), con punte del 97% per l’eolico, e con un enorme potenziale non sfruttato in campo geotermico. In Basilicata – dice Cantisani – possiamo fare di più manifestando più attenzione e non limitandoci a petrolio e gas.
E’ sempre la Svimez a ricordare alle classi dirigenti e politiche meridionali che il Sud presenta criticità ambientali specifiche: gestione inefficiente dell’ambiente urbano (rifiuti, TPL, ecc) e nelle aree interne rischio idrogeologico e sismico. Per questo occorrerebbe puntare su un programma di rigenerazione dei borghi delle aree interne antisismica, con riqualificazioni energetiche e paesaggistiche, per presidiare il territorio, formare nuove imprese con le abilità delle vecchie maestranze a rischio estinzione, ma concentrate sulle energie rinnovabili, il recupero edilizio, la rivalutazione del potenziale turistico del brand “made in Italy” che resiste nonostante la crisi anche all’estero. Serve una politica specifica di filiera per le aree interne meridionali, un “Piano” per la rigenerazione degli antichi borghi.
Sul fronte ambientale, servono nel Mezzogiorno misure di regolamentazione ambientale di stimolo alle eco-innovazioni, in termini soprattutto di sostegno pubblico alla ricerca e sviluppo.
Riguardo alle energie rinnovabili, occorre rilanciare una visione strategica di medio-lungo periodo
di politica sia energetica che industriale. In particolare, si rileva la necessità di una politica di programmazione dell’energia verde a Km zero che privilegi il versante riscaldamento-raffreddamento rispetto all’esclusiva produzione di energia elettrica.